E’ evidente che quando c’è di mezzo un cambio di proprietà ci sono anche dei momenti di grandissima confusione. Ed è anche normale che si cambi tutto quello che c’era prima.
In questo momento però a Terni la confusione ancora non si è dissipata, nonostante molte nuvole all’orizzonte si siano diradate. E il rischio di un temporale c’è sempre.
Il momento in cui si è “deciso” di fare il closing è particolare. In questo momento le squadre si costruiscono, prendono forma, si creano i gruppi e le basi per poter portare avanti la stagione. Iniziare con il piede sbagliato significherebbe cominciare in salita. E già in salita è iniziata questa avventura, in maniera preliminare, con la presenza di Ferrero che ora sembra essersi allontanata per aver battuto altre strade: l’avventura radiofonica all’UniCusano e la questione Sampdoria. Il closing ancora non è arrivato ma gli interpreti sulla scena rossoverde, lato tecnico, sono sempre gli stessi: Lucarelli e Leone.
Già questo di per sé è una piccola anomalia. Come detto chi arriva cambia tutto. In questo caso si è scelta la continuità come segno di rottura verso il passato (comunque Lucarelli era stato mandato a casa) e di razionalità (spese e conoscenza dell’ambiente per entrambi).
Ora ci sono loro due e nonostante le parole della società (“il direttore Leone è l’unico a rappresentarci in sede di mercato”) non mancano voci che si rincorrono, più o meno fondate, sulla sostituzione proprio del direttore sportivo. Da un coinvolgimento di Angelo Fabiani (come consigliere, visto che non crediamo possa lasciare il ruolo di direttore alla Lazio…) fino a Stefano Capozucca (che a Terni c’è già stato) e Daniele Faggiano. Solo per citare i più famosi. Di sicuro qualche abboccamento e qualche incontro c’è stato. Per conoscere persone, per avere dei punti di vista diversi, per poter avere l’opportunità di scelta. Per riflettere: come è successo anche per l’allenatore.
Immaginatevi di entrare all’improvviso in una stanza, come ospite d’onore, e pensate a quanti vorranno venire a stringervi la mano. Un conto è conoscere, un conto è poi davvero instaurare un rapporto di fiducia.
Questa fase però, che poi si interseca anche con il closing (che certamente sta portando via tempo e risorse) deve essere gioco forza chiusa, sempre che sia stata aperta. Leone o chi per lui, insieme all’allenatore, devono avere i paletti chiari sull’operatività della società. Sapere – sempre insieme,ovvio – su chi dover puntare o chi dover “sacrificare”, sempre che ce ne sia ancora bisogno.
In questo momento è troppo importante mantenere la categoria. E per farlo c’è bisogno ora di costruire la squadra, di gettare le fondamenta, di fare le scelte giuste. Appena fatto il closing, tutte queste energie e questo tempo devono essere riversate sulla squadra. Che ha bisogno di sicurezze, di giocatori in più o in meno, di una linea da seguire. E questo può arrivare solo dal Presidente e dalle sue scelte.
Purtroppo il tempo a disposizione non permette di poter fare dei tentativi o non concede molti margini di errore. Bisogna essere chiari e veloci. Consapevoli che la squadra (nonostante le partenze eccellenti: Palumbo, Partipilo, Di Tacchio, Ghiringhelli è comunque competitiva e forte. Ma va puntellata e va ricreato quello spirito che c’era all’inizio del “Lucarelli Primo”.
Si è detto che è finito un ciclo e che ne deve ripartire un altro. A maggior ragione ora che è cambiata proprietà. Anche se i costi devono essere più bassi, quello che non può mancare – a prescindere – è lo spirito, la voglia, la serietà, la programmazione. Sono cose che non si comprano e di cui c’è assoluto bisogno.
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