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Dal cantiere navale all’esordio in serie A

Anni ’70: il solo nominarle queste due “paroline magiche” fanno venire alla mente di tanti tifosi ricordi indelebili: gioie, passioni, nomi di calciatori che hanno fatto la storia della Ternana, festeggiamenti, bandiere, porchettate, la Fontana di Piazza Tacito con la bandiera sul pennone, i tuffi nella Fontana stessa, trasferte.

Tutto ciò può essere associato agli anni ’70, perché quelli sono stati anni importanti per il tifo in una città di provincia come Terni. E chi li ha vissuti non può certo lasciarli nel dimenticatoio della propria memoria, e forse è anche per questo che al Liberati ci sarà sempre lo “zoccolo duro” che non abbandonerà mai, nonostante le pay-tv, i tornelli, le tessere del tifoso, le delusioni, le norme assurde che regolano il calcio di oggi.

L’ex-rossoverde che abbiamo incontrato per questo numero di “DAJE MO’” è un nome che rappresenta tutto ciò: Pietro Biagini.

Biagini nasce a Viareggio (LU) il 27-07-1952 e cresce calcisticamente nella “Nuova Juventus” di Viareggio, nel ruolo di difensore di fascia. Arriva al Torino nella stagione 1971-’72 ma non riesce ad esordire in massima serie, quindi si andrà a fare le ossa in squadre di serie C e B prima di arrivare alla Ternana, nell’estate del 1974, proveniente dal Parma. La società rossoverde si apprestava a partecipare per la seconda volta al campionato di serie A con alla guida Mister Riccomini.

Rimarrà alla Ternana per cinque stagioni, dopodiché si trasferirà al Brescia dove vincerà il campionato di serie B, tornando quindi nella massima serie nella stagione successiva.

Poi vestirà le maglie di diverse società di serie B e C, fino al termine della carriera, che avverrà al termine della stagione 1984-’85, con la maglia dell’Akragas.

Oggi Biagini vive a Sangemini, a due passi dalla città di Terni, che lo ha sempre amato per il suo attaccamento alla maglia rossoverde.

Signor Biagini, come comincia la sua storia con il calcio?

"Come tutti i bambini di quel periodo, ho cominciato giocando nella strada sotto casa, sulla spiaggia o in pineta. Poi sono arrivato ad una piccola società della mia città: la Nuova Juventus. Qui fui notato da un talent-scout di nome Franceschini, il quale cercava giovani calciatori da scoprire e valorizzare, acquistandoli e poi rivendendoli alle società professionistiche. Fu quindi grazie a lui che arrivai all’Empoli. Successivamente fu sempre Franceschini che mi cedette al Torino, dove esordii con la formazione Allievi, e dove trovai come allenatore Mister Sentimenti III".

Come si comportò la famiglia Biagini nei confronti del piccolo Pietro e della sua passione per il calcio?

"Quando il mio cartellino venne acquistato da Franceschini, mio padre mi aveva appena trovato lavoro nel cantiere navale dove lavorava lui. Avevo appena terminato la Terza Media e lui era fermamente convinto che quello del calciatore non fosse un vero lavoro, quindi inizialmente non accettò di buon grado l’idea, anche perché i patti con Franceschini erano che un suo tesserato doveva dedicarsi esclusivamente al calcio, e non doveva avere un impiego lavorativo. Fu soprattutto mia madre quindi che fece di tutto per convincerlo a farmi andare".

Arrivò alla Ternana nell’estate del 1974. La società rossoverde era appena stata promossa in serie A per la seconda volta. Che ambiente trovò?

"Conoscevo Rossi Ferdinando, il quale fino alla stagione precedente aveva militato nella Ternana, e lui mi aveva parlato molto bene dell’ambiente rossoverde. Sono arrivato a vestire la maglia delle Fere rientrando nell’affare-Garritano, tra la Ternana ed il Torino.

Il primo anno, quello della serie A, sinceramente non mi trovai benissimo, dato che arrivavo da una città come Parma, dopo essere stato a Torino, e Terni, piccola città di provincia, all’epoca sinceramente non offriva molto. Poi, dall’anno successivo, una volta ambientato, le cose migliorarono moltissimo e diventò la mia città di adozione.

