Incontro con un ex-rossoverde: Ermenegildo Valle
L’intervista di Marco Barcarotti
E’ il 14° del primo tempo di una partita che rimarrà per sempre nella storia della Ternana. Rosa porta palla a centrocampo e velocemente lancia la palla sulla destra dell’attacco rossoverde, dove con movimenti ormai automatici va a raccogliere la palla Russo, il quale crossa subito verso il centro dell’area dove è sicuro che ci troverà un compagno di squadra. Infatti arriva Valle, che solo soletto davanti al portiere Pulici, mette in rete la palla del goal della sicurezza, quello che garantisce la promozione in serie A, la prima, storica promozione nella massima serie della nostra amata squadra del cuore. Pulici non può far altro che raccogliere la palla finita in fondo al sacco, e quasi intimorito dall’urlo di gioia del Liberati e dallo sventolio continuo di un’infinità di bandiere rossoverdi capisce che quel pomeriggio la storia passerà sicuramente da quelle parti ma che la gloria si vestirà di casacche rossoverdi!
Ovviamente la partita sopra descritta è quella del 18-06-1972 contro il Novara. La Ternana aveva necessità di conquistare almeno un punto per avere la matematica certezza della promozione in serie A, e al termine della partita il risultato non poteva essere altro che vittoria (3-1)!
E questa volta siamo andati a scovare proprio l’autore di quel goal storico: Ermenegildo Valle.
Valle nasce a Tocco da Casauria (PE) il 05-12-1943, e cresce calcisticamente delle fila della Roma, nel ruolo di centrocampista, anche se non riuscirà ad arrivare in prima squadra. Si farà le ossa in squadre di serie D e di C prima di arrivare alla Ternana di Vinicio nell’estate del 1970. Rimarrà in rossoverde per cinque stagioni, conquistando così la serie A per due volte, prima con Mister Viciani nella stagione 1971-’72 e poi con Mister Riccomini due stagioni dopo. La sua carriera poi continuerà in serie C prima e serie D poi, dove inizierà anche quella di allenatore.
Oggi Valle non è più nel calcio attivo e vive nella sua città natale, nel cuore del verde Abruzzo.
Signor Valle, mi parla della sua famiglia? Lo hanno aiutato nella sua passione nei confronti del calcio?
All’inizio, quando ero molto piccolo ed il calcio era solo un passatempo piacevole, erano ben felici. Mio padre mi riportò da Milano, dove lavorava, il mio primo pallone di cuoio, quindi per certi versi si può dire che mi “spinse” lui verso il calcio.
Poi lui fu trasferito a Fiumicino, ed io esordii a 15 anni, in prima squadra in prima categoria (con quale squadra?). Da lì arrivai alle giovanili della Roma dove con la formazione Juniores riuscimmo ad arrivare in finale per il titolo di Campione d’Italia. Titolo però perso con la monetina, dato che all’epoca non esistevano tempi supplementari e rigori. Successivamente anche con la “De Martino” (la formazione delle riserve della prima squadra) ci laureammo vice-campioni d’Italia perdendo la finale contro l’Inter.
Quando andai alla Puteolana, mia madre voleva che finissi assolutamente gli studi, mentre mio padre, che aveva anche lui giocato a calcio, era felicissimo della prospettiva che si apriva.
Quand’è che ha capito che il calcio sarebbe stato il suo futuro?
Quando sono arrivato alla Roma, anche se non sono riuscito ad esordire in prima squadra.
Mister Masetti voleva trattenermi a tutti i costi, poi però la Società mi propose il trasferimento a Frosinone in serie D, ed a quel punto io preferii andare alla Puteolana.
Quali furono le dinamiche che lo portarono alla Ternana?
Avevo fatto ottimi campionati di serie D e serie C con l’Internapoli, dove avevo vinto un campionato di D. Nella prima partita del campionato 1967-‘68 giocammo contro la Ternana, alla “Pista” di Viale Brin (Ternana-Internapoli 1-0, il 17-09-1967) ed io fui espulso e presi tre giornate di squalifica. In quella formazione giocavano anche Wilson e Chinaglia, futuri campioni d’Italia con la Lazio.
Nel campionato successivo, quando la Ternana era approdata in serie B, allenatore dell’Internapoli era Mister Vinicio, e fu proprio lui a portarmi alla Ternana nell’estate del 1970.
Per la verità mi era stata prospettata l’ipotesi di andare alla Lazio o al Napoli, ma quando Mister Vinicio mi cercò, non ebbi nessun dubbio e scelsi la Ternana. Insieme a me, anche lui dall’Internapoli, arrivò anche Mario Russo.
