Se un giovane tifoso rossoverde di oggi chiedesse ad un giovane tifoso degli anni ’80 come fosse l’ambiente che circondava la Ternana in quegli anni e quali erano le emozioni che si provavano, sicuramente la risposta non potrebbe essere che questa: “gioie e dolori”!
Eh si, perché se è vero che in quella decade i tifosi delle Fere hanno visto un po’ di tutto, è altresì vero che il Liberati, nonostante le delusioni, era sempre pieno di gente e che la Curva Est in particolare era un vero e proprio “vulcano”, con tanta gente che dedicava l’intera settimana alla sua passione, la passione per i colori rosso e verde. Spesso, per molti di loro, significava anche un modello di vita, non omologata alle “regole” della società ma anzi, un modo anche per essere sempre controcorrente. Insomma, se è vero che il calcio è lo specchio della società in cui si vive, è vero anche il contrario, e tutti i problemi che c’erano e ci sono ancora nella nostra società, si ritrovavano nell’ambiente calcistico e del tifo in particolare.
C’è da dire che proprio in quegli anni la Ternana sprofondò dalla serie B fino alla C2, per poi risalire in C1 solo alla fine della decade, grazie allo storico spareggio di Cesena, contro il Chieti, con 15.000 tifosi rossoverdi al seguito.
Questa volta abbiamo incontrato un ex-rossoverde che ha militato nella Ternana nella prima metà degli anni ’80: Silvio Paolucci.
Paolucci nasce a Tollo (CH) il 22-10-1960 e cresce nelle giovanili della Pro Vasto, nel ruolo di attaccante.
Dopo aver esordito in serie A nelle fila dell’Ascoli, arriva a vestire la maglia rossoverde nell’estate del 1982, proveniente dalla Civitanovese, quando la Ternana militava in serie C1.
Rimarrà alla Ternana per tre stagioni diventando un beniamino dei tifosi, ma nell’estate del 1985 verrà ceduto al Taranto e la sua carriera proseguirà in società di serie C e B, vincendo anche diversi campionati, in diverse categorie.
Una volta chiuso con il calcio giocato Paolucci inizierà una carriera da allenatore che lo porterà in varie società di serie D e C e dall’estate del 2017 torna a Terni nel ruolo di responsabile del settore giovanile.
1) Signor Paolucci, come comincia a giocare a calcio da bambino?
Nella maniera più classica dei miei tempi: nella strada sotto la mia casa, in partite di ore ed ore con gli amici, spesso fino al sopraggiungere del buio.
In quel tempo, fino all’età di undici anni, praticavo un altro sport, il nuoto, ma amavo giocare a calcio appunto con i miei amici del paese.
Fu quindi all’età di undici anni che fui invitato ad andare a giocare nella squadra del mio paese dall’allenatore di quella squadra e alla prima partita vincemmo 3-0, con tre miei goal. Da lì cominciò la mia carriera nel mondo del calcio.
2) La sua famiglia lo ha spronato nella sua passione per il calcio oppure è stata, in qualche maniera, di intralcio?
Mio padre, operaio, non è che fosse molto felice di questa mia passione, perché avrebbe voluto che pensassi di più allo studio che al calcio. Arrivò anche a tagliarmi il pallone e le scarpette da calcio per questo motivo.
Avevo anche i miei fratelli maggiori che giocavano a calcio, ed uno di loro era arrivato in serie D, quindi quando anche io ho cominciato ad arrivare a certi livelli, pure mio padre se ne è fatto una ragione ed a quel punto tutto si è “normalizzato”.
3) Lei arrivò alla Ternana quando la Società era scesa in serie C1, dopo che lei aveva esordito anche in serie A con l’Ascoli. Che ambiente trovò? Lei lo considerò un passo indietro o un nuovo punto di partenza?
In quella estate io avevo richieste di società di serie B e quando mi contattò la Ternana inizialmente io rifiutai il trasferimento, pur essendo la Società rossoverde una società blasonata, almeno per la serie C, perché ovviamente aspiravo ad una categoria superiore.
Ricordo che quando poi arrivai alla Ternana, il segretario Ragni, con un’espressione burbera, mi disse: “lei Paolucci è stato uno dei pochi calciatori che abbiamo cercato, a rifiutare la Ternana. Come si è permesso!?!”
4) Quali furono le dinamiche che la fecero arrivare in maglia rossoverde?
Fui ammaliato prima di tutto dal blasone della Società, ma soprattutto dal progetto che mi fu prospettato, che prevedeva un campionato di vertice, con la volontà di ritornare in serie B, dopo aver allestito una squadra veramente forte per la categoria.
Inoltre alla guida di quella squadra era stato richiamato Mister Viciani e questa era sicuramente un’ulteriore garanzia.
5) Conosceva già qualche suo compagno di quella rosa?
Non conoscevo nessuno di persona, anche perché io ero giovane e mi ero affacciato da poco nel mondo del calcio professionistico, ma conoscevo di fama molti miei nuovi compagni di squadra, come Mocellin, Borsellino, Mazzeni, Vernacchia. Tutti calciatori di ottima qualità per la categoria.
