Serie B e stadio, l’anno del centenario chiede il massimo

Serie B e stadio, l’anno del centenario chiede il massimo

Massimo Laureti

Un saluto frettoloso al 2024 e attesa frenetica per scoprire cosa ci riserverà l’anno appena entrato. Non serve l’impegno degli astrologi. Chi tifa Ternana sa bene cosa si aspetta

Un anno che ogni ternano che ha a cuore le sorti della Ternana vorrebbe beatificare. Perché è quello che fa da spartiacque nella storia di un club. Quello che ne determina l’importanza storica nella mappa del calcio nazionale. Quello che chiude i primi cento anni di vita e si apre al futuro più importante, a quello che ti rende orgoglioso d’indossare la sciarpa rossa e verde perché la squadra è entrata nel gotha del calcio nazionale.

E allora è chiaro che ognuno di noi vuole viverlo con passione irrefrenabile, con ambizione totale, con la speranza di essere almeno spettatore di gesta tali da entrare a pieno titolo nella bacheca dorata del club. In questo caso non serve scrivere letterine come facevamo da bambini, indirizzando i nostri desideri al panciuto omone che viveva in Lapponia e distribuiva regali una volta l’anno.

Qui Babbo Natale deve passare, è atteso per maggio, giugno al massimo. Non vestirà indumenti pesanti per ripararsi dal freddo. Noi lo immaginiamo con la maglia rossoverde, la sciarpa al collo e un trofeo da mostrare ad ogni ternano: quello che spetta alla squadra che vince il campionato e sale con grande merito il penultimo gradino della scala di merito del calcio italiano. Promozione è la parolina magica, quella abbiamo in testa da quando l’anno che se n’è andato ci ha regalato (si fa per dire) la discesa nell’infermo della serie C.

Ma siccome questo è l’anno numero cento della storia rossoverde è lecito aspettarsi ancora qualcosa in più, qualcosa d’importante, qualcosa che lo inserisca definitivamente ai primi posti del nostro albo d’oro. C’è un’altra parolina che ormai ci ronza da qualche anno nella testa, che nell’ultimo periodo ci ha letteralmente bombardato. Stadio. Questa è la parolina che ci fa sognare. Che fa sperare ogni ternano, anche chi non è particolarmente interessato alle questioni “pedatorie”.

Stefano D’Alessandro presidente e amministratore unico della Ternana Calcio

Voglio tutto

Questo il messaggio trasmesso senza tanti giri di parole da un presidente che è l’ambasciatore di un ottimismo che da queste parti s’è perso da tempo.

Stefano D’Alessandro, uno dei protagonisti più apprezzati dell’anno che se n’è andato fa mostra di un ottimismo che vuole essere contagioso. Lui ha acquisito grande credibilità con una sola mossa: ha rilevato la proprietà della Ternana nel momento in cui sembrava che la società dovesse sprofondare negli inferi dell’anonimato, sempre più in basso fino alla sua distruzione dopo la retrocessione incassata tra mille polemiche.

Proprio il numero uno rossoverde, dicevamo, non ha nessuna intenzione di tirarsi indietro. Promozione in serie B e posa del primo mattone del nuovo stadio Liberati, quello che dovrà fare compagnia alla Ternana per almeno altri cinquanta anni rilevando nelle gesta, nelle passioni, nelle disperazioni (il meno possibile) il vetusto “Liberati” che tiene duro con orgoglio in attesa di un intervento che lo riporti all’antico splendore anche con nuove fattezze.

Ignazio Abate allenatore Ternana Calcio

Abate e i suoi dovrebbero essere d’esempio anche per chi ha responsabilità sulla vicenda stadio

E veniamo ai protagonisti in campo. Ignazio Abate su tutti perché è lui il primo artefice della splendida cavalcata della Ternana. Il gruppo è solido e di qualità, ha potuto contare su interventi importanti diversi protagonisti. Capozucca che ha scelto Abate, Foresti, che ha portato in rossoverde giocatori importanti, Mammarella che è stato il collante indispensabile in una lunga fase d’incertezza sostenendo il giovane tecnico che ha mostrato talento e solidità morale.

La Ternana solida, il gruppo straordinario a cui chiediamo la serie B, dovrebbe essere d’esempio per chi deve decidere sulla vicenda stadio. Serve compattezza, unità d’intenti per arrivare in fondo e depositare la prima pietra. Chi riuscirà a farlo (sul proscenio c’è posto per tutti) entrerà, beatificato, nella storia gloriosa del club che ha banchettato in serie A e lassù, stando all’ottimismo del presidente, vorrebbe tornare. Ma la storia si fa mettendo un mattone alla volta. I primi due, fondamentali, li chiediamo in dono dall’anno appena iniziato