Una grande Ternana? “Yes we can”

Massimo Laureti

L’incontro con la stampa di fine anno ha rivelato un volto ancora più marcato del presidente D’Alessandro. Lui si pone obiettivi non certo limiti

L’idea ce l’eravamo fatta, abbastanza definita, già nei primi incontri con il nuovo proprietario della Ternana. Stefano D’Alessandro c’era parso non proprio un visionario ma comunque un imprenditore con un’idea ben chiara in testa: centrare subito la serie B per avviare un processo di crescita del club senza porsi limiti particolari. Del tipo, prima di tutto andiamo in serie B. Poi vedremo.
L’incontro di stamattina ha confermato l’idea originaria con qualche aggiunta a confermarne la giustezza. D’Alessandro i suoi soldi(tanti) ha deciso d’investirli nella Ternana consapevole che si trattava in primo luogo di un “salvataggio”. Perché la barca stava imbarcando acqua e c’era bisogno di frenarne la discesa repentina che poteva portarla addirittura a fondo.

Però il salvataggio non poteva essere l’unico obiettivo “salvifico” perché nel calcio ogni ristrutturazione economica è legata a doppio filo ai risultati ottenuti sul campo. Quindi, sistemati i conti per tutta la stagione c’era da fissare l’obiettivo imprescindibile, ovvero il ritorno immediato tra i cadetti. Certo, ci sarà pure un piano B però, stamattina, D’Alessandro l’ha tenuto in tasca. Gelosamente. Vale soltanto il piano A.

Quindi determinazione totale con un distinguo importante. Lui ha dovuto mettere mano alla struttura societaria, all’organizzazione del lavoro, ha tagliato qualche testa perché (questa l’estrema sintesi) la linea la detta lui che è il proprietario del club. Gli altri devono adeguarsi e chi non lo fa in fretta non viene certo trattenuto a forza (eufemismo).

Nessun intervento sulla parte tecnica perché lì, risultati alla mano, tutto funziona al meglio, anche oltre le aspettative

Il concetto ribadito è chiaro: la squadra è forte, è ben guidata. Il gruppo è coeso e ognuno dei componenti è perfettamente integrato. Tutti hanno chiaro l’obiettivo e lavorano sodo per raggiungerlo. La cultura del lavoro l’ha imposta Abate “con il quale c’è uno splendido rapporto”. Quindi l’intervento del presidente è stato marginale. “Anzi sono stati loro a trascinarmi sempre di più in questa impresa anche nei momenti difficili”.
Però c’è il mercato di mezzo che a volte può cambiare certe realtà che sembrano essere consolidate. In meglio ma anche in peggio. Di esempi ce ne sono tanti. Però se Abate e Mammarella chiederanno (e lo faranno) lui risponderà presente perché sarà un passaggio importante per arrivare al traguardo prima degli altri. Può essere una dichiarazione di facciata. Noi crediamo sia la verità perché l’investimento avrà gambe solide se l’obiettivo sarà raggiunto.

Comunicazione social, feeling con la piazza, progetti che tornano d’attualità. D’Alessandro ha detto che non si tirerà indietro

Andiamo per ordine e cominciamo con il progetto “stadio-clinica”. Ottimismo sparso a piene mani perché nel rapporto con Bandecchi è tornato il sereno e l’interesse a fare (anche economico) è di tutti. Centro sportivo? Idem. Ci sono già aree disponibili. D’altronde per sederti al tavolo dei grandi devi avere le carte in regola. Quindi impianti, settore giovanile capace di formare talenti contribuendo al futuro anche tecnico del club.

Quindi eccoci all’anno del centenario. Ci saranno iniziative, tante sorprese. C’è l’idea di ampliare la platea degli appassionati, fidelizzarli al club. Insomma, non è un D’Alessandro alla Barack Obama con il suo “Yes we can” (Si possiamo) delle elezioni americane ma ci andiamo vicino. E certe immagini social come quella foto scattata davanti alla Borsa di Milano hanno un significato. Lui c’è, ha idee e forza per centrare l’obiettivo e cullare sogni che oggi sembrano impossibili. Non ci resta che vivere…e verificare.