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Maresca decisivo, ma a questa squadra manca una dimensione

Sì, vero, il rigore su Ardemagni. Si, vero, il solito pessimo Maresca. Però questo derby perso dice molte più cose di quanto la rabbia per certe decisioni arbitrali non lasci vedere a caldo. Per questo, prima di tornare sul discorso Maresca, occorre provare a ragionare con freddezza per ripartire dagli errori di sabato e ricostruire una stagione che sembrava aver iniziato a volgere al bello dopo la vittoria, piena e rotonda, contro il Bari. Questa squadra ha una sua fisionomia, sa stare in campo, ha trovato una propria dimensione fatta di solidità difensiva e fondamenta ben piantate sul terreno. Nessuna grande squadra può diventare tale senza questi elementi, ma è pur vero che nessuna grande squadra può diventare tale senza la capacità di trasformare in occasioni da gol e pericoli concreti il lavoro che si fa dalla propria area in avanti. Se c'è qualcosa in cui la Ternana di Breda vista nel derby è distante dalla dimensione di grande squadra è proprio questa leggerezza offensiva, l'incapacità di capitalizzare il tanto lavoro svolto in fasi di gioco e movimenti che possano generare pericoli concreti. Contro il Perugia la Ternana ha tenuto più e meglio il campo rispetto alla squadra di Bisoli (uno che da anni disegna uno spartito semplice ma essenziale: difesa chiusa a doppia mandata e contropiede. Un gol può bastare a vincere se non ne prendi), ha gestito il pallone più a lungo anche se non con la necessaria lucidità e adeguate opzioni di gioco. Oltre alla palla lunga su Avenatti, oltre ai numeri individuali di Falletti e Furlan, però, si è visto ben poco e il tabellino delle occasioni da gol è rimasto sostanzialmente intonso anche dopo il vantaggio perugino. L'assenza di un regista che detti i tempi e capitalizzi i movimenti d'attacco, l'attitudine sempre più evidente di Avenatti a uscire dall'area andandosi a cercare la palla spalle alle porta sguarnendo gli undici metri avversari e l'assenza di alternative concrete e percorribili all'uruguaiano sono tutti elementi purtroppo noti e rappresentano tutte questioni su cui Breda deve iniziare a lavorare per allontanare il fondo della classifica che la sconfitta del derby ha riavvicinato pericolosamente. Del tecnico, lo diciamo senza polemica, questa volta ci hanno convinto poco o pochissimo anche le scelte tecniche. Continuiamo a pensare che la freschezza di Falletti, in questo momento, sia imprenscindibile e irrinunciabile fin dal primo minuto. Continuiamo ad essere persuasi che la capacità di stare mentalmente nella partita dall'inizio alla fine di Valjent oggi sia preferibile alle amnesie di Masi. Restiamo ancora convinti che la mediana con Coppola e Busellato se da una parte garantisce ottima copertura alla difesa, dall'altra non permette di sperimentare opzioni che non siano il lancio lungo per la sponda di Avenatti. In un ultimo un appunto sul carattere di questa squadra che pure è uscita a testa ben alta dal Liberati: sotto di un gol, nel derby, davanti ad un pubblico come quello visto sabato, serve uno scatto, serve una grinta che non si è vista e una rabbia agonistica che invece è totalmente mancata. Se può succedere di non creare occasioni da gol davanti ad un'ottima difesa come quella di Bisoli, non può succedere di non riuscire a mettere mai alle corde l'avversario, di non spingerlo all'angolo fosse solo con l'impatto della disperazione e dell'orgoglio. Anche su questo Breda dovrà lavorare, perché se ci sarà da lottare fino all'ultima giornata per guadagnarsi la salvezza, carattere, grinta e cattiveria saranno ingredienti fondamentali.

Ma su tutto questo aleggia un enorme però che non a caso abbiamo lasciato in fondo a questa nostra analisi per non dare impressione di voler cercare alibi alla Ternana e ai suoi giocatori per la sconfitta del derby. Quel però si chiama Maresca e non può essere un caso se tutta la città aveva già iniziato a fare brutti pensieri già dal momento della sua designazione. I suoi precedenti al Liberati sono noti a tutti e farne di nuovo l'elenco serve solo ad alimentare certi sospetti che non è nostra intenzione coltivare. Però è innegabile che il fischietto napoletano sabato sia stato il peggiore in campo e che le sue decisioni sono risultate decisive. Il rigore che è valso la vittoria al Perugia non è “mezzo e mezzo” come ha provato a dire il tecnico biancorosso Bisoli ma è un abbaglio in cui Maresca cade ingannato dalla simulazione di Ardemagni a cui l'ingenuità di Masi regala un appiglio comunque solido. L'errore arbitrale però è doppio, perché il rigore non c'è e perché comunque, se si valuta falloso l'intervento del difensore rossoverde, allora non può non derivarne il cartellino rosso per fallo da ultimo uomo e chiara occasione da gol. Passiamo invece al rigore reclamato dalla Ternana: il replay chiarisce a fatica se il fallo sia stato commesso fuori o dentro l'area (a noi pare che sia esattamente sulla linea, e quindi sia dentro) ma che lo sgambetto ci sia è evidente a chiunque tranne allo stesso Maresca. Che, per completare l'opera, grazia Ardemagni dal secondo giallo quando l'attaccante biancorosso “mura” di mano un rinvio di Mazzoni a poco più di dieci minuti dal termine. Pochi secondi più tardi, il fallo di mano di Drolè non è trattato alla stessa maniera e vale l'ammonizione.

Caro Farina, ci risparmi altri incroci con Maresca, gliene saremo grati.

Massimo Solani

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