Nell’ultima decade dello scorso millennio, la Ternana aveva vissuto un periodo di incredibili “sali-scendi” che l’avevano portata dalla serie B conquistata nella stagione 1991-’92, alla serie D, arrivata dopo un fallimento societario, con una risalita quasi immediata, caratterizzata dalla vittoria di due campionati e dalla conseguente riconquista della serie cadetta nella stagione 1997-’98.
Fu proprio in quella stagione esaltante che arrivò in maglia rossoverde un giocatore che sarebbe successivamente diventato un punto fermo di quel periodo, oltre ad essere un vero e proprio leader riconosciuto, sia in campo che nello spogliatoio. Sto parlando ovviamente del capitano Fabrizio Fabris.
Fabris nasce a Napoli il 05-08-1968 e cresce calcisticamente nelle fila della squadra della sua città natale, nel ruolo di centrocampista. Fa l’esordio nel calcio professionistico con la maglia della Turris, per proseguire poi in diverse società di C2 e C1 e quindi arrivare in serie B con quella del Cosenza. Dopo altre stagioni in C1, nell’estate del 1997 arriva in maglia rossoverde, dove sulla panchina siede Mister Del Neri.
Rimarrà alla Ternana per cinque campionati, ottenendo la promozione in serie B appena alla sua prima stagione, contribuendo in maniera determinante a campionati appassionanti che confermeranno la categoria.
Una volta appesi gli scarpini al classico chiodo, Fabris inizierà una proficua carriera da allenatore, che lo vedrà sulla panca di diverse società di serie C e dilettanti nazionali, e soprattutto in quella dei settori giovanili di molte altre, Ternana compresa.
Oggi Fabris vive a Terni ed è stato prima il responsabile della Scuola Calcio della Ternana e poi ora nello staff di Mister De Canio in prima squadra.
1) In che tipo di famiglia è cresciuto il piccolo Fabrizio?
Una classica e sana famiglia italiana, con mio padre che era un impiegato e mia madre una libera professionista.
2) I suoi genitori l’hanno spronata o ostacolata nella sua passione per il calcio?
Fin dall’inizio, la condizione per cui avrei potuto coltivare la mia passione per il calcio, è stata quella che mi sarei dovuto impegnare al massimo negli studi. Ho cominciato a giocare a calcio con gli amici, nella strada, poi ho iniziato a fare nuoto a livello professionistico e l’ho fatto per cinque anni, ma la mia vera passione è sempre rimasta per il calcio.
Ma tutto ciò, come ho detto, sempre a patto di impegnarmi nello studio, cosa questa che mi ha comportato sacrifici enormi, dal momento che la scuola che frequentavo era molto impegnativa, e quindi spesso ero costretto a portarmi i libri anche quando andavo a giocare in qualche torneo fuori dalla mia città.
3) Quando è stato il momento in cui lei ha capito di essere “arrivato” nella sua carriera calcistica?
Dopo aver militato nella formazione “Primavera” del Napoli, andai a giocare alla Turris, in C2. Lì, pur essendo ufficialmente un professionista, ancora prevaleva la parte romantica nella visione del calcio, con la voglia di giocare e migliorarsi continuamente, tanta era la passione per il calcio. Poi andando avanti, esordii con la Nazionale Under 21, dove c’erano giocatori del calibro di Ravanelli, Casiraghi, Ferrara, mi rendevo conto che, facendo bene, si potevano scalare le posizioni e tutto ciò ti gratificava. Ma nonostante tutto ciò, alla base c’era sempre e soprattutto la grande passione per il gioco del calcio. Solo quando arrivai ad esordire in serie B con il Cosenza, a 24 anni, cominciai a prendere coscienza che potevo fare calcio in maniera importante, anche se erano già cinque anni che ero ufficialmente un professionista. Vedere la mia immagine sulla figurina Panini, dopo che da bambino ero io a collezionarle, mi sembrò quasi un sogno.
4) Lei arriva a vestire la maglia delle Fere nell’estate del 1997, proveniente dalla Nocerina. Ci racconta come è andata?
Su questo argomento ho un bell’aneddoto da raccontare. Mister Del Neri, che avevo avuto alla Nocerina, già nella stagione precedente mi aveva richiesto, insieme al portiere Bruno ed al centrocampista Battaglia, però decisi di rinunciare al trasferimento perché sentivo di avere un debito di riconoscenza nei confronti della Nocerina, ma promisi a Mister Del Neri che lo avrei raggiunto l’anno successivo, a prescindere dalla categoria. E così feci, mantenendo la promessa fatta, nonostante avessi delle richieste con condizioni economiche migliori, con il D.S. Osti che mi telefonava tutti i giorni per paura che cambiassi idea. Ma per me la parola data ha sempre avuto un valore assoluto.
