Questa Ternana non vuole (o non sa) diventare grande
L’occasione era ghiotta: poter agganciare la zona playoff. Ma questa Ternana nel primo tempo è letteralmente naufragata sotto le ripartenze letali del Venezia. Grandi meriti per la squadra di Vanoli, che non ha sbagliato praticamente nulla e che ogni volta che si è affacciata dalle parti di Iannarilli è stata letale.
Questa Ternana si è fermata, forse sul più bello, dando la sensazione di essere un’incompiuta. Non ha avuto la forza di fare il salto di qualità, di poter finalmente riprendere quelle posizioni che le competono.
E pensare che l’inizio di gara era stato confortante: si giocava a viso aperto, ottima aggressione, il ritorno al 4231 che tante soddisfazioni aveva dato alle Fere sotto la guida di Lucarelli. Ma non è più quella Ternana, sballottata dagli eventi, dai cambi di allenatore, dai cambi di sistema di gioco e da cambi di filosofia. Si passa da una difesa ad oltranza all’attacco a testa bassa. E il risultato è una vera e propria mancanza di identità che in campo, contro chi invece è molto marcato, si vede.
In un pomeriggio horror, soprattutto in difesa, sembra che paghi il conto Palumbo, primo sostituito all’intervallo, che fra quelli in campo ci era sembrato fra i meno peggio. I dubbi sono tanti.
Ma ora non c’è tanto da interrogarsi sui perché di una debacle interna figlia di tanti errori individuali, alcuni ai limiti del grottesco. C’è da capire perché questa squadra si scioglie quando ci sarebbe da spingere. E’ la 17esima volta che la Ternana va sotto in campionato: la metà esatta delle partite. E per chi vuole recitare un ruolo diverso è una zavorra non da poco.
La Ternana nel corso della gara è stata affondata prima dai colpi del Venezia, ma non è cambiato nulla quando prima ha provato a mettersi più coperta o quando ha cambiato praticamente tutto l’attacco. Ci è sembrata davvero una squadra in balia di sé stessa. E il rammarico – almeno per noi – è doppio. Perché rimaniamo convinti che questi giocatori, presi uno per uno, siano validi. E’ insieme che non funzionano. O almeno non sempre. Non con continuità. Questa squadra in grado di battere Bari e Pisa (giusto per dire le ultime due vittorie) è in grado di perdere con chiunque.
Il cambio di marcia sperato per un’intera stagione non c’è mai stato. La Ternana – dopo il rush di inizio campionato – non si è mai più ritrovata. Si sperava che con il ritorno al passato, si potesse ritornare a macinare. Ma il cammino è stato più o meno lo stesso. Anzi con delle partite ancora più strane, dove si è cercata un’identità senza mai trovarla fino in fondo.
E allora ritorniamo al solito refrain: prima la salvezza, che è sempre meglio.
Ogni volta che la squadra si spinge un po’ più su, viene respinta. Stavolta con perdite. E questa sconfitta non fa male soltanto per la classifica ma anche per il morale, perché mina le (fragili) certezze su cui la Ternana aveva cominciato a sperare.
Ora quello che bisogna evitare è l’effetto polveriera, il tutti contro tutti. Il tribunale prima della fine della stagione, perché la stagione non è ancora finita. La Ternana ancora non è salva e i playoff sono ancora a tre punti, incredibilmente. Mancano 12 punti da assegnare: di sicuro questa squadra non ti da la sensazione di poterle vincere tutte e 4. Qui non è il caso di fare sofismi su eccesso di ottimismo o eccesso di realismo. Bandecchi parla di rivoluzioni, immaginiamo il suo umore dopo questa gara.