Una sconfitta immeritata, gli episodi contano. Ma queste Fere hanno bisogno del miglior Felipe
Stesso numero di tiri. Un tempo per parte: il primo leggero predominio del Livorno (soprattutto nella seconda metà), il secondo una Ternana spumeggiante (almeno fino al 20esimo). Un salvataggio sulla linea, una deviazione in tuffo che invece è andata dentro. Potremo finirla qui, la discussione sulla partita di Livorno.
"La Ternana è una buonissima squadra, non era facile oggi", parole e musica di Christian Panucci, felice di aver vinto, dello spirito dei suoi ragazzi perché sapeva che era difficile. Lo è stato, perché nel secondo tempo il Livorno ha sofferto e lo sa benissimo. La Ternana ha tenuto bene il campo, ha avuto un ottimo approccio alla partita. Ha subito il Livorno, poi è riuscita a prendere le misure e a prendere in mano la partita. Ma in questi casi bisogna capitalizzare. Le buone prestazioni la Ternana le ha fatte. Anche a Livorno. Ma bisogna essere più cinici, più cattivi, più efficaci sotto porta.
Ora la croce (idealmente) la porta sempre Avenatti. Che di sicuro oggi non ha fatto una buona partita. Che dall'inizio dell'anno sembra appannato (ecco perché serviva una punta di scorta) e che invece la scorsa stagione era stato decisivo. Ma non è solo Felipe che deve cambiare marcia. Lui sicuramente è quello su cui ci sono più aspettative. È il più forte, anche in prospettiva. Ma oggi per esempio sia Furlan che Belloni hanno vissuto di luci ed ombre. Oppure l'appoggio alla manovra dei due centrocampisti centrali è sicuramente di quantità (ed è funzionale al gioco di Breda) ma non può essere allo stesso tempo di qualità, per lo meno non quella che in alcuni casi servirebbe.
La Ternana ormai ha una sua identità precisa. Vive sulle fasce e sul martellamento degli interpreti sull'esterno. E così quando da lì passa di meno il gioco arrivano anche meno palloni in mezzo. Ma comunque, proprio per la qualità e la natura dei giocatori rossoverdi comunque i palloni arrivano. E bisogna essere più incisivi, più cattivi, più dal sangue freddo.
Ecco che manca per fare il salto di qualità: perché i complimenti (anche quelli dell'avversario) non servono per far punti in classifica.