Farris, la promozione in B e la forza dei diecimila tifosi
“Ti davano una forza impressionante”
Andare in Paradiso e ritrovarsi all’Inferno subito dopo!
E’ quello che, metaforicamente, è accaduto ai tifosi rossoverdi nei primi anni Novanta. La Ternana nella stagione 1991-92 vinceva il campionato di serie C1 tornando in serie B dopo 12 anni di sofferenze, dopo che era sprofondata in C2, e dopo che per quasi 20 anni non si era più vinto nulla, ma anzi, si era fatto il passo del gambero: sempre a ritroso. Nell’estate del 1991 alla guida della Società era arrivato Rinaldo Gelfusa, un imprenditore romano che riuscì nell’impresa di vincere il campionato al primo tentativo, chiamando sulla panchina un allenatore di lunga esperienza: Roberto Clagluna.
Poi però, nell’estate successiva, dopo che per mesi si erano fatte promesse e si era sognato, arrivava la doccia fredda: la Società si disgregava sotto l’azione dei debiti accumulati e si arrivava velocemente al fallimento societario, con tutte le conseguenze del caso. Giocatori che arrivavano e che ripartivano subito dopo perché non c’erano le risorse per acquistarli, il campionato caratterizzato da un’agonia continua che vide la squadra disgregarsi, con il risultato dell’ultimo posto nella classifica finale. Tutto questo poi comporterà la cancellazione con la conseguente radiazione dal calcio professionistico, e la successiva ripartenza dalla serie D.
L’ex-rossoverde che abbiamo incontrato questa volta per "Daje Mo'" fu un protagonista indiscusso di quelle due stagioni che rimarranno per sempre indimenticabili, nel bene e nel male, nella memoria di qualunque tifoso rossoverde che le ha vissute: Massimiliano Farris. Farris nasce a Milano il 24 febbraio 1971, cresce nelle giovanili del Bariviera Fadini, società di Milano, nel ruolo di difensore. Arriverà nel calcio professionistico debuttando in C2 con la Pro Vercelli, per poi esordire in serie A con il Torino nella stagione successiva. Dopo una parentesi in serie B arriva alla Ternana nella stagione 1991-92, dove rimarrà, come abbiamo detto, per due stagioni. Al termine delle quali la sua carriera professionistica sarà caratterizzata da una lunga serie di cambi di casacca, che lo vedranno calcare i campi di calcio di mezza Italia fino all’età di 38 anni. Una volta chiusa la carriera di giocatore passa sulla panchina, e dopo qualche anno di gavetta oggi è il vice di Mister Simone Inzaghi alla Lazio.
Quale fu la scintilla che fece innamorare il bambino Farris per il calcio ?
"Mio padre mi portò allo stadio San Siro a vedere il Milan, pur essendo lui interista, e rimasi letteralmente “fulminato” da tutti quei colori! Da lì è cominciato il grande amore, frequentando poi l’oratorio e il campetto nelle vicinanze della mia casa. Pur di giocare a calcio lo facevo anche dentro casa, rompendo diversi lampadari, per la “felicità” di mia madre".
Lei arrivò a Terni nell’estate del 1991, proveniente dal Barletta. Quali furono i retroscena dell’operazione?
"Venivo da un’esperienza piccola con il Torino, e successivamente con il Barletta di Clagluna. Fu lui a cercarmi per portarmi alla Ternana, dove arrivai firmando un contratto di 3 anni. La scelta fu per me abbastanza facile dato che la Ternana aveva una buonissima reputazione per la categoria, con uno stadio che era sempre pieno. Quando poi mi fecero vedere le foto dei tifosi rossoverdi a Cesena nello spareggio contro il Chieti rimasi veramente molto colpito e non ebbi più dubbi sulla scelta fatta".
Chi conosceva dei suoi nuovi compagni di squadra?
