Ciao Ernesto, ternano vero. Hai portato la tua città nel mondo…
Abbiamo chiesto un ricordo di Bronzetti a Luca Marchetti, ternano, giornalista di Sky, che come è ovvio che sia lo ha conosciuto bene
Non c'è nessuno a Terni che non abbia mai sentito parlare di Ernesto Bronzetti. Il suo nome è un istituzione. Non solo a Terni. Ernesto è nella storia del calcio (mercato) italiano e forse come segno del destino ci ha salutato proprio stamattina, quando il calciomercato è ufficialmente finito.
Ha combattutto fino all'ultimo, ha vissuto fino all'ultimo, sempre a suo modo. Sempre con quell'aria sfrontata e genuina che gli ha aperto le porte delle sedi più importanti in Europa. Quegli stessi modi, schietti e diretti, che gli hanno permesso di farsi da solo. Ernesto non giocava a pallone, non è stato una star sul campo di gioco. Lo è stato fuori. Faceva il postino Bronzetti, ha conquistato Madrid.
Io ho avuto il piacere e l'onore di conoscerlo. Di lavorarci insieme. Di essere spalleggiato da lui, quando, all'inizio della mia avventura a Sky ho iniziato ad occuparmi di calcio mercato. Ai miei capi bastava che conoscessi Ernesto per poter avere qualche notizia in più. E lui non si è mai tirato indietro, sempre a modo suo. Una pacca sulla spalla, ti indicava la strada e poi dovevi camminare da solo. Ma mai ha indicato una strada sbagliata.
La prima volta che ci siamo visti fuori Terni era per la presentazione di Figo e Cambiasso all'Inter. Naturalmente li aveva portati lui. Ero per la prima volta alla Pinetina. Dovevamo fare delle dirette per Sky. Ernesto venne a fare le interviste, ci portò personalmente i giocatori alla telecamera. Finimmo più tardi degli altri e rimanemmo quindi con i dirigenti dell'Inter praticamente da soli. "Sto picchietto qua trattatemelo bene, è de Terni come me. Semo fatti bene noi", poi girandosi verso il buffet (desolatamente vuoto dopo che erano passati i colleghi giornalisti) esclamò: "ambe… Qui se so magnati tutto: e poi dicono a noi procuratori!".
Ecco questo era Ernesto. L'uomo che da Terni è riuscito a trattare i trasferimenti dei palloni d'oro. Madrid era la sua seconda casa anche se lo spagnolo, bene bene, non l'ha mai imparato. Era uno spagnolo della conca, lo capivo benissimo anche io, figuriamoci Florentino Perez. Non aveva bisogno di traduttori Ernesto. Parlava un linguaggio universale: affari, calcio e sorrisi. Alle volte anche urla. Sono mille le trattative importanti che ha fatto e non ha mai dimenticato la sua città e la sua Ternana. Ne è stato anche direttore sportivo all'inizio della sua carriera. Ha consigliato i presidenti a più riprese. Uno degli ultimi ad essere stato "segnalato" è stato Mimmo Toscano.
Ciao Ernesto, hai conquistato il mondo senza perdere un briciolo di te stesso. Ci mancherai.