Nella stagione successiva, quella del 1975-’76, sarei dovuto andare al Modena che mi aveva fortemente richiesto, poi però l’arrivo di Mister Galbiati sulla panchina rossoverde bloccò l’operazione e rimasi felicemente a Terni".

Allenatore di quella squadra era Mister Riccomini. Che ricordo ha del Mister?

"Per il gioco che esprimevano le squadre di Riccomini, molto votate a difendersi piuttosto che attaccare, io non ero molto indicato, ed infatti mi “vedeva” molto poco, e di conseguenza giocai pochissime partite. Io ho sempre preferito giocare in squadre più propense ad attaccare, e con lui era esattamente il contrario. Però, nonostante questo aspetto tecnico, di lui ho un buon ricordo, ed ogni volta che mi capita di incontrarlo nella mia città di nascita, Viareggio, dove lui vive, ci salutiamo sempre calorosamente".

In quella stagione scese in campo solo in sette occasioni, oltre alle due di Coppa Italia. A cosa si deve, secondo lei, questa delusione?

"Come dicevo prima, lui privilegiava i difensori-marcatori, mentre io ero più un terzino di fascia che amava attaccare. Inoltre venivo dalla serie B e non avevo nessuna esperienza in serie A".

Secondo lei quali furono i motivi dell’immediata retrocessione?

"Riccomini preferì giocare con una formazione-base per l’intero campionato, e nel girone di ritorno ci fu un crollo fisico da parte di alcuni miei compagni, anche a causa di pochi ricambi validi. Ad esempio ricordo un girone di andata di Donati veramente spettacolare, mentre nella fase finale del campionato crollò letteralmente. Oltre a questo aspetto, credo che alcuni giocatori non resero secondo le aspettative iniziali".

Nella stagione successiva l’ambiente si aspettava un campionato di vertice, invece si rivelò una stagione anonima. Quali i motivi, troppi cambi in panchina?

"Il nuovo allenatore, Mister Galbiati, non fu accettato molto bene da una parte della squadra, a causa del suo carattere molto chiuso ed introverso. Poi arrivò Mister Edmondo Fabbri, il quale aveva un curriculum di tutto rispetto, ma si rivelò una delusione, visto che aveva dei metodi che, secondo me, non ti lasciavano nessun insegnamento. Nonostante questo però, l’arrivo di Fabbri inizialmente diede una scossa positiva e cominciarono ad arrivare dei buoni risultati. Ma ad un certo punto ci fu un crollo fisico che portò la Ternana a piazzarsi in una mediocre posizione di classifica".

La stagione 1976-’77, con un altro tourbillon sulla  panchina rossoverde, si rivelò un vero e proprio supplizio, con la salvezza, ormai quasi insperata, arrivata solo all’ultima giornata, dopo la “vittoria-miracolo” al Cibali di Catania nella giornata precedente. Che esperienza fu quella stagione per il giocatore Biagini?

"Fu un vero e proprio “miracolo”, dovuto soprattutto all’opera di Mister Andreani. Precedentemente anche Mister Maldini provò a cambiare lo stato delle cose ma i risultati non arrivarono.

C’è da dire anche che la preparazione estiva con Mister Fabbri fu veramente molto scadente e questo comportò un vero e proprio calo fisico ad un certo punto della stagione. Fabbri, ad un certo punto, mise fuori rosa Mendoza, e fu solo con l’arrivo di Mister Maldini che venne reintegrato.

Inoltre i nuovi arrivati non resero come ci si aspettava.

Andreani cominciò a farci lavorare sugli schemi di gioco, come successivamente avrebbero fatto allenatori ben più celebri, come Orrico e Sacchi.

Sono assolutamente convinto che il merito della salvezza fu soprattutto il suo!".

In quel campionato lei realizzò tre reti: doppietta contro la Sambenedettese (2-0, il 24-10-1976) e goal vittoria esterna ad Avellino (0-1, il 06-02-1977). Se ci pensa, quei tre goal furono comunque determinanti ai fini della salvezza. Che sensazione le suscita il ricordo di quelle due vittorie importantissime? Le era mai capitato di realizzare una doppietta?

"Intanto non mi era mai capitato di fare una doppietta, e non mi sarebbe più capitato per il resto della mia carriera. Quella è rimasta la mia unica doppietta.

