Lucarelli: c’è posta per te
Solo a pensare il presidente Bandecchi con i vestiti del postino o (ancora meglio!) in quelli di Maria De Filippi, viene da sorridere. Ma in realtà in questa vicenda di spiritoso c’è poco o nulla.
Il presidente vuole un impegno formale di Lucarelli riguardo la prossima stagione. Non soltanto sul sogno/obiettivo della Serie A ma su tutta una serie di particolari non secondari nella gestione della Ternana: dal sistema di gioco da utilizzare, al mercato, dalla consapevolezza di inseguire un sogno alla parola “salvezza” bandita dal vocabolario.
Vuole una risposta, anzi una firma. Un appendice del contratto. Come a dire: siamo d’accordo su questo. E non ci sarebbe nulla di male. Anzi sarebbe assolutamente imprescindibile avere una bussola chiara, definita, stagliata per la prossima stagione. La pietra angolare su cui costruire i prossimi anni. Nessuno parte in un campionato per perdere. E’ stato certamente il punto di partenza dell’avventura di questo gruppo di lavoro: vincere.
Il problema ora è la personalità dei soggetti in campo, più che il patto per la vittoria. Da una parte il presidente che pretende una chiarezza fuori dall’ordinario. Come fosse un piano programmatico di un investimento o come l’ordine del giorno in un consiglio d’amministrazione. Obiettivi da raggiungere, da parametrare poi con i risultati. Linee guida da tenere in considerazione lungo il percorso, altrimenti se ne dovrà rendere conto. Il calcio considerato come un’azienda. Ma d’altro canto Bandecchi lo ha sempre detto: non si è mai preoccupato del giudizio altrui, non ha mai pensato di dover seguire il main stream (se non fosse convinto in primis lui) e non si riconosce nella maggior parte delle convenzioni che il mondo del calcio utilizza. Lui conosce la sua strada, quella che lo ha portato ad arrivare dove è ora.
Dall’altra parte c’è un allenatore con le proprie convinzioni e la propria personalità. Uno che gli obiettivi da calciatore li ha raggiunti partendo proprio dalla provincia e li ha raggiunti con la propria identità e le proprie convinzioni, completamente diverse da quelle che oggi propone il suo presidente. Lucarelli nell’immaginario collettivo è quello del pugno alzato, l’uomo della curva. Quello del “Tenetevi il miliardo”.
Oggi se fossimo costretti a scommettere un centesimo diremmo che la firma non arriverà mai. Non (solo) per la distanza sugli argomenti trattati nella lettera, ma (anche) per la modalità con cui tutto questo è arrivato.
E poi c’è la sostanza. Che è quello che a noi preoccupa di più. Oggi si fa un gran parlare di tante cose ma in realtà c’è da chiedersi, al di là della forma, quanto sia grande la distanza fra le parti. E se soprattutto è una distanza davvero colmabile con una firma.
Oggi stanno emergendo delle divergenze, anche importanti. Forse decisive, Non solo sul discorso obiettivi (che già basterebbe), ma soprattutto sulla valutazione della rosa nel suo complesso, sull’impostazione del lavoro, sulla dedizione, sulla mentalità.
Se il problema fossero gli obiettivi e basta, forse non ci sarebbero problemi.
Ma anche arrivasse una firma non è possibile che tutto sia appianato nel giro di un paio di settimane. I pensieri espressi, i punti di vista, le convinzioni rimangono lì sullo sfondo. Quell’unità, esattamente come un carro armato, che si percepiva nell’anno della promozione non c’è più. E questo è evidente. Nelle parole del presidente e da quelle (che ora non ci sono più) dell’allenatore.
Ora la vera domanda che noi vorremmo fare a Maria De Filippi è: ma la stima, la fiducia, la consapevolezza di poter continuare insieme ci sono ancora? Perché se la risposta è sì allora apriamo la busta. Altrimenti ci vuole che qualcuno trovi il coraggio di dire basta. Salutarsi e non vedersi più.