Retrocessione e presunzione
Presunzione è la parola chiave. Intesa in tutte le sue accezioni.
Quella psicologica, ovvero l’eccessiva sicurezza o fiducia priva di riscontro nelle proprie capacità, che può portare all'attribuirsi qualità e doti che non si posseggono, che è il riflesso di un'opinione troppo alta o lusinghiera di sé stessi. Quella letteraria ovvero ardimento e audacia frutto però in qualche circostanza di una caparbietà cieca o superba e insolente. Quella letterale, ovvero la deduzione, un giudizio che si fonda su supposizioni e congetture intorno a indizi provvisori, non del tutto certi o impossibili da verificare.
Manca quella giuridica. Risalire con un’argomentazione logica da un dato conosciuto a un dato che si ignora, traendone conseguenze giuridiche. Ma quella molto facilmente era stata fatta da diverso tempo, da buona parte della tifoseria.
La verità è che tutta la stagione della Ternana gira intorno alla parola presunzione. Presuntuoso nell’accezione psicologica è stato certamente il lato tecnico (con Pochesci ed Evangelisti in testa) che a fronte di un manipolo di ragazzi (alcuni anche con discrete qualità, ci mancherebbe) hanno sempre supportato il primo pensiero/provocazione di Bandecchi ovvero squadra da playoff, sopravvalutando probabilmente la squadra e il suo potenziale. O pretendendo dalla situazione una serie di incastri perfetti che difficilmente si riescono a inanellare. Troppe le scommesse da vincere una dietro l’altra. Per poi continuare a vincere. Un conto e motivare, un conto è illudere. Un conto è essere coscienti delle proprie qualità, un conto è non tenere conto dei difetti. Un conto è essere convinti di sé stessi, un altro non considerare le avversità (e gli avversari).
Presuntuosa nell’accezione letteraria è stata la squadra. Ardimentosa e audace (anche troppo). Partite pazze, folli. In positivo e in negativo, soprattutto sotto la guida di Pochesci. Ma in più di una circostwnza questa vena di follia non ha pagato perché si è rischiato di diventare schiavi della propria identità. Sia durante la settimana che durante i 90minuti.
Della presunzione letterale è stato vittima Bandecchi. Presumeva che tutto andasse bene, perché non esperto di calcio. Bandecchi ha anche fatto una presunzione sbagliata: poter vincere con spese spese contenute perché c’è chi lo fa. Ma lo fa chi sa fare. Bandecchi presumeva che puntando sul gruppo avrebbe ovviato a molte problematiche. Ma probabilmente ha sottovalutato due aspetti. Presumeva che tutto fosse sotto controllo anche se non poteva non sapere che il rapporto fra Ranucci e Pochesci si trascinava scorie dalla pasata stagione (indipendentemente dalle qualità, questo non è un tribunale). E presumeva che un anno di esperienza di un gruppo di lavoro in serie C bastasse per un campionato di vertice.
Ecco perché tutto ruota intorno alla parola presunzione. A Terni poi si presumeva (giuridicamente) che tutto questo abuso di presunzione non preludesse a nulla di buono. Come detto in altre circostanze i segnali ci sono stati e ci sarebbero stati anche gli spazi per poter rimediare agli errori, che per carità, possono essere commessi. Ma poi bisogna cercare di rimediare nel miglior modo possibile.
Abbiamo sempre detto che mai avremmo rimproverato al patron l’impegno economico. Non è una questione di soldi, forse con i soldi la Ternana avrebbe risolto qualche problema in più.
Lei, Bandecchi, ci chiede di comunicarle cosa dovrebbe fare ora, se rimanere o se mollare tutto e riconsegnare la Ternana. Noi chiediamo a lei invece: è convinto di aver fatto il massimo? Qualche errore poteva essere evitato, magari ascoltando di più, confrontandosi meglio, evitando di presumere o di far rifugiare nella presunzione (in tutte le sue accezioni) la nostra Ternana?