Più che ‘l pallone poté la pioggia

Più che ‘l pallone poté la pioggia

Ora, siamo tutti d'accordo che una partita di calcio "avventurosa" è cosa ben diversa rispetto alla prigionia del conte Ugolino e dei suoi figli, così come che scomodare il sommo poeta è un tantino presuntuoso, ma non importa fino a che la citazione rende l'idea di quanto accaduto ieri sera: più che 'l pallone poté la pioggia. 

E già, perchè la buona volontà c'è stata messa sul manto erboso del Liberati, fino a che non ha fatto il suo ingresso in campo anche la grandine, squadre e direttore di gara sono rimasti al loro posto, il campo ha continuato a reggere e drenare l'acqua e gli allenatori sono rimasti in panchina. Non era semplice giocare in condizioni del genere, eppure nessuno si era tirato indietro, seppure con fatica e col rischio di farsi male, tutti erano rimasti al loro posto, una mano sugli occhi per togliere le gocce d'acqua e sudore, una sulla fronte per spostare i capelli e via, si corre ancora. 

Eppure c'è qualcosa di grottesco in quanto successo ieri, con il temporale che ha aspettato che l'arbitro fischiasse l'inizio della partita per affacciarsi al Liberati, come se anche lui volesse partecipare all'incontro: peccato solo che non sia stato un compagno discreto e attento, ma uno di quelli confusionari e caciaroni che qualche volta ti fanno quasi vergognare. Certamente non è stato un buon amico per i tifosi ospiti che, come recita un famoso adagio popolare, oltre il danno anche la beffa: sobbarcarsi ore e ore di viaggio per poi non vedere nulla e tornare in Lombardia come se si fossero immersi nel Nera no, non deve essere stato affatto divertente. Questo è, però, non c'erano le condizioni per continuarla quella partita, altrimenti si sarebbe finiti come si finì tanti anni fa 80 km più a nord, quando in altra categoria si dovette quasi indossare cuffia e occhialini per svoltare il pomeriggio a pallanuoto. 

Il pallone ruzzola sopra a tante cose, non alle pozzanghere.