5) Che ambiente trovò alla Ternana al suo arrivo?
Trovai una Società, con alla guida il presidente Gianni, già forte e che evidenziava una concreta volontà di crescere maggiormente. Poi durante la mia prima stagione ci fu l’avvicendamento societario con il presidente Agarini che garantì forza economica e volontà ancora maggiore di crescita.
6) Facciamo un piccolo passo indietro: prima di arrivare alla Ternana lei ebbe modo di giocare più volte al Liberati come avversario (Ternana-Ischia Isolaverde 1-0, il 17-09-1989; Ternana-Monopoli 1-0, il 16-02-1992; Ternana-Cosenza 0-1, il 21-02-1993). Ricorda le sue impressioni in quelle occasioni per quanto riguarda l’ambiente rossoverde?
Una grandissima piazza! Una Società di tradizione e della quale avevo ricordi d’infanzia legati alla serie A e alla mia collezione di figurine Panini, con il Drago e quei colori unici che fin da allora mi erano rimasti impressi.
Delle prime due partite ricordo soprattutto un Liberati stracolmo di gente e con un tifo appassionato, mentre quando venni con il Cosenza, ricordo un ambiente depresso ed uno stadio semi-deserto. Ma quella fu per la Ternana una stagione maledetta, conclusa poi con il fallimento societario e successiva radiazione.
7) Un campionato quello, subito ricco di soddisfazioni, visto che arrivò la promozione in serie B tanto sognata da tutto l’ambiente. Che ricordi ha di quella stagione?
Indimenticabile! Ho altri ricordi di stagioni positive e vittoriose, però in quel campionato, magari anche in maniera fortuita, si crearono le giuste alchimie tecniche e caratteriali del gruppo, dove era un vero piacere stare insieme, anche fuori dal campo.
Fu una rincorsa forsennata al Cosenza ed il mister cominciò a portarci in ritiro fin da Febbraio, dal giovedì alla domenica, giorno della partita; e questo fino a Giugno. Mister Del Neri era veramente “avanti” e noi lo seguivamo incondizionatamente.
8) Il 14-06-1998 fu uno dei protagonisti della vittoria proprio contro la sua ex-squadra, (Ternana-Nocerina 1-0 d.t.s.), nello spareggio play-off di Ancona. Ricorda quali sensazioni provò quando, entrando in campo, vide quel muro umano colorato di rosso-verde?
La partita che non avrei mai voluto dover giocare! Pensare di ritrovarmi contro i miei ex-compagni mi creava una sensazione di disagio: solo dodici mesi prima militavo in quella squadra e ci salvammo ai play-out contro il Sora con un mio goal. Però credo che la nostra vittoria fu più che legittima, visto che nel campionato eravamo arrivati secondi, con 15 punti più di loro.
Una sensazione bellissima all’ingresso in campo, con due tifoserie numerose e molto calde, con una netta prevalenza numerica di quella ternana.
La partita la dominammo nettamente sul campo, dimostrando così che la differenza di quei 15 punti c’era tutta, anche se il goal della vittoria arrivò solo al 12° del primo tempo supplementare. Io giocai tutti i 120 minuti della partita e alla fine ero stremato, considerando pure il caldo di giugno!
9) Allenatore di quella formazione era Mister Del Neri, il quale aveva già portato la Ternana in C1 nella stagione precedente? Che tipo di allenatore era il Mister?
Era un allenatore preparatissimo e formativo, molto attento all’aspetto tattico. Al suo arrivo in rossoverde aveva già vinto diversi campionati di serie C. Con i suoi consigli ti aiutava a stare in campo, ha dato veramente tanto a molti di noi, contribuendo in maniera determinante alla crescita di noi giocatori di quella rosa. Si può senz’altro affermare che grazie a lui molti di noi hanno “riscritto” le proprie carriere.
Io avevo giocato sempre da attaccante e fu proprio Mister Del Neri, nella Nocerina, a cominciare a farmi giocare da esterno in un 4-4-2, poi a Terni, al suo ritorno in serie B, mi trasformò in centrocampista. Sicuramente il migliore allenatore che ho avuto nella mia carriera.
10) L’anno successivo, primo di serie B, sulla panchina arriva Mister Cuccureddu. Quali le differenze con il suo predecessore?
