Un mercato da 7,5 per la rivoluzione rossoverde
E’ tempo di analizzare in maniera oggettiva il mercato della Ternana. Con una grande verità da mettere in bella vista: passare dalla carta al campo è sempre il passaggio più complicato.
Rispetto al passato si è cambiato praticamente tutto. Tutto. La retrocessione ha scavato un solco fra passato e presente/futuro. L’unico trait d’union è solo la proprietà, per il resto non c’è praticamente nulla.
Un colpo di spugna necessario per ripartire. Nuovi dirigenti, nuovo allenatore, nuovi giocatori, nuove filosofie di fondo, nuove necessità.
La Ternana ha cambiato completamente pelle e siamo di fronte a una trasformazione che è avvenuta sotto i nostri occhi ma di cui probabilmente non ce ne siamo resi conto. Di giocatori che lo scorso anno sono retrocessi con la maglia rossoverde ne sono rimasti soltanto 6. Di questi 6 due sono portieri (Vitali e Franchi che anche quest’anno reciteranno il ruolo di outsider), due fuori lista (Labojko e Viviani), un potenziale titolare (De Boer) e gli ultimi due sono due colonnte: Capuano e Casasola.
Il resto è tutto nuovo. Certo, è vero, c’è qualche cavallo di ritorno come Martella, Donnarumma e Ferrante, per cui ci sembra che i protagonisti in rossoverde siano ancora tanti, ma non è così. Anche perché è difficile, soprattutto con i nuovi acquisti che ci sono stati nell’ultimo periodo di mercato, che possano essere sempre titolari. Lo deciderà l’allenamento e lo stato di forma.
La Ternana ha acquistato 16 giocatori: di cui la metà in prestito. Alcuni obbligatorio in caso di serie B altri (come Donati dell’Empoli) con riscatto e contro riscatto e contro riscatto altri ancora (come Patané, Krasetv e Carboni, ovvero quelli arrivati dalla Serie A) semplicemente in prestito.
La Ternana ha deciso di non investire più così tanto sui giovani. Il talento in Serie C deve essere mixato con l’esperienza. E così da quando Foresti ha preso in mano la società è cambiata l’impostazione, completamente. Sono arrivati giocatori con campionati nelle gambe, con una carta d’identità un po’ più consumata. E anche i giovani spesso hanno esperienza. Si è cercato questo fattore, con forza. L’arrivo di Cianci e Curcio in attacco si è reso più necessario dopo le prime uscite ufficiali, quando era evidente che mancasse qualcosa lì davanti. Esattemante come è successo in precedenza per centrocampo e difesa.
Mammarella e Foresti hanno cercato di consegnare ad Abate una squadra con due soluzioni per ogni ruolo.
Casasola (Donati), Loiacono (Krastev), Capuano (Maestrelli), Tito (Martella); Corradini (Aloi), Damiani (De Boer); Cicerelli (Patané), Romeo (Curcio), Carboni (Mattheus); Cianci (Ferrante e Donnarumma). Con la possibilità di variare e mischiare a seconda delle partite e delle necessità anche durante la partita. Con la consapevolezza che un raffreddore non necessariamente mette in difficoltà la squadra. A livello di uniformità di organico a nostro avviso è una delle squadre più attrezzate del girone.
E’ naturale che il campo è l’ultimo giudice, ma sempre sulla carta, questa è una sqadra che in fase di ideazione e costruzione non presenta carenze. Anche nelle caratteristiche dei giocatori oggi in rosa.
Era possibile fare meglio? Certamente. Come sempre. Soprattutto sul fronte uscite visto che ci sono tre fuori lista (Viviani, Cissé e Labojko, anche se presto gli ultimi due potrebbero partire con i mercati esteri ancora aperti) e visto che alcuni dei contratti “pesanti” sono rimasti in pancia.
Ma a proposito di monte ingaggi: all’inizio sembrava si dovesse drasticamente ridurre. Vero. C’era anche la necessità di farlo per via della fidejussione che bisognava produrre per garantire queste spese.
La Ternana lo ha fatto grazie a rinnovi (e spalmature) contrattuali che hanno coinvolto praticamente tutta la squadra. Una volta determinato quel recinto (molto simile alle spese sostenute la passata stagione al netto delle buoneuscite) la Ternana ha deciso che era meglio puntare a vincere il campionato che a risparmiare qualche stipendio mettendo a rischio la stagione.
Già nessuno è certo del risultato, figuriamoci senza tutte le armi.
In questo modo le opzioni ci sono. Ora bisogna creare un gruppo. Abate ha avuto i suoi giocatori alla spicciolata e soprattutto verso la fine del mercato.
Qui sì che ci vuole pazienza, non basta il curriculum (o il passato) per fare una grande squadra. Serve la disponibilità al lavoro quotidiano e serve quella chimica speciale che aiuta a cementare il gruppo.
Gli ingredienti ci sono, i cuochi pure. Aspettiamo di vedere come viene la torta