"Conoscevo Di Sarno ed Atzori per aver militato insieme nella Primavera del Toro, e Consonni per averci giocato insieme l’anno precedente nelle fila del Barletta".
Quando arrivò a Terni, ricorda quale fu la prima impressione che ebbe dell’ambiente rossoverde?
"Come detto precedentemente, venni alla Ternana sapendo quanto era calda la piazza, però rimasi veramente stupito quando vidi quanta gente c’era alla presentazione della squadra. Ero giovane ed era la prima volta che vivevo una simile esperienza".
Presidente di quella Società era Rinaldo Gelfusa. Che ricordi ha Farris?
"Sinceramente vedevo la figura del Presidente come colui che metteva i soldi e mi dava lo stipendio. Era una persona abbastanza timida, ma sicuramente una gran brava persona. Purtroppo l’entusiasmo che mise non lo ripagò per quello che meritava, e probabilmente la sua inesperienza lo portò a rimanere fregato".
Alla guida della squadra venne chiamato Mister Clagluna. Con lui invece quali erano i rapporti?
"Come ho già detto, avevo un rapporto ottimo con lui, fin dalla stagione precedente a Barletta, e fece di tutto per portarmi a Terni, senza pensare troppo alla cifra sul contratto. Sentivo di avere la sua fiducia, e questo mi dava forza".
La Ternana nell’intero campionato subì solo 13 goal. A cosa si deve, secondo lei, questo dato così sorprendente?
"Probabilmente eravamo……..veramente forti!
Una squadra molto ben organizzata in campo dal Mister, il quale era considerato un difensivista, ma in realtà noi non facevamo mai allenamenti specifici per la fase difensiva.
In campo si vedevano spesso giocate spettacolari, e quando riuscivamo ad andare in vantaggio, per gli avversari era molto difficile poi farci goal".
Non posso non farle due domande relative ad episodi accaduti nei due derby con il Perugia. Ecco la prima: il 20 ottobre 1991 la Ternana vinse il derby al Curi (0-1) con un autogoal di Rosati. Al termine dell’incontro, durante le interviste di rito, lei fu letteralmente aggredito da un dirigente del Perugia che lo accusava di portare al collo una sciarpa rossoverde con una scritta offensiva. Ci può raccontare quell’episodio?
"Al termine della partita andammo a festeggiare sotto la Curva Sud con i nostri tifosi. Ad un certo punto la Polizia caricò i tifosi che avevano scavalcato la recinzione ed erano entrati in campo, ed uno di loro mi diede quella sciarpa. Al momento delle interviste, dopo la doccia, io mi rimisi quella sciarpa senza rendermi conto che portava la scritta “Perugino coniglio”, ed il dirigente perugino veramente imbufalito mi minacciò, e fu a quel punto che io gli risposi che se voleva togliermela doveva venire lui di persona a provare a farlo!
In seguito a questo episodio fui attaccato duramente dalla stampa perugina".
La seconda domanda è questa: nel derby di ritorno ancora una vittoria per le Fere (1-0, l’8 marzo 1992). Quella partita è passata alla storia come la “partita beffa” per il Perugia, con il goal di D’Ermilio all’87esimo. Che sensazione provò lei che era in campo?
"Nelle settimane precedenti l’incontro il presidente perugino Gaucci provocò rilasciando delle dichiarazioni dove sosteneva che il Perugia sarebbe arrivato prima della Ternana nella classifica finale. Io precedentemente avevo subito un infortunio ma volli comunque scendere in campo, però dopo pochi minuti del secondo tempo fui costretto ad uscire, e quando D’Ermilio realizzò quell’incredibile goal sorprese anche noi perché ormai la partita si era incanalata sul risultato di pareggio. Risultato che a noi sarebbe stato benissimo comunque, quindi non credo nella maniera più assoluta ad un accordo tra le due parti".
Si dice che ogni squadra ha un leader in campo e nello spogliatoio. Chi era in quella Ternana?
