De Canio story: più dolori che gioie in rossoverde…
Chiamato al capezzale di una Ternana che non riusciva più a staccarsi dall’ultimo posto in classifica in serie B, De Canio ha provato a fare il miracolo da febbraio dello scorso anno. Dopo l’avventura di Pochesci – interrotta traumaticamente a causa delle vittorie che non arrivavano – e dopo l’interregno di Mariani (che non riuscì a vincere una partita) l’esordio di De Canio avviene contro il Bari in casa. Un giorno e mezzo per preparare la partita e inevitabilmente arriva una sconfitta.
De Canio aveva convinto il presidente Ranucci per la sua esperienza e per la sua serenità. Aveva appoggiato in pieno il progetto della società: cercare di salvarsi. Ma indipendentemente dalla stagione da ultimare De Canio aveva stilato delle linee guida per far crescere nel complessivo la società. Per continuare ad essere ambiziosi nonostante una stagione maledetta. Per questo firma un triennale: intorno a lui e alla sua esperienza la Ternana avrebbe voluto tornare grande.
La Ternana sotto la sua guida riesce a tornare alla vittoria contro la Cremonese. Perde malamente ad Ascoli una partita che poteva essere vitale, ma si rimette comunque in carreggiata. Arriva all’apice della sua stagione con la vittoria nel derby contro il Perugia: la Ternana torna a vincere contro i “cugini” e vede la salvezza. Poi il blackout totale. Cinque sconfitte consecutive quando invece bisognava soltanto vincere per avere speranze.
La Ternana retrocede per ultima, ma all’allenatore lucano non vengono assegnate troppe responsabilità visto che gli errori durante la prima stagione dell’Unicusano in B sono stati tantissimi. Quindi si riparte da lui e con lui. Il progetto è fare una squadra che possa vincere senza troppi problema la C, una squadra completa, senza punti deboli che lui avrebbe dovuto condurre con la sua esperienza in un campionato di vertice. Gli viene affiancato (anche seguendo le sue indicazioni) Danilo Pagni, con cui però il feeling non sboccia, per costruire la squadra. Ma le indicazioni principali sono le sue e la società lo segue in tutto e per tutto. Senza badare a spese. L’integrità morale di De Canio non si mette in discussione: arrivano giocatori importanti anche grazie al suo nome.
La calda estate dei tribunali non lo aiuta: la Ternana gioca la prima partita di campionato il 30 settembre, gli altri hanno già iniziato, hanno cominciato il rodaggio. La Ternana no. E si trova a giocare ogni tre giorni a lungo. Arrivano due pareggi, ma la Ternana sembra forte. Comincia ad ingranare e tutte le nubi si diradano. Ma quando tutto sembra mettersi per il meglio, nonostante qualche mugugno, la squadra si pianta. Imolese, Feralpi, Pordeonone e Vicenza: solo due punti. La Ternana si riprende: ci sono infortuni di mezzo, Vives che non c’è mai, il caso Diakité, qualche svista arbitrale. Di alibi quanti ne volete, ma la Ternana – secondo Bandecchi – doveva essere prima. Arriva l’altro trittico: Sudtirol, Giana e Ravenna. Un solo punto e la rabbia dei tifosi che monta. De Canio appeso a un filo sembra arrivato a fine corsa, ma Bandecchi sceglie di prendere un direttore sportivo (Luca Leone) invece che cambiare allenatore.
La vittoria con il Teramo e le due settimane seguenti di riflessione non hanno comunque fatto cambiare il trend intorno a De Canio. E’ arrivata la sconfitta contro il Fano: dolorosissima. E così è arrivata la decisione ufficiale: De Canio non è più l’allenatore della Ternana.