E per premio cappotti e scarpe Sommario: L’altro calcio di Giorgio Tonato
Chi scrive ha avuto modo di conoscere e scambiare delle opinioni con molti ex-rossoverdi. Parlare con loro spesso ha significato fare un salto nel tempo e calarsi in una realtà completamente diversa dall’attualità. Sentire parlare di passione da chi, ad esempio, pur di giocare a calcio lo faceva scalzo, oppure dopo aver fatto chilometri a piedi per arrivare al campo, credo sia sicuramente “istruttivo” per il sottoscritto, ma forse ancora di più dovrebbe esserlo per i giovani di oggi che il calcio lo vivono in maniera completamente diversa, tra agi un tempo del tutto impensabili.
E’ anche per tale motivo che per questo primo numero di “Daje mo’” e per Ternananews abbiamo deciso di pubblicare questa intervista postuma, realizzata poco tempo prima che un improvviso malore colpisse Giorgio Tonato. Un modo, insomma, per ricordarlo, in maniera particolare, in prima persona.
Tonato nasce a Papigno il 19 febbraio 1939. Inizia a giocare a calcio fin da bambino nelle squadre minori della città nel ruolo di difensore, ed arriva alla Ternana nella stagione 1958-59 proveniente dall’Unione Sportiva Lavoratori Terni. Rimarrà in rossoverde per due stagioni, ma nel Novembre del 1960, durante il periodo del suo servizio militare, viene ceduto in prestito alla Società delGradisca d’Isonzo, dove rimarrà anche nella stagione successiva. Farà poi ritorno in casacca rossoverde nella stagione 1962-63 con il mister Carapellese, riuscendo però ad ottenere poche presenze. Nella stagione successiva verrà ceduto definitivamente al Foligno, avversario delle Fere nel campionato di IV serie, girone D. Una volta appese le scarpe al classico chiodo, Tonato intraprende la carriera di allenatore, sedendo per molti anni sulle panchine delle maggiori squadre dilettantistiche del circondario ternano. Giorgio Tonato è deceduto il 28giugno 2013.
“Non ricordo certo la data di quando diedi il primo calcio ad un pallone, però ho bene impressa in me la situazione.Dopo la guerra abitavo letteralmente all’interno dello stadio di Viale Brin, nel senso che sotto la tribuna erano state ricavate delle abitazioni di fortuna, ed io abitavo lì con la famiglia di mio zio, essendo io un orfano di padre. Da lì a passare tutto il mio tempo libero nel campo giocando a calcio, scalzo perché non potevo permettermi le scarpe, il passo fu naturalmente molto breve.
Un giorno l’allenatore dell’Unione Sportiva Lavoratori Terni, De Bonis, disse a me e a Lori che ci aveva richiesto la Società rossoverde e che saremmo dovuti andare nella sede della Ternana per sentire la loro proposta. Il giorno dopo andammo, emozionatissimi e pieni di speranze, e firmammo immediatamente con il Presidente De Sio.L’indomani il Mister dell’Usl Terni, De Bonis, ci convocò in sede e ci sgridò per tale comportamento, perché ci disse che nel frattempo ci aveva richiesto la Roma. Rimanemmo entrambi di stucco! Non poteva dircelo prima,
Cominciai giocando da centravanti, poi l’allenatore decise di farmi giocare come difensore, e questo anche a causa di qualche “figuraccia” a causa del manto erboso della “Pista” di Viale Brin, che non era certo un biliardo! Essendo molto giovani era facile farsi prendere dall’emozione.
Le trasferte spesso erano delle vere e proprie avventure! Si partiva, ad esempio per la Puglia, il sabato pomeriggio, e si arrivava in tarda serata che eri stanco morto! Per non parlare poi di quelle in Sardegna, dove ovviamente avvenivano con la nave, partendo il venerdì sera. Quando sbarcavi, di tutto avevi voglia tranne che di andare a giocare! Io poi soffrivo anche il pullman, figuriamoci quello che soffrivo quando dovevamo prendere la nave, e magari c’era mare mosso! E consideriamo poi che chi lavorava come me, usciva dal lavoro a mezzogiorno del sabato, dopo sei ore lavorative, per partire per queste trasferte. Moretti, che come me lavorava, quando andavamo in trasferta, si addormentava sempre sulla mia spalla, tanta era la stanchezza! Il viaggio si faceva in pullman, e si facevano delle strade di montagna sperdute dal mondo, al punto che, è capitato più volte, se andavi a chiedere informazioni a qualche persona che incontravi, la sua reazione era quella di scapare, tanto era il timore verso gli sconosciuti!