Cuccureddu era un allenatore pragmatico, per certi aspetti ancora si sentiva un giocatore. Aveva una sua idea di calcio che sicuramente non era così scientificamente organizzata come quella di Del Neri, e quando è arrivato sulla panchina della Ternana ha trovato un gruppo di professionisti seri, che si sono subito adattati ai suoi dettami, così come poi accadde con Mister Guerini, cominciando con quest’ultimo a giocare “a uomo” come lui voleva.
Forse l’ errore di Mister Cuccureddu fu proprio quello di dare per scontati alcuni dettami elementari del calcio, mentre anche quelli andrebbero sempre rivisti ed approfonditi. Ma sotto questo aspetto, fortunatamente noi ancora avevamo nella testa quelli di Del Neri e probabilmente proprio quello ci salvò.
11) Alla decima giornata ci fu il suo esonero ed il ritorno di Mister Del Neri. Purtroppo le cose non andarono come tutti speravano, ed alla 19° arrivò anche il suo esonero. Secondo lei quali furono le cause di questo fallimento?
Ricordo ancora con molta amarezza che quando la Società decise per il ritorno di Mister Del Neri ci fu una contestazione incredibile da parte della tifoseria, quasi come se a tornare non fosse l’allenatore delle due promozioni di seguito ma quello di due retrocessioni! Inoltre accusarono noi giocatori di aver remato contro Mister Cuccureddu, mentre in realtà il mister fu sfiduciato dalla Società dopo il pareggio interno contro il Ravenna (Ternana-Ravenna 2-2, del 15-11-1998) e non, ad esempio, dopo la pesante sconfitta di Pescara nel turno precedente (Pescara-Ternana 5-1, del 08-11-1998).
Questa cosa, dopo tanti anni, ancora mi fa arrabbiare!
L’esonero di Mister Del Neri fu causato soprattutto dal fatto di ritrovarsi una rosa che non era stata da lui composta, nonostante la Società gli avesse promesso degli aggiustamenti, con qualche inevitabile malumore nello spogliatoio da parte di chi spesso non era inserito nella formazione titolare, oltre ai risultati che non arrivarono.
12) La salvezza arrivò solo all’ultima giornata contro la Fidelis Andria al Liberati (2-1, il 13-06-1999). Una giornata passata alla storia perché l’allenatore dei pugliesi, Rumignani, venne colpito da un oggetto sotto la Curva Est prima del fischio d’inizio, con il rischio di una pesante penalizzazione. Lei purtroppo quel giorno non scese in campo perché infortunato. Che esperienza fu per lei quel campionato?
Quella partita la vidi tutta dietro alla porta. Ho una foto a casa che mi ritrae in mutande, con una bandiera in mano, al momento dell’invasione di campo al fischio finale dell’arbitro.
Quel campionato per me rappresentò il ritorno in serie B, conquistata sul campo, dopo la cavalcata vittoriosa dell’anno precedente. C’è anche da dire che della rosa che si aggiudicò quell’entusiasmante risultato, tra coloro che vennero riconfermati nella stagione successiva, solo io e Ferazzoli avevamo giocato già in serie B.
13) Nella stagione successiva, con alla guida Mister Guerini prima e Mister Burgnich poi, la salvezza arrivò ancora una volta nelle ultime giornate. Che tipo di campionato fu quello per Fabbris?
Anche questa una stagione ricca di soddisfazioni, dove tornammo a “giocare a uomo” con entrambi i mister. Un campionato, così come il precedente, molto coinvolgente per via della lotta durissima per raggiungere la salvezza e che ci legò ancora di più nello spogliatoio.
Anche in questo caso conservo una bella fotografia che mi ritrae festante per la salvezza ottenuta.
14) Nella stagione 2000-’01 sulla panca rossoverde arriva Mister Agostinelli il quale galvanizzò subito l’ambiente con il suo gioco “arrapante”, come lo definì lui stesso. Per gran parte della stagione si sognò di conquistare la promozione in serie A, ma al termine della stessa la posizione in classifica fu la settima. Ci fu più soddisfazione o delusione per lei?
Ad un certo punto del campionato ero veramente convinto che ce l’avremmo fatta ad andare in serie A! Anche in quel caso si formò un gruppo straordinario, con un allenatore che portò tante novità dal punto di vista tattico, con un gioco spavaldo ed arrembante, pur se ordinato ed equilibrato, che noi non avevamo avuto nemmeno con Del Neri e che creò tanto entusiasmo. Un gioco che ci dava sicurezza e che ci garantiva pochissimi goal subiti.