Arrivò a Terni dove in panchina era arrivato Mister Vinicio. Lei lo conosceva già per averlo avuto nell’Internapoli? Che rapporto aveva con lui?
Un rapporto veramente molto bello, all’insegna di una vera amicizia, anche con le rispettive famiglie. C’era una profonda stima reciproca, sempre comunque nel rispetto dei ruoli.
Alla sua seconda partita ufficiale in casacca delle Fere, lei realizzò una rete che per i tifosi è sempre molto importante, quella nel derby di Coppa Italia al Santa Giuliana di Perugia (0-2, il 06-09-1970). Ricorda quella rete e le sensazioni che le diede?
La ricordo molto bene, e come potrei non ricordarla!
Fu una sensazione bellissima perché fin da subito ho capito quanto fosse importante quella partita, per entrambe le città. Non si faceva altro che parlare su chi arrivasse davanti all’altra e come riuscire a vincere i due derby di campionato, e pure quello di Coppa Italia.
Pur piazzandosi a metà classifica finale, quella stagione non soddisfò molto la dirigenza rossoverde, la quale decise di richiamare Mister Viciani. Quali le differenze con il precedente Mister?
Erano due personalità molto diverse. Vinicio sembrava avere un carattere molto più distaccato. Con lui partimmo molto bene e fino a Natale le cose andarono abbastanza bene, con un’ottima posizione di classifica. Poi però sopraggiunse un periodo di crisi che ci fece perdere diverse posizioni ed alla fine del campionato ci piazzammo a metà classifica.
Mister Vinicio, durante la preparazione estiva, puntava molto al fondo, e per il resto si affidava alla fantasia dei singoli.
Quando nell’estate del 1971 la Società decise di richiamare Mister Viciani in città esplose di nuovo l’entusiasmo. Lui parlava sempre di calcio, delle sue idee in proposito, della sua teoria del “gioco corto”, del fatto, come diceva spesso, che “se la palla la portiamo noi, non ce l’hanno gli altri”.
La sua preparazione estiva era pesantissima, e per qualcuno un vero e proprio incubo, tanto che c’era anche chi sveniva durante gli allenamenti!
Una vera novità per quell’epoca. E quasi un’ossessione: un vero e proprio “martello”!
Ebbi modo di rincontrarlo quando nella stagione 1976-’77 io militavo nella Nocerina e lui sedeva sulla panchina dell’Avellino.
E quella stagione sarà ricca di soddisfazioni, visto che lei sarà un punto fermo di quella formazione, con 36 presenze su 38 gare. Che esperienza fu per il giocatore Valle?
Una vera e propria esaltante cavalcata. Fantastica!
Partimmo con l’idea di fare un buon campionato, senza chiedere nulla di eccezionale. Invece fin dall’inizio, dalle prime partite di Coppa Italia, capimmo che sarebbe potuta diventare una stagione ricca di soddisfazioni.
L’ambiente, con Mister Viciani, divenne subito euforico, e nonostante i tanti infortuni che subimmo durante l’intero campionato, riuscimmo nell’incredibile impresa di vincere il campionato!
Qual è il ricordo più bello che ha di quella vittoria e dei relativi festeggiamenti?
Sicuramente quello dell’ultima partita di campionato (Ternana-Novara 3-1, il 18-06-1972). Partire dal ritiro di Sangemini ed arrivare in città tra due ali di folla festante, tutta vestita di rossoverde, con le case lungo la strada ricoperte di bandiere e striscioni, e con le auto trasformate da quei due colori tanto amati, fu un’esperienza ed un’emozione indimenticabile!
E poi quando arrivammo al Liberati e lo vedemmo completamente ricoperto dai colori rosso e verde, a tutti noi un brivido ci percorse la schiena!
In quei giorni, buona parte dell’Umbria tifava per la riuscita della nostra impresa, compresa una parte della provincia di Perugia.
La stagione successiva, quella della serie A, non iniziò molto bene per lei. Ci vuole ricordare cosa accadde?
Purtroppo ebbi un serio problema fisico: mi ruppi il menisco. Nelle ultime giornate del precedente campionato presi un calcione che mi procurò molto dolore, tanto è vero che gli allenamenti settimanali non li cominciavo più il martedì ma solo il giorno successivo.
