L’ennesima occasione di svolta fallita, l’ennesima opportunità di dar continuità ai risultati e tirarsi davvero fuori dalla zona che scotta sprecata malamente. Il ko con il Vicenza, purtroppo, non è una doccia gelata nè un segnale inatteso. Lo era sicuramente la sconfitta del Liberati contro il Lanciano dopo le due vittorie con Catania e Frosinone, poteva esserlo anche il disastro di Varese dopo il bel successo interno sul Modena, non certo quella di sabato scorso contro il Vicenza arrivata a spegnere gli entusiasmi dei tifosi dopo la felice doppietta contro Crotone e Pescara.
Perché se qualcuno pensa che l’immagine di due squadre così lontane l’una dall’altra come quella dell’Adriatico e l’ultima più che dimessa non possano convivere se non in una sindrome bipolare, ci permettiamo di dirlo, ha capito ben poco. E non tanto per quell’handicap casalingo che fa dei rossoverdi la peggior squadra di tutta la serie B fra le mura amiche. Questa rosa, lo abbiamo detto fino allo sfinimento, è la più giovane e inesperta della serie B, è risicata fin quasi all’autolesionismo e ha evidenti buchi lasciati aperti nella fase estiva di costruzione. Lacune quantitative, innanzitutto, ma anche qualitative. Non può meravigliare nessuno, allora, se gli stessi ragazzi sono capaci di fare la prestazione nel momento più complicato (pensiamo a Bari) o quando maggiori sono le pressioni (il derby, ad esempio) per poi perdersi in maniera disastrosa e senza spiegazioni convincenti in momenti apparentemente più semplici (il recupero di Chiavari contro l’Entella, la debacle di Varese e l’ultima sconfitta contro il Vicenza). Peccati di gioventù di un gruppo che, probabilmente, non è ancora in grado di tenere sempre costante la concentrazione e la “cattiveria” agonistica. E non è un caso se sono proprio questi i tasti su cui ogni settimana il mister Tesser batte con più ostinazione: concentrazione e cattiveria agonistica, doti che questo gruppo è in grado di sfoggiare e perdere a distanza di pochi giorni da una gara all’altra. Servirebbe esperienza, servirebbero leader in uno spogliatoio di ragazzi giovanissimi, servirebbero quei giocatori in grado di guidare in campo il resto del gruppo , dare la scossa o tenere la barra dritta nel momento più difficile. Servirebbero ma a parte forse Bojinov (non a caso l’uomo di maggior esperienza), semplicemente in rosa non ce ne sono. E continueranno a non esserci visto che il mercato sta per chiudersi senza che sia stata data una sola risposta alle richieste sempre più pressanti e sconsolate del tecnico.
E qui veniamo al secondo aspetto. Se di settimana in settimana in campo vanno sempre i soliti dodici o tredici giocatori, spesso con continui cambi di ruolo dettati dalla necessità di far fronte a infortuni e squalifiche, il rischio di improvvisi black out si fa sempre più alto. E anche questo lo si sapeva fin dalla chiusura del mercato estivo. Partiamo dalla difesa: con Masi fuori causa da mesi e ancora per mesi lontano dal campo, con Ferronetti incapace di trovare una continuità fisica che gli garantisca di scendere in campo, Tesser ha trovato in Bastrini il leader della retroguardia. Ma se manca lui il rischio di imbarcate è costante e non si possono chiedere miracoli a Popescu (comunque uno dei più positivi) o Valjent, che a diciannove anni è costretto a barcamenarsi fra mediana e difesa senza mai la possibilità di provarsi con continuità nella stessa zona di campo. Serviva un difensore esperto, di categoria e di sicuro affidamento. Tesser lo aveva chiesto. Qualcuno lo ha visto?
A centrocampo il discorso è simile. La Ternana, nella fase di gioco fondamentale, la Ternana ha uomini contati e manca di fosforo. Lo dicono tutti i dati: quando c’è da costruire o da dominare il gioco la Ternana è fra le squadre peggiori della serie B e tutto dipende soltanto dalle geometrie di Viola o dalle invenzioni di Gavazzi. Anche questo spiega le difficoltà casalinghe, l’empasse in cui piomba questa squadra quando c’è da costruire contro squadre che si chiudono e quando c’è da “occupare” il campo e la fase di gioco. Tesser aveva chiesto cambi all’altezza e soluzioni diverse per provare a dare nuova linfa alla manovra. E’ stato accontentato? Non pare proprio.
Veniamo all’attacco. Qui il dato è semplicissimo da leggere: senza Avenatti il rendimento della Ternana è disastroso. Sei gare giocate senza l’attaccante uruguaiano nell’undici iniziale e il bottino è di quattro sconfitte (Trapani, Carpi in cui è entrato a 11 dal termine, Entella e infine Vicenza) e due soli pareggi (Latina, subentrato sul finire del primo tempo, e Cittadella). Avenatti, insomma, è fondamentale per i suoi gol, certo, ma anche per il movimento con cui crea spazi ai compagni e per gli assist (tre) con cui manda in rete gli altri. Una squadra, però, non può dipendere da un solo giocatore. Tesser lo sa e per questo aveva chiesto un ricambio di categoria che portasse in dote un bottino di gol “certificato” . Dal mercato ha avuto un croato di belle speranze ma presente incerto, l’esordio di Dugandzic è stato tutt’altro che memorabile, e l’oggetto misterioso Milinkovic. Un po’ poco, specie se nella coda del mercato qualcuno (il Trapani) dovesse portarsi via Ceravolo, miglior realizzatore della squadra assieme ad Avenatti.
Le altre squadre, nel frattempo, si sono rafforzate. Anche le dirette concorrenti alla salvezza. Alla Ternana resta questa rosa, questa società ormai in totale disimpegno e senza nessuna voglia di investire per migliorarla, e questo allenatore che si qui ha dimostrato di saper raccogliere il massimo dal materiale umano a disposizione. Pur con gli alti e bassi, pur con le cadute che continueranno a ripetersi fino alla fine del campionato. Il cammino per la salvezza è ancora lungo e in sede si sarebbe potuto fare molto per renderlo più semplice. Bastava volerlo.
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