Erano tempi bui dal punto di vista economico, per tutti, anche per la Società, e di soldi se ne vedevano veramente molto pochi! Mi è capitato di chiedere ad esempio, cinquecento lire per potermi comprare delle scarpette da calcio, ma la risposta era sempre quella: “se diamo cinquecento lire a voi, rischiamo di non tornare dalla trasferta!” ci sentivamo rispondere. Ci davano dei buoni-pasto da utilizzare nei ristoranti convenzionati, però era solo uno al giorno, quindi se mangiavi a pranzo non mangiavi a cena. E chi, come me, non se la passava benissimo economicamente in famiglia, spesso saltava qualche pasto, con tutte le conseguenze del caso anche dal punto di vista del rendimento in campo. Dire queste cose oggi potrà sembrare incredibile, ma era esattamente così!
Nel campionato 1959-60 giocai tutte e 34 le partite. Era una formazione composta da giocatori quasi tutti di Terni o del circondario, come Andreani, Moretti, Borghesi, Menciotti, Lori, Cavalli, i fratelli Amerini, ecc. Un campionato dove partimmo alla grande, tanto è vero che al termine del girone di andata eravamo primi. Poi la Società decise di fare degli acquisti che avrebbero dovuto rinforzare la squadra, invece il risultato fu, che ci salvammo dalla retrocessione all’ultima giornata!
Nei primi due campionati giocai come titolare, poi nel successivo collezionai solo sette presenze. Il motivo? Era accaduto che ero partito per il servizio militare che allora era di 18 mesi. Ero stato mandato a Gradisca d’Isonzo e giocai per un campionato nella squadra di quella cittadina, nel campionato di Promozione. Però non ero stato ceduto dalla Ternana, ma “semplicemente” giocavo sotto falso nome, al posto di un’altra persona. Infatti per i giornali locali dell’epoca, quello che scendeva in campo non era Tonato ma… Cucca. In quei tempi poteva accadere veramente di tutto!
Nell’estate del 1963 venni ceduto al Foligno, sempre in IV serie. Ovviamente ci rimasi un po’ male. Il 12 aprile 1964 tornai in viale Brin da avversario, indossando la maglia del Foligno. Ricordo che avevo un piccolo infortunio muscolare e rischiavo di non poter giocare, però ci tenevo tantissimo. Mister Ganzer mi fece fare il riscaldamento per vedere come reagivo, poi mi disse che avrei fatto parte della formazione, e che lui si sarebbe preso ogni responsabilità. Feci una delle mie partite più belle, al punto che un rossoverde (non farò il nome!) ad un certo punto mi disse: “vuoi farci perdere il campionato?”. Poi, a soli 13 minuti dal termine, Perli fece un goal incredibile dalla linea di fondo campo, riuscendo a mettere il pallone sul “sette” della nostra porta.
Però la delusione più grande l’ebbi proprio a Foligno, quando fui ceduto senza motivo, dopo un campionato pieno di soddisfazioni personali. Probabilmente i motivi furono “politici”, nel senso che qualche dirigente biancoazzurro non gradiva molto le mie opinioni politiche.
Quando il Foligno mi mise in “lista condizionata” (libero di accasarsi con un’altra società) andai da Mister Caciagli, allenatore della Ternana, e gli chiesi se potevo allenarmi con loro. Lui acconsentì immediatamente, e dopo qualche giorno mi chiese di rimanere. Purtroppo fu la società che decise diversamente, e così il mio sogno sfumò.
Il calcio mi ha dato molte soddisfazioni. Ricordo che al Foligno prendevo 80 mila lire al mese che, sommati al mio stipendio di lavoratore dell’Acciaieria, mi permettevano di vivere dignitosamente. Poi c’erano i premi, che spesso erano “in natura”, come scarpe, cappotti, ecc. La maggiore per me, è il fatto che ancora oggi, quando vado in giro per il centro della nostra città, i tifosi meno giovani ancora mi riconoscono e mi fermano per parlare di quei tempi. Ho solo un rimpianto. All’età di 20 anni mi chiese il Foggia, che militava in serie B, ma non se ne fece nulla perché io stavo per essere chiamato per il servizio militare. Il rimpianto nasce dal fatto che io, come detto, ero orfano di padre, mio fratello in quel periodo si trasferì in Francia, ed io fui costretto a partire per la leva, rinunciando ai miei sogni di giovane calciatore”.
La carriera di Tonato in rossoverde.
1958-59 (IV Serie, Girone F): Presenze in campionato: 17, Goal realizzati: 0
1959-60 (Serie D, Girone E): Presenze in campionato: 34, Goal realizzati: 0
1960-61 (Serie D, Girone D): Presenze in campionato: 7, Goal realizzati: 0
1962-63 (Serie D, Girone D): Presenze in campionato: 5,
Goal realizzati: 0
Marco Barcarotti
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