Tornati dalla preparazione estiva al Terminillo, durante una partitella tra di noi, sentii un crack al ginocchio destro, e questo mi condizionò negativamente per mesi. Nonostante questo, ripresi gli allenamenti e fui convocato per la prima partita di campionato a Napoli, ma poi ebbi un serio stiramento alla gamba sinistra e saltai le prime nove partite di campionato, riuscendo ad esordire in serie A solo a Dicembre, solo cinque giorni dopo il mio compleanno, a San Siro contro l’Inter.
Avevo 29 anni e per me fu un vero travaglio, ma nonostante la sonante sconfitta, che emozione esordire contro Facchetti, Corso, Boninsegna, Mazzola, ecc., gente che fino ad allora avevo visto solo in televisione!
Secondo lei, cos’è che non andò e per cui non si riuscì nell’impresa della salvezza?
Prima di tutto c’è da ricordare che in quegli anni il campionato di serie A era a 16 squadre e quindi la lotta per la salvezza era praticamente riservata a 5/6 squadre al massimo. E quelle che erano appena salite dalla B in genere erano quelle più penalizzate.
Forse fummo anche un pochino presuntuosi, ma credo che soprattutto dipese dal fatto che fu sbagliata la campagna acquisti, lasciando partire gente di esperienza come Cucchi e Fontana, che avrebbero potuto fare molto comodo, e con acquisti di giocatori dalla serie B, senza molta esperienza per la categoria. Spesso giocavamo bene, uscivamo dal campo con i complimenti di avversari ed addetti ai lavori, però venivamo inesorabilmente puniti al primo errore.
Sono fermamente convinto che se si fossero acquistati 3/4 giocatori d’esperienza, possibilmente uno per reparto, le cose sarebbero andate in maniera ben diversa. Però c’è da dire che evidentemente le finanze della Società non potevano permettere molto di più, e quindi la mia non è assolutamente un’accusa nei confronti di chi permise quell’impresa!
Poi, arrivò Mister Riccomini, e lei non fu più titolare di quella squadra. Secondo lei quali furono i motivi?
Quell’anno fui tra i pochi riconfermati della rosa, anche perché avevo la stima di Mister Riccomini, però durante la preparazione estiva io non riuscivo a riposare come avrei dovuto, forse a causa della retrocessione e dell’infortunio che avevo avuto. D’accordo con il Mister saltai diverse partite, e per riprendere bene il ritmo-partita andai a giocare con la formazione “Beretti”. Qui però presi un altro pestone che mi costrinse a rimanere fuori per molto tempo ancora, e feci rientro solo nelle ultime partite, appena in tempo comunque di prendermi la soddisfazione di far parte della rosa che andò a vincere al Cibali (Catania-Ternana 1-2, il 16-06-1974) nell’ultima partita di campionato, assicurandoci così la vittoria del campionato.
Con Mister Riccomini comunque ci fu la seconda vittoria del campionato cadetto. Secondo lei quale fu più emozionante, sia per voi giocatori che per la tifoseria, rispetto a quella di due anni prima?
Forse è proprio vero il detto “la prima volta non si dimentica mai!”. Personalmente comunque penso di aver contribuito maggiormente alla prima piuttosto che alla seconda.
Credo che la formazione di Viciani fosse migliore nel gioco, ma anche quella di Riccomini non era certo da disprezzare, con molti giocatori di quantità e qualità, come Crivelli, Benatti, Rosa, Nardin, ecc. Forse con Riccomini la squadra esprimeva un gioco meno bello, ma era molto più solida.
Anche il fatto di vincere l’ultima partita decisiva in casa, contro il Novara, fu più coinvolgente ed esaltante, mentre nella stagione di Riccomini la vittoria arrivò in trasferta, a Catania, anche se ricordo con molto piacere i tantissimi tifosi che ci venero ad aspettare ad Orte al nostro rientro, scortandoci festosi fino in città.
Infine credo che tutto l’ambiente considerava quella vittoria quasi scontata, mentre una vittoria non può essere mai considerata scontata!
Ma anche il secondo campionato di serie A finì con una retrocessione. Anche in questo caso, quali furono le cause secondo lei?
Anche in questo caso ci furono, a parte Petrini, acquisti esclusivamente dalla serie B e serie C. Purtroppo ancora una volta la Società non poteva permettersi maggiori sforzi economici.
Con la nuova retrocessione in serie B, dopo cinque anni ci fu il suo addio alla maglia della Ternana. Quanto gli dispiacque di questa scelta?
Mi dispiacque moltissimo perché fu una scelta esclusivamente della Società. Io ormai mi ero ambientato benissimo a Terni, i miei figli erano nati e/o cresciuti in città, insomma mi sentivo ormai un ternano acquisito, e lasciare la Ternana a quel punto, quando avevo 32 anni, fu un dispiacere enorme.
