Torna Toscano: perché sì e perché no

Il mondo è pieno di proverbi sui ritorni. La minestra riscaldata. Casa dolce casa. Mai tornare sul luogo del delitto. Sono solo i primi che ci vengono in mente. Non c'è, come è ovvio che sia, una prevalenza di proverbi che caldeggiano il ritorno oppure che invece lo sconsigliano. Due facce della stessa medaglia. Perché Toscano sì, perché Toscano no. Si perché è difficile trovare di meglio. Ha praticamente sempre raggiunto l'obiettivo prefissato nella sua carriera. Quattro promozioni: due a Cosenza, una a Terni e una lo scorso anno a Novara. È uno dei pochi (se non l'unico) ad aver vinto in tutti e tre i gironi di Lega Pro. In B si è salvato, sempre. Senza soffrire. Prima dell'esonero di un anno e messo fa. No perché Toscano è uno che o la va o la spacca. O vince o viene esonerato. Chiede tanto ai sui giocatori, chiede tanto a sé stesso. E in un contesto in cui la società sta vivendo profondi cambiamenti (sperando che l'assestamento sia più veloce possibile) gestire un eventuale momento di difficoltà senza appoggi potrebbe essere complicato. Sì perché conosce Terni. Sa cosa vuole la piazza, sa come prenderla, sa come inseirsi nell'ambiente. Non ha bisogno di periodi di ambientamento. E conosce i (pochi) giocatori che ancora sono sotto contratto con la Ternana. No perché intanto è vero che i giocatori sono pochi come quando ha vinto il campionato in Lega Pro ma è altrettanto vero che la storia difficilmente si ripete. Se un anno è stato perfetto non tutte le stagioni escono uguali. E poi no perché la piazza lo conosce già. C'è chi è pronto a difenderlo "con la vita" e chi invece lo attaccherà da subito, magari già alla prima sconfitta "l'avevo detto io". Si perché il nome di Toscano porta entusiasmo e fa rinverdire i successi di una Ternana vincente. No perché non si deve guardare indietro ma avanti e soprattutto no se è un'operazione simpatia. Sì perché le garanzie tecniche che da un allenatore come Toscano sono più che ampie e diventano quasi certezze per la serie B. No se si pensa che tutto questo basti a fare un campionato alla luce del sole: non basta solo Toscano a far risplendere il rosso e il verde. Ogni avventura è un rischio, questa lo è (soprattutto per lui) ancora di più: si rischia di appannare o rovinare un ricordo straordinario di una cavalcata pazzesca che ha fatto entrare quella squadra nella storia. La storia non si ripete così facilmente. Ma nel calcio alla fine non conta se torni o meno. Conta se vinci oppure no. Poi puoi essere nuovo o vintage non importa. E allora il perché sì e il perché no no contano più. Conta il lavoro, la squadra, la dirigenza e i risultati. Conta rimanere in B. Unico perché sì di cui vale davvero la pena discutere.