Incontro con un ex-rossoverde: Corrado Perli
L’angolo amarcord di Marco Barcarotti
Per i tifosi meno giovani che hanno vissuto emotivamente gli anni sessanta ci sono situazioni e personaggi che nel ricordarli suscitano in loro emozioni indimenticabili. Abbiamo incontrato uno di quei personaggi che hanno fatto un pezzo di storia della Ternana della prima metà degli anni ’60: Corrado Perli.
Erano quelli gli anni che potremmo definire del “rinascimento”, quando dopo un decennio di amarezze e delusioni, con la Ternana scivolata fino al campionato di Promozione Regionale, si era cominciato a risalire la china e nella stagione 1963-’64, con alla guida Mister Carapellese, con l’acquisto di giocatori importanti, appunto come Perli, si era finalmente puntato alla vittoria del campionato di serie D, per riuscire a tornare in quella serie C che mancava dagli anni ’40.
Corrado Perli nasce il 13-10-1935 a Grigno (TN) e cresce calcisticamente nelle fila del Bassano del Grappa rivestendo il ruolo di attaccante, prima nelle formazioni giovanili, poi in prima squadra, partecipante al campionato di IV Serie.
Alla giovane età di 20 anni fa il suo debutto in serie B con il Verona e la sua carriera proseguirà poi in varie formazioni di serie B e C, garantendo loro sempre un bel numero di realizzazioni.
Arriva quindi a vestire la casacca rossoverde nell’estate del 1963, quando ormai è in piena maturità tecnica, portandosi dietro di se la nomina di giocatore affidabile e goleador spietato.
Allenatore di quella Ternana era, come abbiamo visto, Mister Carapellese, il quale già da due stagioni sedeva sulla panchina rossoverde e, molto importante, forse determinante, da segnalare c’è l’ingresso nella dirigenza societaria dell’Ingegnere Creonti, che negli anni successivi prenderà la Presidenza della Società garantendo stabilità e successi.
Ma è proprio in quella estate del 1963 che si gettarono le basi per la vittoria del campionato, con l’acquisto di giocatori importanti per la categoria come, oltre a Perli, l’indimenticato portiere Germano, Scandola, Natali, e Giacobbo.
Sarà un campionato durissimo ed esaltante, con la vittoria finale arrivata solo nelle battute finali, con decisive vittorie in due scontri diretti alla terz’ultima (Fermo) e penultima (Jesi) giornata, con la coppia di attacco rossoverde Tonini-Perli che garantiranno una messe di goal.
Nella stagione successiva, in serie C, sulla panchina arriva Mister Caciagli e sarà ancora un campionato esaltante, con una Ternana che, pur se matricola, si piazzerà al terzo posto, a soli due dal Pisa che si aggiudicherà la promozione in serie B.
L’estate successiva sarà quella dell’addio di Perli dalla Ternana. Si trasferirà alla Narnese, dove successivamente rivestirà anche il ruolo di allenatore, ma non lascerà Terni, che diventerà la sua città adottiva, almeno fino agli anni ’90, quando si trasferirà nelle sue zone di origini, andando a vivere a Bassano del Grappa, dove tuttora risiede.
1) Signor Perli, come è logico che sia, cominciamo dagli inizi: ricorda il suo primo “contatto” con un pallone da bambino?
I primi calci dati ad un pallone ovviamente furono nel mio paese natale, Grigno. Giocavo con i miei amici d’infanzia, ovunque fosse possibile farlo: in strada, nel campetto della scuola, ecc.
Alla morte di mio padre, in guerra, la mia famiglia si trasferì a Valstagna (VI), in Valsugana.
Durante le fasi finali della seconda guerra mondiale si giocava a pallone nelle stradine del paesetto, talvolta c’erano delle "invasioni di campo" dei soldati tedeschi in ritirata, oppure di partigiani che tornavano a valle dopo mesi passati nascosti fra le montagne, infine delle truppe americane. Io ed o miei amichetti ci fermavamo a guardarli e li salutavamo col saluto tipico dei tre schieramenti: prima il saluto nazista per i tedeschi, poi quello partigiano col pugno sinistro, ed infine mano destra sulla fronte per gli americani. Era tutto un gioco per noi. La guerra era appena finita. Tutto era distrutto ma a noi bastava un pallone di carta per essere felici.
Successivamente, cominciai a giocare nei tornei amatoriali come portiere, ed ero una vera promessa in quel ruolo. Un giorno, mancando l’attaccante titolare, l’allenatore decise di farmi giocare al suo posto e destino volle che feci una gran bella partita, con diversi goal realizzati.
Poi la mia famiglia si trasferì ancora una volta, a Bassano del Grappa, e pure lì cominciai a giocare nei tornei amatoriali, dove mi feci notare con i tanti goal realizzati.