Mi seguiva Mister Lovati, vice-allenatore della Lazio, dove militava il mio ex-compagno nell’Internapoli, Wilson, e lui mi avrebbe voluto portare alla società romana. Ingenuamente ne parlai in Società ma mi venne risposto che avrei avuto la conferma anche per la stagione successiva, e che sarei dovuto rimanere con la Ternana anche in prospettiva futura, per ricoprire, insieme a Benatti, altri ruoli una volta appese le scarpe al chiodo. Fino all’ultimo giorno di mercato non ci fu detto più nulla, e solo dai giornali seppi della mia cessione alla Nocerina! Ci rimasi veramente male! Non credo meritassi un trattamento del genere!
Lei giocò con le Fere cinque campionati. Quale fu l’avversario più forte, nel suo ruolo, che ha incontrato?
Ovviamente tutti quei giocatori di serie A, alcuni dei quali vestivano anche la maglia della Nazionale, come Capello, De Sisti, Bulgarelli, Juliano, ecc. Dopo tanti anni di gavetta, giocarci contro fu una soddisfazione enorme.
Nei suoi anni in rossoverde, ebbe come compagno di squadra, tra gli altri, il compianto Angelino Rosa. Ce lo può descrivere sia dal punto di vista tecnico che umano?
Prima di tutto Angelino era un giocatore dalle grandi qualità tecniche, ed è stato un ragazzo veramente sfortunato.
Le sue caratteristiche ricordavano un po’ quelle del romanista Francesco “Kawasaki” Rocca, rappresentate da grande corsa e grinta. Quando militava nella Roma avrebbe potuto avere maggiore fortuna, ma forse pagò lo scotto di essere una persona fin troppo buona, forse anche un po’ ingenua per quel mondo, e in una realtà come quella del calcio questo sicuramente è stato per lui penalizzante.
Secondo lei è più affascinante il campionato attuale o quello dei suoi tempi?
Credo che il calcio come gioco sia sempre bello, e dipende sempre da come lo si vive. Però c’è da dire che è cambiato completamente, con i procuratori che decidono tutto, con promesse fatte anche a bambini di 10 anni, con le pay-tv che sono ormai le vere padrone. Insomma un quadro non certo consolante!
Se lei giocasse oggi e gli proponessero di andare a giocare all’estero, in quale campionato gli piacerebbe andare? E perché?
Un tempo non mi sarei spostato per nessun motivo. Oggi invece andrei volentieri in Gran Bretagna, Spagna o Germania, e non tanto per i soldi, ma piuttosto per ambienti più tranquilli, dove è ancora possibile vedere le famiglie sugli spalti, senza nessun pericolo, come purtroppo capita invece spesso da noi.
Oggi, dopo tutti questi anni, quale è la prima immagine che le viene in mente quando pensa alla Ternana?
Come ho già detto, sicuramente il ricordo della partita contro il Novara, nell’ultima di campionato che ci assicurò la promozione in serie A. Troppo bello ed emozionante, anche il solo ricordo. E poi quel boato al mio goal, come potrei dimenticarlo?!?
La carriera di Valle in rossoverde:
1970-’71 (Serie B):Presenze in campionato: 33, Goal: 0 Presenze in Coppa Italia: 3, Goal: 1
1971-’72 (Serie B):Presenze in campionato: 36, Goal: 2 Presenze in Coppa Italia: 4, Goal: 0
1972-’73 (Serie A):Presenze in campionato: 18, Goal: 0 Presenze in Coppa Italia: 0, Goal: 0
1973-’74 (Serie B):Presenze in campionato: 7, Goal: 0 Presenze in Coppa Italia: 0, Goal: 0
1974-’75 (Serie A):Presenze in campionato: 6, Goal: 0 Presenze in Coppa Italia: 0, Goal: 0
La carriera di Ermenegildo Valle:
Da calciatore:
196?-’63: Roma (giovanili) presenze: ?, goal: ?
1963-’64: Puteolana (serie D) presenze: 34, goal: ?
1964-’65: L’Aquila (serie C) presenze: 14, goal: 1
1965-’66: Puteolana (serie D) presenze: 22, goal: ?
1966-’70: Internapoli (serie D/C) presenze: 133, goal: 21
1970-’75: Ternana (serie B/A) presenze: 100, goal: 3
1975-’77: Nocerina (serie C) presenze: 32, goal: 0
1979-’80: Sulmona (serie D) presenze: ?, goal: ?
Da allenatore:
1979-’80: Sulmona (serie D)
Marco Barcarotti
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