"Per la tecnica e per la personalità Boccafresca. Come figura rappresentativa, per il suo attaccamento indiscusso alla maglia, sicuramente Pochesci! Un carattere che era da esempio per tutti noi compagni di squadra".
In quegli anni, pur essendo un campionato di C1, il Liberati vedeva sempre la presenza di non meno di diecimila tifosi. Quanta carica vi dava veramente quell’ambiente?
"Era veramente incredibile! Il classico “dodicesimo uomo in campo”. Era un piacere entrare in campo e sentire quella bolgia incredibile, ti caricava fin dalla fase del riscaldamento pre-partita. Per me che ero un giovane alle prime esperienze, ogni volta era uno spettacolo emozionante".
E alla fine ci fu la vittoria del campionato. Dopo 12 anni si tornava finalmente in serie B, dopo che la Ternana era sprofondata ai margini del calcio nazionale. Al termine di quel campionato, quella vittoria portò la città ad impazzire di gioia: feste in ogni quartiere, club che nascevano in tutta la provincia, ed anche fuori di essa, ecc. Che esperienza rappresentò per lei quell’entusiasmante risultato?
"Sicuramente ha rappresentato una delle esperienze professionali più formative per la mia carriera. E questo alla mia età non aveva prezzo! Quell’entusiasmo della città intera serviva, e ti faceva capire l’importanza di combattere per quella maglia. Al ritorno dal derby di Perugia, in centro ci imbattemmo con i tifosi che ritornavano con il treno, fummo letteralmente sollevati da terra e trasportati fino al ristorante!".
La stagione successiva si aprì con la grande esaltazione di tutto l’ambiente. Dopo la sospirata promozione, la dirigenza si apprestava a costruire una formazione di tutto rispetto. Poi però, ancora prima dell’inizio del campionato, la doccia fredda: giocatori rispediti al mittente perché la Società era nell’impossibilità di onorare i contratti, sconfitte a ripetizione, cambi di allenatore. La conclusione non poteva essere che fallimentare, con relativa retrocessione seguita dal fallimento societario e radiazione. Che ricordi ha Farris giocatore di quella stagione anomala?
"Bruttissimi! Per me quella fu anche la stagione del servizio militare e quindi non potei fare nemmeno la preparazione estiva. Leggevo nei giornali i nomi degli acquisti della Società, ma ad un certo punto arrivò la doccia fredda con le notizie dei giocatori acquistati che tornavano alle società di provenienza. Personalmente poi ebbi anche dei diversi problemi fisici. Insomma una stagione assolutamente negativa!".
In quella disgraziata stagione furono molte le contestazioni da parte della tifoseria nei confronti di Società e squadra. Che impressione le faceva essere passati dall’esaltazione dell’anno prima alla contestazione?
"Sinceramente fu molto deprimente. Venivamo da quella stagione esaltante e tutto quello che stava accadendo era quasi incomprensibile per noi giocatori. Quello che però era sicuramente comprensibile era la rabbia dei tifosi".
Molti suoi compagni di squadra, durante il campionato, decisero di rescindere il contratto e svincolarsi dalla Società. Lei invece rimase fino al termine della stagione. Quali furono i motivi che la portarono a tale scelta?
"Io mi sentivo veramente molto legato alla piazza. Inoltre avevo anche un contratto importante. Certamente mi servì molto come lezione per il resto della mia carriera. In quella esperienza ci rimisi un bel po’ di soldi, però caratterialmente mi fece senz’altro crescere. Forse anche un pizzico di incoscienza giovanile mi fece andare avanti senza preoccuparmi troppo delle conseguenze".
Lei ha chiuso la carriera all’età di 38 anni. Mi parla del momento del suo addio al calcio? Quali sensazioni?