Un giorno andammo a giocare a Marostica e feci 3-4 goal, così mi prese il Bassano, dove giocai, nel ruolo di centravanti, prima nelle formazioni giovanili, poi in prima squadra, in IV Serie.
2) I suoi famigliari la contrastarono oppure l’aiutarono nella sua voglia di calcio?
Come ho detto, sono rimasto orfano giovanissimo e mia madre si ritrovò vedova con 4 figli, quindi non ha mai avuto molto tempo per seguirmi nella mia attività sportiva. Nonostante questo non ci contrastò mai nella nostra passione per il calcio, pure se andavamo a giocare con le uniche scarpe che avevamo, fatte di pezza e con le suole di gomma dei copertoni. Ho scoperto le scarpette da calcio, con i “tacchetti”, solo quando poi sono andato a giocare nel Bassano.
Le gambe da calciatore mi vennero a forza di trasportare il legname ed il cibo dall' altopiano di Asiago fino a valle, attraverso dei sentieri di montagna. A quei tempi noi bimbi dovevano aiutare la famiglia e così portavo a casa un po di soldi.
Nei miei goal, nei miei stacchi di testa nella successiva carriera da calciatore ci fu un po' di quell' energia… la voglia di ricominciare… la voglia di risalire.
I miei tre fratelli, anche loro con la passione per il calcio, erano molto orgogliosi di me e dei miei successi sportivi.
3) Lei arrivò a Terni nell’estate del 1963 con la fama di un giocatore dal goal facile. La Ternana, con alla guida Mister Carapellese, aveva fatto acquisti importanti per tentare la vittoria del campionato. Quale fu il primo impatto con l’ambiente rossoverde?
Nella mia carriera non ho mai visto una tifoseria così appassionata come a Terni! C’era una fame di calcio incredibile e tutto l’ambiente desiderava tornare in categorie più consone al prestigio della città e della sua storia.
Dopo aver fatto 15 goal in serie C con l’Avellino, scelsi la Ternana per risalire dalla serie D alla C con la maglia rossoverde. Una scelta quasi incomprensibile per il calcio di oggi, ma che fu ricompensata con l'affetto di una città intera ed una immensa soddisfazione per me.
Io ho sempre dato il massimo di quello che erano le mie possibilità, perché sentivo l’amore dei tifosi nei miei confronti ed avrei fatto qualunque cosa per renderli felici. Lo stadio era sempre pieno ed i tifosi ti fermavano per la strada, nei negozi, nei bar, per dimostrarti tutta la loro passione.
Quando dai tanto sei sempre ripagato con tante soddisfazioni. E in una città di 110.000 abitanti come Terni era veramente umiliante non riuscire a tornare in serie C!
4) La città di quegli anni era molto diversa da quella che conosciamo oggi. Che impressione le fece la prima volta che arrivò a Terni?
Io avevo giocato fino ad allora sempre in città del sud, piccole, e non avevo mai visto una città così, con tutte quelle fabbriche.
Era una città tranquilla, molto vivibile, dove la gente era semplice, operaia, umile, con almeno la metà dei suoi abitanti che erano tifosi della squadra rossoverde, dove si parlava delle “Fere” in ogni angolo della città.
Insomma, pur non avendo una storia gloriosa, il calcio per la gente era molto, molto importante.
Mi sentii per questo subito molto responsabilizzato.
5) Il mister di quella stagione, come abbiamo detto, era Carapellese. Che allenatore era per voi?
Non aveva ancora il “mestiere” di allenatore, visto che aveva iniziato da poco e che fino a 2-3 anni prima era stato un calciatore, quindi dall’altra parte della barricata. Si trovò probabilmente un po’ spaesato, ma noi giocatori gli volevamo veramente bene perché era una persona buona, umile e sempre molto disponibile nei nostri confronti. Forse si sarebbe meritato la riconferma nella stagione successiva, in serie C.
Noi calciatori sapevamo bene che con lui alla guida potevamo vincere e così fu. Infatti vincemmo il campionato nonostante il fatto che, in genere, un allenatore diventa forte quando ha esperienza e lui, come detto, era alle prime armi ed aveva una grande responsabilità, visto che tutto l’ambiente gli chiedeva la vittoria del campionato. Ma come sappiamo, riuscì nell’impresa.
6) In quella stagione realizzò la bellezza di 19 goal ed insieme all’altro attaccante Tonini, che ne realizzò 20, formaste un attacco dei più esplosivi della storia rossoverde. C’era rivalità tra di voi o scendevate in campo solo pensando al bene della squadra ?
Come nella vita, quando ci sono due persone che riescono ad emergere, una aiuta l’altra. Giocavamo l’uno per l’altro e questa è stata la fortuna della Ternana!
7) Lei era appunto un centravanti. Ci dice quali erano le sue caratteristiche? Pregi e difetti (se ne aveva).