In quella stagione poi arrivarono tutti giocatori di categoria, di grande livello, che si integrarono subito con la piazza. Purtroppo nella campagna acquisti invernale, con l’intento di migliorare qualitativamente la squadra, si ottenne l’effetto contrario, squilibrandola e questo generò un po’ di confusione.
Poi ci furono degli eventi particolari sfavorevoli, con delle partite perse (Ternana-Torino 0-1, il 12-03-2001; Ternana-Piacenza 0-1, il 01-04-2001) o pareggiate (Monza-Ternana 1-1, il 23-03-2001, con un mio goal non convalidato che era entrato di un metro!) in maniera veramente “strana” ed incredibile.
15) Nella sua ultima stagione (2001-’02) invece cominciò con Mister Agostinelli, sostituito prima da Tobia e poi da Bolchi. Il triste epilogo fu quello della retrocessione in serie C1, nell’ultimo turno del calendario, con una partita dagli aspetti molto “strani”. Secondo lei quali furono i motivi di quella stagione così fallimentare, salvata poi in estate dal ripescaggio a causa del fallimento della Fiorentina?
Fu una stagione bruttissima! Un campionato cominciato male e finito peggio, dove praticamente si sbagliò tutto quello che era possibile sbagliare, dalla composizione della squadra alle scelte societarie.
Secondo me sarebbe stato sufficiente dare continuità alle scelte della stagione precedente, ed invece…
Probabilmente le intenzioni erano anche quelle, però la realtà dei fatti si dimostrò ben diversa!
Fin dal ritiro estivo si era però capito che c’era qualcosa, a livello societario, che era cambiato e si cominciavano a sentire i primi scricchiolii da parte della proprietà.
Dopo cinque sconfitte consecutive, compresa quella di Coppa Italia contro l’Udinese, la Società decise la sostituzione di Mister Agostinelli. Personalmente pensai che anche quello fosse un errore perché io avrei comunque continuato con lui, anche se l’arrivo di Mister Bolchi, dopo un “interregno” di Mister Tobia, ricompattò l’ambiente e lo spogliatoio. A quel punto però all’interno della squadra si erano perse le certezze tattiche e lo slancio iniziale.
A metà stagione ci fu l’esonero del D.S. Borea, sostituito da Capozucca e anche questo destabilizzò ulteriormente l’ambiente.
Alla fine dei conti, quella stagione disgraziata vide tre allenatori sulla panchina rossoverde, due Direttori Sportivi e tre campagne acquisti: basta questo per capire che l’epilogo non sarebbe potuto essere differente!
Personalmente, al termine di quella stagione fui gratificato dal fatto che mi fu proposto di fare il responsabile del settore giovanile della Ternana, ma la delusione per quell’epilogo fu veramente tantissima.
16) Nell’estate del 2002 lei decide di chiudere con il calcio giocato per iniziare la nuova carriera di allenatore. Una decisione ponderata o sofferta?
Io ebbi un grave infortunio muscolare nella mia ultima partita giocata con la maglia della Ternana (Ternana-Sampdoria 0-0, il 12-05-2002) che mi costrinse a chiudere così la stagione. Però già precedentemente il D.S. Borea mi aveva prospettato l’ipotesi di occuparmi del settore giovanile, e quando nell’estate successiva, anche se ero guarito dall’infortunio, parlai di questa idea con il neo-D.S. Capozucca, la cosa prese forma ed alla fine accettai di diventare il responsabile del settore giovanile. Dopo un anno presi il patentino di allenatore ma a quel punto la Ternana cambiò di proprietà e con l’arrivo della famiglia Longarini io presi altre strade.
17) Lei a Terni ha avuto due presidenti: Gianni, pur se per pochi mesi, ed Agarini? Che rapporto avevate con loro e quali le differenze tra i due?
Delle differenze ben marcate, sia sotto l’aspetto economico che sotto quello della personalità. Gianni era un presidente vecchio stampo: più tifoso, diretto, con un rapporto famigliare con noi giocatori, invece Agarini, pur essendo anche lui un tifoso, aveva l’aplomb del classico imprenditore, molto riservato ma comunque vicino alla squadra, anche se in maniera diversa, senza necessariamente dover apparire. Non potendo, per ovvii motivi professionali, essere sempre vicino fisicamente alla squadra, aveva degli uomini di sua fiducia che lo facevano per conto suo.
18) In maglia rossoverde realizzò 14 goal. Quale ricorda con maggiore orgoglio?
Nella mia città, Napoli, ancora mi rinfacciano, scherzando, il goal che feci al 92° contro la squadra partenopea (Napoli-Ternana 1-1, il 03-03-2002).
