Ora però basta! Così è umiliante

“Al peggio non c’è mai fine”, recita un proverbio. ”E’ il peggior giorno della mia vita” “E’ il giorno peggiore della tua vita finora”, si legge invece sui meme. Insomma cambiano le generazioni ma il concetto non cambia: più in basso di così si può solo scavare. Oppure si può solo retrocedere.

Pensate ancora sia una battuta? Pensate ancora che Bandecchi sia prudente? Qui non si tratta di capire chi ha colpa, di chi è la responsabilità, perché le cose non funzionano.

Qui qualcuno ci deve spiegare come mai sta succedendo tutto questo. Abbiamo finito le spiegazioni, sinceramente. Razionalmente non c’è nessun motivo per cui questa squadra non possa vincere. Non c’è nessuna spiegazione per cui qualsiasi avversario faccia contro di noi la figura dell’Ajax contro il Real. O se preferite della Juve contro l’Atletico Madrid. Senza avere i nuovi fenomeni del calcio europeo o il Re della Champions come avversari.

Ora sinceramente basta. Dal profondo del cuore, perché la delusione è atroce. Le braccia sono cadute da tempo. La rassegnazione si è impossessata di noi. Questa squadra ha cambiato allenatori, direttori, presidenti. Ha cambiato sistemi di gioco, avversari, interpreti. Ha cambiato giocatori (in parte). Ha cambiato sede di allenamento. E’ andata in ritiro e poi è tornata a Terni. Ha anche provato la scaramanzia con l’orsacchiotto in panchina. Ma non è cambiato nulla. Nulla. La Ternana non vince dal 27 dicembre, prende gol come se piovesse. Non riesce ad avere più una reazione. Probabilmente è la peggiore squadra della serie C, di sicuro del suo girone, in questi ultimi 3 mesi. Altro che vittoria del campionato.

Qui non c’è una spiegazione tecnica. Non c’è una spiegazione tattica. Non è una questione di organizzazione aziendale o di giocatori. Qui c’è da fare soltanto una cosa: essere uomini. Avere la dignità di non continuare ad umiliarsi e contemporaneamente umiliare una tifoseria (e una città, sebbene allo stadio non vada più nessuno). 

Spesso gli ultras chiedono di giocare per la maglia. Oppure fanno togliere la maglia perché (secondo loro) i giocatori non sono degni di indossarla. E’ un modo di dire, un’usanza (peraltro neanche troppo civile) nel mondo del calcio. Ma cerchiamo di farla nostra, proviamo a fare un appello. Da delusi e arrabbiati, ma di sicuro non offensivi: chi non se la sente lasci la squadra. Veramente. Non credo che Bandecchi, avendo già speso 10 milioni di euro, sia disperato se debba pagare lo stipendio fino a fine stagione e regalare il cartellino. Chi se la sente però dimostri in campo che non è un giocatore da dilettanti: perché nei dilettanti rischiamo di finire. E non è uno scherzo.

Oggi non vale neanche la pena di commentare la gara: c’è stato un evidente passo indietro rispetto al passato. E sia ben chiaro che non è colpa di Gallo. Condizione fisica, scelte tattiche, aggiustamenti in corsa. Non può essere tutto sbagliato. Tutto e sempre sbagliato.

Ora tutti hanno la soluzione in tasca. Tutti sanno cosa sarebbe giusto fare e cosa è stato sbagliato. Tutti si propongono perché peggio di così non può andare. E invece si va. Chiunque sia arrivato non è riuscito ad invertire il trend, da nessun punto di vista.

Non conta più il colpo di tacco, la giocata. Il curriculum è carta straccia. Conta solo la voglia, la rabbia, l’orgoglio. Conta non voler sparire nel giro di due anni.