Angelo Angelelli per chi ha fatto questo mestiere a Terni è stato prima un icona e poi una figura paterna. Per chi lo ha fatto – come è successo anche a noi – mentre lui gravitava nel mondo rossoverde è stato il miglior modo per passare le interminabili ore ad aspettare che finissero gli allenamenti (al freddo o al sole, poco importa) per passare il tempo nel modo migliore possibile. Ascoltando.

Angelo sapeva sempre cosa dire, aveva sempre un racconto, un ricordo. Aveva sempre la capacità di saperti intrattenere.

Lo vedevi magari burbero e scontroso. Quasi altero. Lo pensavi da arbitro e doveva anche farti un po’ di “paura” se eri un giocatore. Ma con una battuta riusciva a sdrammatizzare tutto. Parlava delle sue partite e della sua famiglia, della sua carriera e delle sue disavventure con il cuore, sempre malandato.

Non ha mai detto una parola contro la società, mai. Né quando imperversava la bufera contro Longarini (e lui era team manager della società e poi addetto agli arbitri) né quando è andato via. Ha sempre avuto un grande e profondo rispetto verso i colori rossoverdi. Ancestrale, quasi di reverenza.

Angelo ha portato in Serie A il nome di Terni con il fischietto in bocca. E’ stato davvero un’icona per chi voleva fare l’arbitro a Terni. Più di tutti, prima di tutti. Prima ancora di Paolo Tagliavento, attuale vicepresidente della Ternana, anche lui ex arbitro, che poi è andato addirittura oltre.

Angelo poi si è messo a disposizione della Ternana, con tutta la sua umanità. Non ha mai fatto pesare la sua straordinaria esperienza (professionale e di vita), ma l’ha messa a portata di tutti. 

Soprattutto di noi che – ragazzini – cercavamo di sbirciare dal buco della serratura il mondo del pallone. Lui quella serratura l’ha sempre custodita con grande cura. Ogni tanto apriva la porta, ma sapeva che dietro non ci sarebbe stato niente da vedere. E tu eri contento lo stesso. 

Siamo profondamente dispiaciuti per la sua scomparsa. Ti vogliamo bene Angelo. Grazie di tutto.