Avevo la passione di giocare il pallone per cercare sempre, appena mi capitava l’occasione, la realizzazione del goal. Quella era la gioia più grande per me!
Ero molto bravo nel colpo di testa, dove spesso rischiavo anche di farmi male e a volte è capitato. Però quelle erano le mie caratteristiche e non potevo fare diversamente.
Tra le note negative c’era il fatto che avevo il piede sinistro che praticamente mi serviva esclusivamente per camminare. Nonostante questo però, facevo spesso delle sforbiciate, e la cosa strana era che il pallone lo colpivo proprio con il sinistro, mentre con il destro mi davo la forza e la coordinazione. Chissà mai perché! Ma a volte così facendo facevo goal e questo alla gente piaceva tantissimo.
8) Di tutti quei goal in quella stagione, qual è quello che ricorda con più orgoglio, e perché?
Sicuramente quelli contro la Fermana, in trasferta (Fermana-Ternana 0-2, il 10-05-1964), e con la Jesina, in casa (Ternana-Jesina 3-2, il 17-05-1964), nel campionato 1963-’64. Goal importantissimi ai fini della vittoria del campionato.
9) Che ricordi ha di quel campionato vittorioso e dei festeggiamenti che ne seguirono?
Augurerei a tutti i calciatori di vivere l’esperienza di vincere un campionato a Terni!
Aver dato il via alla risalita verso categorie più consone, per me è motivo di orgoglio incredibile, soprattutto per la gente che ci amava spassionatamente.
Fu come vincere uno scudetto con la Juventus, con feste in città durate giorni, settimane. Una passione “morbosa” di tanta gente, la più disparata: operai, professionisti, studenti, commercianti, famiglie intere.
Insomma, meritavano quelle soddisfazioni!
10) Nella stagione successiva sulla panchina arriva Mister Caciagli. Che allenatore era? Quali le differenze con Carapellese?
Caciagli era molto diverso da Carapellese. Quest’ultimo era anche favorito dal fatto che vinceva e la gente lo seguiva.
Personalmente ho avuto sempre l’impressione che Caciagli non sopportasse molto la passione della gente nei miei confronti. Probabilmente fu anche per questo che non mi “vedeva” granché, però ho sempre accettato le sue scelte e non ho mai creato problemi all’ambiente perché ero fermamente convinto che un allenatore avesse tutto il diritto di fare le sue scelte tecniche, decidendo di far giocare chi preferiva.
11) In quel campionato scese in campo 28 volte e realizzò “solo” 4 goal. Cosa successe, difficoltà dovute alla categoria?
Senz’altro dipese dalla categoria superiore, più difficile, ma soprattutto dal tipo di gioco di Caciagli, non il più appropriato per le mie caratteristiche.
Non fu un campionato molto positivo per me, però giocavo sempre per il bene della squadra, anche se realizzai pochi goal.
12) Un campionato quello caratterizzato dal brutto episodio di Siena (il 01-11-1964: Siena-Ternana 1-1), dove accadde un po’ di tutto. Se lo ricorda? Ce lo vuole raccontare?
Quel giorno ce la siamo vista veramente brutta! Nessuno arrivò a metterci le mani addosso, però i tifosi toscani prima ci assediarono all’interno degli spogliatoi, poi all’uscita, appena entrati nel pulmann cominciarono a volare pietre da tutte le parti e solo grazie all’intervento della Polizia si risolse il problema.
Tra le due tifoserie c’era una rivalità incredibile, molto sentita.
Comunque, senz’altro un episodio veramente molto brutto.
13) In quella stagione però ci fu la bella soddisfazione di una vittoria sonante nel derby contro il Perugia (4-1, il 10-01-1965) dove lei realizzò una doppietta. Che ricordi ha di quella vittoria, sempre esaltante per i tifosi rossoverdi?
E come potrei dimenticare quel giorno! Era, ed è, una partita sentitissima da tutto l’ambiente rossoverde; tifosi e stampa già nelle settimane precedenti cominciavano a parlartene, cercando di caricarti il più possibile.
Nei giorni successivi a quel derby la gente mi fermava per la strada. Sicuramente una delle giornate più belle in assoluto della mia carriera!
14) In quel campionato la Ternana, da matricola, si piazzò al terzo posto a soli due punti dal Pisa primo. Con “il senno di poi” possiamo affermare che determinante fu la sconfitta interna proprio con i toscani (Ternana-Pisa 0-2, il 14-03-1965) dove lei non scese in campo. Forse, se ci fosse stato, le cose sarebbero andate diversamente. Cosa accadde che determinò la sua assenza?
Purtroppo ero infortunato ed ho ancora oggi un grande rammarico per questo, dato che se ci fossi stato, chissà, forse sarebbe cambiata la storia di quel campionato e della Ternana.
