Un po’ è anche colpa nostra. Ci siamo concentrati sulle notizie che arrivavano dalla cessione della Ternana piuttosto che sul campo. Abbiamo probabilmente commesso lo stesso errore che è stato commesso in Ternana Calcio: sia nei confronti della squadra che nei confronti della piazza.
Non serviva tanto “tranquillizzare” sull’andamento della trattativa: è riservata, le questioni possono cambiare da un minuto all’altro, non è giusto né corretto farla pubblicamente.
Serviva – probabilmente – riportare il focus dell’attenzione dell’ambiente sui temi più importanti. Non che la cessione della Ternana non lo sia, ma il campo lo è di più. La squadra – immaginiamo – si sia provata ad isolare. Ma siamo altrettanto sicuri che il senso di “smarrimento” (più o meno esplicitato) ci sia stato a cominciare dall’allenatore, arrivato a Terni per inseguire il sogno della Serie A, fino a tutti quelli che lavorano all’interno della Ternana Calcio, passando naturalmente per i giocatori. Se in città non si parlava d’altro che della cessione, cosa volete sia successo nello spogliatoio? Senza magari avere nessuna certezza in più, rispetto agli altri.
Ecco perché bisognava riportare il focus sul rossoverde. La Ternana è esistita prima di Bandecchi ed esisterà anche dopo. Nel bene e nel male. E se nel bene o nel male sarà determinato in larga parte proprio dalle prestazioni della squadra in campo. Questa squadra ha tutte le caratteristiche per poter ancora centrare il suo obiettivo: i playoff per poi sognare. Ha giocatori forti (nonostante qualcuno creda il contrario), ha un allenatore preparato, ha il tempo dalla sua e soprattutto finora non ha avuto un problema economico. Se li avrà, quando li avrà, se ne discuterà. Inutile fasciarsi la testa prima di sbatterla.
La squadra ha un obbligo morale, a prescindere dalla presidenza o dalla proprietà: vincere e fare bene. Riscattarsi dopo un derby bruttissimo (soprattutto nel risultato). Dimostrare – prima di tutto a sé stessa – che non è solo un sogno la zona bassa della classifica. Questa situazione è paragonabile ad avere degli alibi (infortuni e arbitri per esempio) quando le cose non girano. Non è più colpa tua, ma degli altri. E ti deresponsabilizzi. “Eh io il massimo l’ho fatto, ma l’arbitro, ma l’infortunio, ma la trattativa per la cessione”.
E invece no. Si sarebbe dovuto far quadrato. A partire dai vertici. Una piccola falange rossoverde contro tutto e contro tutti. Spesso nel calcio queste cose aiutano: si cementa un gruppo, si superano ostacoli, vengono fuori i veri valori delle persone, dentro e fuori dal campo.
Non è tardi per farlo. Qualcosa è stato certamente già fatto. Sicuramente nello spogliatoio. Lo dovrebbe capire anche la piazza, che dovrebbe essere in qualche modo aiutata in questo percorso. Oppure il contrario: che la piazza inciti la squadra indipendentemente da Bandecchi, capovolgendo il punto di vista. Non far sentire i giocatori soli, la squadra sola. Evitare l’abbandono, anche se è difficile nella settimana successiva a un derby perso male e dove si è parlato solo di cessione. Ci vuole però una scossa. Altrimenti invece dei playoff la Ternana farebbe meglio a guardarsi dietro, e pure in fretta.
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