Una cosa troppo triste per parlare di calcio
Era stata una bella partita, combattuta, vibrante, piena di indicazioni e di colpi di scena.
Ma per un giorno permetteteci di non entrare nello specifico, di ritardare il racconto delle nostre emozioni. Perché quando un evento così spiacevole come la morte entra in uno stadio dove si stava celebrando una festa non si può parlare di calcio.
La partita di fatto è finita con 8 minuti di anticipo. Giusto così. I tifosi hanno chiesto ai giocatori di finire prima in segno di rispetto. E in questo caso non valgono i colori delle maglie.
Inutile ora dire che è una scelta populista, che i tifosi non possono intervenire nelle scelte dell'arbitro. In questo caso nessuno è stato minacciato, nessuno ha avuto un confronto duro e a brutto muso con nessuno, nessuna maglia bruciata, nessuna croce sul campo. Una richiesta, accolta con sensibilità da parte dei due capitani in primis, da due allenatori, dall'arbitro e dalla Lega. Una decisione unanime.
Cosa sarebbe successo se la partita la stava vincendo il Perugia? La Ternana avrebbe lasciato i tre punti? O al contrario se la Ternana stava vincendo? I tifosi avrebbero comunque chiesto l'interruzione? Secondo noi sì, perché di fronte a una tragedia bisogna riconsidrare le priorità. Ci piace crederlo, poi magari non è vero.
Certo: non è successo nulla di più do quanto succede nella vita reale. La fatalità che ha colpito in maniera inaspettata un tifoso perugino di 62 anni. Ma per un segno di rispetto, lo stesso che hanno mostrato i giocatori in campo, anche noi posticipiamo di qualche ora il nostro editoriale. Questione di forma, che diventa sostanza, esattamente come gli ultimi 8 minuti di partita.