"Quando avevo tra i 32 ed i 34 anni ero alla Sangiovannese con Mister Sarri. Devo dire grazie a lui se ho potuto continuare a giocare ancora per qualche anno. I suoi consigli mi hanno permesso di vedere il calcio in un modo diverso, e questo anche per la mia successiva carriera da allenatore. Carriera che è cominciata nel Civita Castellana dove militavo, e dove venne esonerato l’allenatore, e la dirigenza mi propose la guida della squadra. Inizialmente avevo il doppio ruolo di allenatore e giocatore, poi successivamente passai definitivamente solo alla guida della squadra quando mi infortunai seriamente. In quella squadra c’erano altri giocatori della mia età e la prima cosa che feci fu quella di parlare chiaramente con loro".
Oggi lei è un allenatore professionista. E’ più difficile scendere in campo o guidare una squadra dalla panchina? Quali le differenze?
"Nettamente più complicato essere alla guida di una squadra! Il calciatore deve “solo” fare quello che vuole il suo allenatore, ed una volta che ha fatto ciò che gli viene richiesto, nel migliore dei modi possibili, il suo compito finisce. Invece per l’allenatore è proprio in quel momento che comincia il lavoro vero. Sicuramente è un compito affascinante, ma pieno di responsabilità, e lo stress è continuo. Devi sempre studiare per migliorarti tecnicamente ed essere un buon psicologo nei confronti dei giocatori. E poi c’è da dire che un calciatore ha la fortuna che può scaricare la rabbia agonistica sul campo, mentre per l’allenatore tutto questo dipende soprattutto dagli altri".
Le piacerebbe un giorno sedere sulla panchina della Ternana?
"In questo momento sto vivendo un’esperienza bellissima come vice di Simone Inzaghi alla Lazio, e questo per me rappresenta un grande onore, oltre che un’esperienza professionale molto importante. Però un domani la panchina della Ternana rappresenterebbe per me un’esperienza esaltante, da accettare con entusiasmo. Come ho già detto, sono molto legato con i ricordi al mio periodo in casacca rossoverde!".
La carriera di Farris in rossoverde:
1991-92 (Serie C1): Presenze in campionato: 30, Goal realizzati: 2 Presenze in Coppa Italia: 4, Goal realizzati: 1
1992-93 (Serie B): Presenze in campionato: 32, Goal realizzati: 1 Presenze in Coppa Italia: 3, Goal realizzati: 0
La carriera di Massimiliano Farris:
Da calciatore:
1987-88: Pro Vercelli (serie C2) presenze: 25, goal: 0
1988-90: Torino (serie A-B) presenze: 4, goal: 0
1990-91: Barletta (serie B) presenze: 19, goal: 0
1991-93: Ternana (serie C-B) presenze: 62, goal: 3
1993-94: Pisa (serie B) presenze: 30, goal: 1
1994-96: Pescara (serie B) presenze: 45, goal: 2
1996: Atletico Catania (serie C1) presenze: 6, goal: 0
1996-98: Fiorenzuola (serie C1) presenze: 55, goal: 1
1998: Avellino (serie C1) presenze: 7, goal: 0
1998-00: Atletico Catania (serie C1) presenze: 43, goal: 5
2000-01: Lodigiani (serie C1) presenze: 29, goal: 5
2001-02: Carrarese (serie C1) presenze: 26, goal: 1
2002: Imolese (serie C2) presenze: 16, goal: 0
2003: Nocerina (serie C2) presenze: 11, goal: 0
2003-05: Sangiovannese (serie C2-C1) presenze: 34, goal: 2
2005-07: Viterbese (serie C2) presenze: 66, goal: 10
2007-08: Bassano Romano(Eccellenza) presenze: 29, goal: 1
2008-09: Civita Castellana (serie D) presenze: 29, goal: 5
Da allenatore:
2010-11: Pomezia (serie C2)
2011: Pomigliano (serie D)
2012-13: Viterbese (serie D)
2013-14: Sora (serie D)
2014-15: Lazio (Primavera)
2015-17: Lazio (vice) (serie A)
Marco Barcarotti
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