Stavolta è mancata anche la reazione. Stavolta oltre al gol preso (quasi un’abitudine) non c’è stato neanche un vero tiro in porta, neanche una parata di Radu, se non quando ormai era tutto finito. Per 80 minuti neanche uno spunto vero di Tremolada, neanche una giocata di Finotto o Albadoro. La prima parata di Radu è arrivata a 10 minuti dalla fine, il palo all’89esimo.
Stavolta i cambi di Pochesci non sono riusciti a cambiare la partita e anche la mossa della “disperazione” ovvero l’ingresso di Taurino, non è praticamente servita a nulla.
Forse gli ultimi 10 minuti lasciano in bocca una sensazione diversa ma la delusione, è ovvio è tanta. Dopo la vittoria sulla Pro nessuno pensava che fosse finita la crisi o che i problemi fossero d’incanto passati. Ma ora torna tutto dove era prima. La Ternana sempre più in basso in classifica, Bandecchi immaginiamo sempre meno contento. E qui torniamo a un mese fa quando il patron aveva dato 4 partite ai rossoverdi per tornare in linea di galleggiamento. 4 partite 4 punti. Secondo le ambizioni del patron non possono bastare, almeno interpretiamo noi.
Poi però, al di là della legittima delusione per una delle più brutte partite mai giocate dai rossoverdi sotto la gestione Pochesci, bisogna capire dove veramente secondo al società può arrivare questa squadra con questa rosa. Pochesci ha fatto meglio o peggio? Non rispetto ai pronostici del patron ma rispetto al valore della rosa.
Ad Avellino per la prima volta abbiamo visto una squadra spenta, forse stanca. Lontana parente da quella a cui Pochesci ci aveva abituato: sfrontata, aggressiva, garibaldina. Con una gara “normale” non ha avuto nessuno che sapesse accendere la luce. La giornata storta dei tre attaccanti (Tremolada, Finotto e Albadoro) ha fatto il resto. L’assenza di Carretta, Montalto (e Defendi) è stata ancora più devastante di quanto potevamo mai immaginare. Ma questa è la situazione e dopo un girone non ci si può appigliare alla sfortuna, agli arbitri o ai minuti di recupero. Questa è la Ternana. Nel bene e nel male.
Ora non resta che capire che cosa succederà in casa Unicusano. Cosa deciderà Bandecchi, perché ora tocca a lui. Ma qualsiasi cosa decida deve essere “senza se e senza ma”. Altrimenti si rischia di fare ancora peggio
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