Popescu a TN, il ragazzo dalle mille vite: “Io con Ravanelli, Avenatti poi Stramaccioni e… una scommessa”
Sono “bastate” due partita da titolare con il coltello fra i denti e un coniglietto sul suo account instagram per entrare definitivamente nel cuore dei tifosi. “Ma non contano le parole su internet, contano i fatti”. E’ fatto così Stefan Popescu, tante vite in una, ad appena 21 anni. Anche in rossoverde, tante vite.
Neanche due mesi fa aveva fatto le valigie, aveva salutato i suoi amici nello spogliatoio. E aveva rimesso il suo contratto nelle mani della società.
E poi?
“E poi è successo che ho parlato con Tesser. E’ stato onesto con me, mi ha detto quello che volevo sentirmi dire. Che aveva bisogno anche di me. Che in una stagione c’è bisogno di tutti e che non potevo andare via. Mi ha fatto sentire importante, senza promettermi nulla. Gli devo molto”.
Perché volevi andare via?
“Era un momento difficile. Difficile a livello di testa. Stavo male. Ero da solo. Venivo da un altro paese. Non mi sentivo compreso. Credo possa succedere. Ora è tutto passato”.
Ora è tutto passato, vero. Ora Stefan Popescu è perfettamente integrato nel gruppo, quando è chiamato in causa butta in campo tutto quello che ha, senza risparmiarsi mai. E fuori va d’accordo con tutti, soprattutto con Avenatti. E’ in macchina con lui mentre ci facciamo questa chiacchierata.
E se la ride…
“Mi piace giocare in marcatura: datemi un avversario e io faccio il mio. Non gli faccio toccare un pallone! La mia qualità? L’aggressività”.
E il tuo difetto? Dove devi migliorare?
“Non devo fare falli inutili!”. E giù che ride…
Difesa a tre o difesa a quattro?
“Io preferisco la difesa a tre, mi trovo meglio. Proprio nella posizione in cui sto giocando. Ma va benissimo quello che decide Tesser. Davvero, non sono diplomatico”.
Ma se fossi un attaccante avresti paura di Stefan Popescu difensore?
“Se io fossi un attaccante? Certo che avrei paura di me come difensore! Chiedilo a Felipe se bisogna aver paura di me… Felipeeeee”. Felipe non si sente bene, si sente che ride e Stefan conferma che anche Felipe ha paura di lui. Insomma se la intendono… “Si siamo una bella coppia. Siamo nati nello stesso anno: unica differenza è che lui è alto 1 metro e 96, io 1 e 79”.
L’altra differenza, aggiungiamo noi, è che Stefan prima di arrivare a Terni ha quasi fatto il giro del mondo. E ce lo racconta lui…
“Sono arrivato in Italia quando avevo 16 anni. Ero nella scuola calcio di Giga Popescu – ah, non siamo parenti, magari! – e abbiamo fatto un torneo ad Alatri, vicino Roma. Siccome c’era una sorta di collaborazione con la società giallorossa mi sono fermato insieme ad altri giocatori fra cui Mladen (ora al Sudtirol), Stoian (Bari) e Pena (portiere, attualmente svincolato). Erano tutti più grandi di me. Mi hanno tenuto. Ero negli Allievi di Stramaccioni, abbiamo vinto il campionato”.
E com’era Stramaccioni?
“Un grande. Intelligentissimo. Io mi sono trovato benissimo con lui. Rapporto giocatore allenatore eccellente. Si merita di stare dove sta”.
E poi?
“E poi sono stato a Cesena, in Primavera. Poi il mio procuratore Ludovic Fattizzo mi ha portato all’Ajaccio, dove c’era anche Adrian Mutu. Solo che io all’Ajaccio non potevo firmare un contratto da professionista e il loro settore giovanile non era competitivo, e quindi sono andato il prestito a Marsiglia. Poi sono tornato e ho giocato nell’Ajaccio. Giocavo a centrocampo: quarto a sinistra. Sai, lì bisognava difendersi. Giocavamo contro squadre importanti. Ma io preferisco marcare… te l’ho detto. Vuoi sapere chi era il mio allenatore all’Ajaccio?”.
Dimmi…
“Ravanelli! Come giocatore del Perugia non lo giudico (ride di gusto) ma devo dirti che anche con lui come allenatore mi sono trovato benissimo”.
Ma alla Ternana come ci sei arrivato?
“Manca ancora un po’. Perché dopo l’Ajaccio sono tornato a casa, alla mia prima società: l’Astra Giorgi. Poi in estate è venuta fuori la possibilità del Cagliari. Ho rescisso il contratto e ho firmato per il Cagliari. Il resto della storia lo conosci”.
Ammazza oh… sembra che invece di avere 21 anni ne hai 56!
“Ahahah! Felipeeee ha detto che ho 56 anni!”.
Quante lingue sai?
“Rumeno, italiano, francese molto bene. So anche un po’ di inglese, ma non mi piace. E ora che esco con Felipe hablo en espanol”.
Ma l’italiano lo avevi studiato da prima?
“No no, cosa vuoi che abbia studiato! Sono andato via di casa a 15 anni”.
Ti manca la Romania o sei diventato cittadino del mondo?
“No no, la mia casa è sempre la Romania. Mi piace come si vive lì. Tornerò a vivere a casa mia, a Iasi. Dalla mia famiglia”.
I tuoi genitori vivono su?
“Si. Mio papà è nel ramo immobiliare. Mia mamma è a casa, con il mio fratellino che ha 8 anni: fa l’attaccante”.
Ma quindi picchi anche lui? Dovrai dargli qualche consiglio…
“No no. Ancora non sono cattivo quando giochiamo. Non posso, aspetto almeno altri 7-8 anni!!! Poi gli do il numero di Felipe, i consigli glieli dà lui… meglio”.
Anche perché, viene fuori una previsione di Popescu ad Avenatti.
Al di là dell’amicizia, c’è una scommessa in corso. “Già gliel’ho detto: segna 10 gol entro la fine dell’anno. Non mancano molte partite, si deve sbrigare”.
Anche perché ora anche ufficialmente ne ha fatto uno in meno, visto che il gol del derby, anche per la Lega, è di Falletti. E si sente ancora Felipe in sottofondo: “Giusto così, il gol è sempre stato suo”. Della scommessa non dice nulla: Popescu e Felipe non sono amici per caso: preferiscono far parlare il campo. Le chiacchiere servono a poco…