15) Al termine di quella stagione lei non fu riconfermato e si trasferirà alla Narnese. Quali furono i motivi di questa scelta?
Nel mondo del calcio le sorprese non mancano mai! Fu una scelta di Mister Caciagli, a cui acconsentì ovviamente la Società. Per me fu una delusione cocentissima, così come per i tifosi, i quali non capirono mai i motivi di questa scelta.
16) Nonostante questo lei decise di rimanere a vivere nella nostra città, almeno fino agli anni ‘90. Quali furono i motivi che la portarono a tale scelta?
Avevo intorno un ambiente favorevole, così decisi di aprire un’attività commerciale, sicuro che per questo motivo sarei stato avvantaggiato.
Per me ormai la città di Terni era il mio ambiente, la mia famiglia.
17) Nelle sue due stagioni in casacca rossoverde, quali erano i suoi compagni di squadra con cui legò maggiormente, in campo e fuori?
Con molti di loro, perché eravamo un vero gruppo. In particolare però con i veneti come me: Scandola, Germano, Vecchiato, Bonassin, Giacobbo. Questo ti consentiva di non avere troppa nostalgia di casa.
18) Ha avuto mai un forte litigio con qualche suo compagno di squadra?
Mai! Assolutamente. Né in campo e né fuori. Avevo un carattere che non mi portava a fare questo tipo di cose. L’ultima volta che ricordo di aver bisticciato con qualcuno credo sia relativo al periodo dell’asilo!
19) Voi calciatori rossoverdi di quegli anni quanto “vivevate” la città? Quali erano i suoi hobby preferiti?
Non avevamo la possibilità di avere molto tempo da dedicare agli hobby, visti gli impegni, tra allenamenti e partite. L’unico svago che ci concedevamo spesso era quello di andare a mangiare al ristorante “Remigio”.
20) All’inizio della sua carriera si era dato un obiettivo, oppure tutto è arrivato strada facendo?
Sicuramente è stato strada facendo, in tutte le categorie e rappresentative dove sono stato chiamato.
All’età di 13/14 anni giocavo ancora solo nei tornei amatoriali e grazie ad una mia partita strepitosa venni chiamato dal Bassano. A 17/18 anni giocavo con loro in IV serie. Poi, via via, sono arrivato al Verona in serie B e al resto della mia carriera.
21) Oggi il calcio, rispetto a quello dei suoi tempi è cambiato enormemente. Mi dice gli aspetti negativi del calcio di oggi che ai suoi tempi non si riscontravano, o almeno solo in minima parte?
Troppi soldi! Tutto più professionale, più studiato a tavolino, ma molto più “freddo”.
Noi invece venivamo dalle strade, dalle piazze, dai campetti di periferia, dagli oratori ed un pallone di cuoio con cui poter giocare era una vera e propria festa!
22) Per concludere, dopo tutti questi anni, che ricordo ha di Terni e del suo ambiente sportivo?
Mi ripeto: il massimo che un calciatore possa desiderare! Almeno a quei livelli. Oltre alla soddisfazione dei risultati sportivi, per me è stata la svolta della vita, visto che poi a Terni ho conosciuto mia moglie e lì sono nati i miei figli.
Sono legatissimo a Terni ed a tutto il suo ambiente, sportivo e non.
La carriera di Perli in rossoverde:
1963-’64 (Serie D): Presenze in campionato: 34, Goal realizzati: 19
1964-’65 (Serie C): Presenze in campionato: 28, Goal realizzati: 4
La carriera di Perli : (da giocatore)
1952-’55: Bassano del Grappa (IV serie) Presenze: ? Goal: ?
1955-’56: Verona (serie B) Presenze: 10 Goal: 1
1956-’58: Reggiana (serie C) Presenze: 12 Goal: 6
1958-’59: Palermo (serie B) Presenze: 22 Goal: 5
1959-’61: Marsala (serie C) Presenze: 58 Goal: 23
1961-’62: Cosenza (serie B) Presenze: 18 Goal: 2
1962-’63: Avellino (serie C) Presenze: 28 Goal: 15
1963-’65: Ternana (serie D e C) Presenze: 62 Goal: 23
1965-’67: Narnese (serie D) Presenze: 62 Goal: 24
1967-?: Foligno (serie D) Presenze: ? Goal: ?
19??-??: Deruta (serie ?) Presenze: ? Goal: ?
197?-??: Acquasparta (serie ?) Presenze: ? Goal: ?
(da allenatore):
1970-’71: Narnese (Prima Categoria)
1973-’74: Narnese (Prima Categoria)
1977-’78: Narnese (Promozione Umbria)
Il palmarès di Perli:
1 campionato di serie D vinto con la Ternana (1963-’64)
1 campionato di serie C vinto con la Reggiana (1957-’58)
1 campionato di serie B vinto con il Palermo (1958-’59)
Marco Barcarotti
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