In quella mia ultima stagione in rossoverde fu l’anno in cui realizzai più goal con la maglia della Ternana e tutti goal importanti, come quello appena menzionato, a Napoli, oppure quelli contro il Cosenza, dove realizzai una doppietta che ci consentì di pareggiare (Ternana- Cosenza 2-2, il 03-02-2002). Contro la squadra calabra, da ex, non fu quella l’unica volta che realizzai un goal, ma ci riuscii per ben quattro volte (Cosenza-Ternana 1-1, il 13-09-1998; Cosenza-Ternana 1-1, il 14-11-1999).
Ma quello che ricordo con più orgoglio è probabilmente quello realizzato contro il Torino (Ternana-Torino 2-1, il 20-09-1998), quando ci aggiudicammo la vittoria per la prima volta in serie B, nel primo campionato giocato dopo la promozione.
19) Nei suoi cinque anni in maglia rossoverde, con chi legò maggiormente tra i suoi compagni? E con chi è ancora in contatto?
Con quelli della vittoria del campionato di C1 con tutti! Per fare qualche nome, sicuramente con Brevi, Borgobello, Scotti, Bini, Onorato, Mayer, Grava. Ho un rapporto molto bello anche con Borrello, anche se non abbiamo mai giocato insieme ma solo da avversari.
20) Prima della chiamata di Mister De Canio lei è stato il responsabile del settore giovanile della Ternana. Che esperienza è stata per lei?
Un’esperienza bellissima perché mi ha dato modo di sentirmi ancora parte di questa Società, di questi colori, e di farlo però in una veste diversa da quella del calciatore, in una veste “formativa”, e che mi ha dato la possibilità di avere la soddisfazione di portare in maglia rossoverde giovani giocatori interessanti, come Marotta, Perna, Scappini, Di Dio.
Ho cercato così di valorizzare tanti giocatori ternani, grazie anche alla mia esperienza nel settore giovanile del Napoli, dove ho avuto la fortuna di “vivere” i maestri del calcio partenopeo dell’era di Ferlaino e Maradona, come Sormani, Abbondanza, Massa, De Lella, prima ancora Mariolino Corso, ecc.
21) A tal proposito, qual è secondo lei la cosa più bella del calcio, per cui ancora oggi un bambino se ne dovrebbe innamorare?
La magia del calcio è difficile descriverla in poche parole però direi che è innegabile che quando dieci bambini si incontrano in un prato, e magari parlano una lingua diversa ma hanno un pallone, automaticamente “comunicano” con quel pallone, quindi la magia sta tutta lì. E questo vale sia se lo fai da bambino con i coetanei e sia se lo fai da adulto con i bambini.
Tutto ciò è veramente unico e credo che la motivazione sia quella di provare quella magia irripetibile!
La carriera di Fabris in rossoverde:
1997-’98 (Serie C1): Presenze in campionato: 34, Goal realizzati: 2 Presenze in Coppa Italia: 5, Goal realizzati: 0
1998-’99 (Serie B): Presenze in campionato: 34, Goal realizzati: 4
Presenze in Coppa Italia: 1, Goal realizzati: 0
1999-’00 (Serie B): Presenze in campionato: 34, Goal
realizzati: 3 Presenze in Coppa Italia: 6, Goal realizzati: 2
2000-’01 (Serie B): Presenze in campionato: 34, Goal realizzati: 1 Presenze in Coppa Italia: 3, Goal realizzati: 0
2001-’02 (Serie B): Presenze in campionato: 29, Goal realizzati: 4 Presenze in Coppa Italia: 4, Goal realizzati: 0
La carriera di Fabrizio Fabris (da giocatore):
1987-1988 Turris (C2)
1988-1989 Cuoiopelli (C2)
1989-1991 Ischia Isolaverde (C1 e C2)
1991-1992 Monopoli (C1)
1992-1994 Cosenza (B)
1994-1995 Ravenna (C1)
1995-1997 Nocerina (C1)
1997-2002 Ternana (C1 e B)
(da allenatore):
2002-2004 Narnese (pulcini)
2004-2005 Nocerina
2005-2006 Capri
2006-2007 Sansovino
2008 Arrone
2008-2010 Ternana (responsabile scuola calcio)
2010-2011 AM 98
2011 Sporting Terni (juniores)
2012-2013 Ternana (giovanissimi nazionali)
2013-2015 Ternana (allievi nazionali)
2015-2017 Napoli (giovanissimi regionali)
2017-2018 Ternana (responsabile scuola calcio, poi vice- allenatore)
2018-2019 Ternana (vice allenatore)
Marco Barcarotti
(intervista realizzata nel Marzo 2018)
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