Quella partita con la Samb arrivava dopo una brutta sconfitta a Ferrara (4-0). Un giornalista molto conosciuto a Terni all’epoca ebbe parole molto dure nei miei confronti.  Mister Fabbri mi consigliò di non leggere i giornali l’indomani, ma io non gli diedi retta e nel leggerlo mi caricai di rabbia! E con rabbia scesi in campo, riuscendo a realizzare quelle due reti. Alla seconda andai sotto la tribuna e feci un gesto non troppo carino nei suoi confronti. Non proprio signorile, ma una gran bella soddisfazione!

Nella partita di Avellino invece ricordo i tanti complimenti che mi fece Viciani, allenatore degli irpini".

Poi finalmente si cambia registro. Arriva sulla panchina delle Fere Mister Marchesi e il campionato vede la Ternana sempre tra le prime posizioni, per poi però perdere velocità sul finire dello stesso, con conseguente delusione per l’ambiente rossoverde per la quarta posizione finale che non assicurava la promozione. Molti pensarono che fu una scelta della Società. Cosa ne pensa Biagini, a distanza di tanti anni?

"Non credo assolutamente a questa teoria! La Società, vista l’esperienza dell’anno precedente, lavorò oculatamente, affidandosi ad un mix di giovani e giocatori esperti. Il risultato fu una squadra molto compatta, con giocatori molto rapidi che difendevano e ripartivano continuamente. Marchesi era un allenatore molto bravo. Preparava benissimo le partite, facendoci anche vedere i filmati della squadra prossima avversaria.

Io credo che il crollo avvenne soprattutto a causa dell’infortunio di Pagliari, il quale era importantissimo per il nostro tipo di gioco".

L’anno successivo, stagione 1978-’79, ancora un cambio di panchina, arriva Mister Ulivieri. Al termine della stagione la Ternana si piazzò a centro classifica. Ricorda se la considerò una delusione? Oppure obiettivamente non si poteva fare molto di più?

"Ulivieri era un allenatore che amava il bel gioco, offensivo, e questo comportò delle difficoltà iniziali. Poi però prendemmo le misure ed il gioco migliorò moltissimo, e di conseguenza cominciarono ad arrivare anche i risultati.

Quella fu sicuramente la mia migliore stagione in rossoverde, dato che il Mister riuscì a sfruttare nel migliore dei modi le mie caratteristiche.

Sinceramente non avevamo una squadra tale da poter ambire ad un campionato di vertice, quindi alla fine fu il risultato che tutti ci aspettavamo, con una salvezza tranquilla".

Poi nell’estate del 1979 lei lascia la Ternana trasferendosi al Brescia. Immagino che la considerò una scelta azzeccata, visto che al termine di quel campionato la Ternana retrocesse in serie C e il suo Brescia conquistò la promozione in serie A. Fu sua la scelta di andarsene?

"Fu una richiesta del Brescia e di Mister Simoni in particolare, il quale mi aveva visto giocare anni prima, quando militavo nel Parma, in una partita contro il Varese. Da quel giorno spesso provò a portarmi con lui, riuscendoci solo in quella stagione.

Ovviamente anche la Ternana accettò l’idea di farmi partire".

Nelle cinque stagioni che vestì la maglia rossoverde, come abbiamo visto, ebbe modo di cambiare molti allenatori (Riccomini, Galbiati, Andreani, Fabbri , Maldini, Marchesi, Ulivieri). Con chi si trovò meglio, e perchè?

"Come dicevo prima, sicuramente con Ulivieri, perché il suo tipo di gioco rispecchiava quello che piaceva a me: bel gioco, votato all’offensiva".

Quale è la partita in rossoverde che ricorda con più entusiasmo? E quella che invece vorrebbe assolutamente rigiocare?

"Quella che ricordo con più emozione, nonostante la sconfitta, sicuramente il mio esordio in rossoverde ed in serie A, contro il Cagliari al Liberati (0-2, il 20-10-1974), dove marcavo Nenè (recentemente scomparso). Ad un certo punto, a pochi minuti dal termine, io fui preso dai crampi, e lui con molto fair-play mi venne a confortare. Un vero “signore” di altri tempi!

