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“L’urlo” della Ternana

Sul finire dell’800 Edvard Munch dipinse la sua tela più famosa “L’urlo ” che divenne una sorta di icona della sofferenza umana, personale e collettiva del novecento. L’altra sera un paragone ardito ci ha portato a pensare a quella tela quando la Ternana a Pesaro ha proposto il proprio urlo. Ma quello di Capuano e cosi è stato un urlo che rappresentava la sofferenza del momento, dell’ultimo periodo e insieme una sorta di liberazione, di urlo agli avversari. Un “ci siamo anche noi” che Ignazio Abate aveva chiamato alla vigilia del match. I suoi gli hanno risposto.

La Ternana ha vinto questa sua battaglia speciale, contro un avversario forte, il più forte tra quelli incontrati fin qui, contro la depressione di un ambiente provato dalla retrocessione prima e dai guai della società adesso. Un urlo fortissimo che da Pesaro è riecheggiato su tutte le sedi del girone B di serie C. perché oggi tutti sanno che la Ternana è una squadra vera. Importante, forte tecnicamente ma unita da un carattere che nelle difficoltà del momento ha cementato il gruppo.

L’aveva detto Abate: “ci siamo uniti squadra, staff, direttori, staff medico, magazzinieri, Tutti quelli che lavorano con e intorno alla squadra”. Un gruppo che unito è andato in trasferta, compresi quelli che non sarebbero entrati nella lista. Un paio di giorni insieme con i direttori Foresti e Mammarella per unirsi ancora di più nel momento della difficoltà maggiore perché inattesa.

E cosa è uscito fuori? Una prestazione importante, da squadra vera, capace di regalare giocate preziose ma anche di ribattere a muso duro contro avversari che non le mandavano a dire, che una volta sotto nel punteggio, hanno mostrato i muscoli. La Ternana ha tenuto, non ha arretrato di un passo, si è adeguata alle necessità del momento cambiando anche modulo tattico, aggiungendo muscoli e centimetri in mezzo al campo. Ma senza mai arretrare “di pensiero”. Certo la spinta della Vis Pesaro l’ha costretta anche ad abbassarsi verso Vannucchi ma nella testa di Capuano e soci c’è stata sempre l’idea di andare a far gol, di vincere. In alcuni tratti del primo tempo c’è stata qualche smagliatura, soprattutto in un centrocampo che faticava a coprire sugli esterni, almeno all’inizio. E la riconquista della palla veniva sporcata da troppi errori tecnici. Poi sono migliorati i raddoppi, le spaziature tra gli uomini e la Ternana ha piazzato un finale rovente che ha portato i locali all’errore che ha causato il rigore.

La Ternana ha imparato la lezione e nella ripresa è stata devastante concedendo qualcosa soltanto nel finale con il risultato in tasca. Anche se, ad essere perfezionisti, ha forse pensato troppo a difendersi in quella fase lasciando l’iniziativa al Pesaro che con ardore ci ha provato fino all’ultimo. Ma questi sono dettagli sui quali, con l’entusiasmo del successo, Abate potrà lavorare con maggiore efficacia.

Quindi, operazione riuscita, risposta forte e chiara trasferita anche agli uffici romani del presidente Guida che a Pesaro non c’era e che forse non sarà nemmeno al Liberati mercoledì e nelle sfide successive. Perché sta cedendo la società. A chi oggi non lo sappiamo con certezza. Ma come abbiamo già detto in un altro servizio, oggi la Ternana ha bisogno di serietà e di certezze. Quelle che la squadra ha dimostrato in campo. Squadra che adesso aspetta, come i tifosi, di ritrovarla in chi gestisce la società chiamata ad una cessione ormai certa, sicuramente dolorosa dal punto di vista economico, ma irrinunciabile per evitare che i danni diventino irreparabili. E una trattativa seria presuppone anche silenzio assoluto fino alla definizione dell’accordo. Un silenzio che farà bene alla squadra chiamata ad altri due impegni ravvicinati, ma che sarà utile anche a un ambiente frastornato dalle mille ipotesi fiorite negli ultimi giorni su acquirenti di ogni tipo e di ogni nazionalità.

Concentrarsi sul calcio giocato non potrà che fare bene a tutti nella speranza di tornare a parlare di altre vicende in modo positivo, con qualche certezza a sgombrare i dubbi che da troppo tempo oscurano il futuro delle Fere.

Massimo Laureti

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Massimo Laureti

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