Invece la partita che vorrei rigiocare è quella con l’Ascoli in trasferta (1-0, il 27-04-1975), dove accadde un po’ di tutto, specie da parte dell’arbitro nei nostri confronti., il quale addirittura arrivò ad offendere noi calciatori in campo!

Ho sempre avuto la sensazione che si trattò di un vero e proprio complotto nei nostri confronti. La vorrei rigiocare sul campo e non…nel “Palazzo!".

Nella sua carriera in rossoverde, chi è stato il compagno di squadra da cui ha imparato di più?

"Un nome su tutti: Benatti! Un giocatore dalla tecnica sopraffina, che non buttava via mai la palla. Aveva una padronanza nel tocco di palla che impressionava! Sicuramente avrebbe meritato una carriera ancora più prestigiosa di quella che ha avuto".

Le è mai capitato di sognare una carriera diversa da quella che ha avuto?

"Si! Accadde nel 1970, dopo aver vinto il campionato Primavera con il Torino. A Novembre mi chiese il Novara in serie B, ma il Torino non mi fece andare, e mi fu detto che avrei presto esordito in prima squadra. A Natale andai a casa per le ferie e destino volle che mi ammalai di epatite virale. Questo mandò in fumo i programmi ed il mio esordio in serie A rimase nel cassetto dei miei sogni.

Speravo in una considerazione diversa da parte di Mister Giagnoni ma quella malattia me lo impedì. Ovviamente non abbiamo la controprova, però se non fosse stato per quella malattia chissà cosa sarebbe potuto accadere?

Però c’è sempre un rovescio della medaglia. Quell’episodio mi servì molto per fortificarmi caratterialmente, qualità questa che mi servì molto nel proseguo della carriera".

Quanto è cambiato il calcio di oggi rispetto a quello dei suoi tempi? E perché?

"Ai miei tempi il calcio era caratterizzato maggiormente dall’aspetto tecnico più che da quello fisico. Oggi invece è esattamente l’opposto, trascurando quelle che sono le caratteristiche come la qualità, il dribbling, la tecnica, e privilegiando invece la corsa e l’aspetto fisico".

A cosa si deve la sua scelta di tornare a vivere a due passi dalla città di Terni?

"Mia moglie è ternana e quando ho smesso di giocare è stato del tutto naturale iniziare a lavorare nell’attività di mio suocero e di conseguenza di rimanere a Terni. E questo anche perché mi sono sempre trovato benissimo nell’ambiente di Terni e con la genuinità tipica dei ternani".

La carriera di Biagini in rossoverde:

1974-75 (Serie A): Presenze in campionato: 7, Goal realizzati: 0 Presenze in Coppa Italia: 2, Goal realizzati: 0

1975-76 (Serie B): Presenze in campionato: 22, Goal realizzati: 1 Presenze in Coppa Italia: 4, Goal realizzati: 0

1976-77 (Serie B): Presenze in campionato: 32, Goal realizzati: 3 Presenze in Coppa Italia: 4, Goal realizzati: 0

1977-78 (Serie B): Presenze in campionato: 34, Goal realizzati: 1 Presenze in Coppa Italia: 4, Goal realizzati: 0

1978-79 (Serie B): Presenze in campionato: 37, Goal realizzati: 0 Presenze in Coppa Italia: 4, Goal realizzati: 0

La carriera di Pietro Biagini:                                            

1971-72: Torino (serie A)        presenze: 0, goal: 0

1972-74: Parma (serie C-B)     presenze: 35, goal: 0

1974-79: Ternana (serie A-B)  presenze: 132, goal: 5

1979-81: Brescia (serie B-A)   presenze: 60, goal: 1

1981-82: Cavese (serie B)       presenze: 19, goal: 2

1982-83: Taranto (serie C1)    presenze: 18, goal: 3

1983-84: Reggiana (serie C1) presenze: 19, goal: 0

1984-85: Akragas (serie C1)   presenze: 9, goal: 1

                                                                       Marco Barcarotti

Visitate il sito www.memorierossoverdi.it: filmati d’epoca, foto, articoli, poesie, collezioni di figurine, biglietti, gadgets, ecc. sulla Ternana.

Redazione TernanaNews

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