6) Allenatore di quella Ternana era Corrado Viciani, un vero e proprio “mito” per i tifosi rossoverdi. Che rapporto aveva Paolucci con il mister?
Era un vero e proprio personaggio! Molto avanti con i tempi di quel periodo, con un gioco molto particolare, fatto di fraseggi continui: un tecnico molto preparato ed intelligente. Aveva anche dei sistemi di allenamento che all’epoca erano sicuramente all’avanguardia che prevedevano degli allenamenti molto duri.
Un modo di intendere il calcio insomma che oggi lo vediamo sui campi di calcio di società prestigiose di tutto il mondo.
In quella stagione però accadde un po’ di tutto perché ad un certo punto, visto i risultati che non arrivavano, fu esonerato, sostituito da Mister Mattè, per poi tornare dopo solo sei partite.
Caratterialmente era un “toscanaccio”, caratterizzato da una forte personalità e da tanta grinta.
7) Al suo esordio in rossoverde (Ternana-Livorno 3-1, il 19-09-1982) lei realizzò la sua prima rete delle dieci (più una in Coppa Italia) di quel campionato. Ce n’è una in particolare che ricorda?
Sicuramente quella di Rende (Rende-Ternana 0-2, il 05-06-1983), ultima di campionato, che di fatto ci assicurò la salvezza, grazie alla differenza reti, a spese di Livorno e Reggina.
8) Nella partita contro il Campania (Ternana-Campania 1-1, poi 0-2 a tavolino, il 09-01-1983) successe un po’ di tutto, con un avversario, Massa, colpito da un petardo. Quel giorno lei venne anche espulso. Ricorda quella giornata così particolare?
Quella fu la prima espulsione, delle uniche due, della mia carriera. Non ricordo nemmeno precisamente i motivi per cui fui espulso, però ricordo che quello era un periodo difficile per la squadra e probabilmente il nervosismo la faceva da padrone, sia in campo che sugli spalti. Quello che accadde quel giorno fu sicuramente il frutto di questa situazione.
9) Al termine di quella stagione 1982-’83, la Ternana si salvò dalla retrocessione in C2 grazie alla classifica avulsa, come abbiamo detto a discapito di Livorno e Reggina. Che ricordo ha di quel campionato?
Un campionato quello dove partimmo per tentare di vincere e salire in serie B ma che alla fine risultò molto deludente a causa di tantissime cose negative accadute, con problemi economici della Società, rapporti difficili nello spogliatoio tra squadra ed allenatore, il cambio stesso di allenatori, ecc.
Tutto questo ci frenò moltissimo e ci creò una serie infinita di problematiche.
Quando poi si parte con la prospettiva di primeggiare ed invece ci si ritrova a combattere nelle parti basse della classifica è sempre complicato poi venire fuori da quella situazione.
10) Nella stagione successiva sulla panchina rossoverde arriva Mister Meregalli, il quale era stato un calciatore della Ternana negli anni ’60. Che tipo di allenatore era e che differenze c’erano con Mister Viciani? (ricordiamo che nelle stagioni 1971-’72 e 1972-’73, Meregalli era anche stato il vice di Viciani).
Mister Meregalli aveva un carattere completamente differente da Mister Viciani. Sicuramente una persona di poche parole, sempre molto tranquilla, che non alzava mai la voce, però onestamente devo dire che io non ebbi un gran bel rapporto con lui. Ricordo con molto più piacere Mister Viciani.
11) Anche in quella stagione avvenne un “fattaccio” che determinò un risultato a tavolino, ma questa volta a favore della Ternana. A Bari (Bari-Ternana 1-0, l’8-01-1984, poi 0-2) il suo compagno di squadra Ratti fu colpito violentemente da una lattina lanciata dagli spalti. Alla luce dei fatti quei due punti determinarono proprio la salvezza della compagine rossoverde. Ricorda quell’episodio?
Ho un ricordo vivissimo di quel brutto episodio di quel giorno.
Il Bari era la squadra favorita di quella stagione, tanto è vero che era in testa alla classifica ed aveva già un certo distacco dalle inseguitrici.
Buon per noi quella decisione del Giudice Sportivo che praticamente, anche se a fine stagione ed a giochi ormai fatti, con quei due punti a tavolino, ci permise di raggiungere la salvezza.
12) Anche in quel campionato la salvezza arriva solo alle battute finali e lei realizza solo sei marcature (tra l’altro con una doppietta nella partita Ternana-Siena 3-1, del 30-10-1983). Cosa era accaduto?
La causa fu ciò che ho detto prima, cioè il fatto di non aver legato con il mister e questo sicuramente ha influito sul mio rendimento. Purtroppo sono situazioni che nel calcio possono accadere.
C’è però da dire che in quegli anni il capocannoniere dei campionati di serie C faceva 15/16 goal e quindi, tutto sommato, la mia parte l’ho sempre fatta, anche se io non sono mai stato una prima punta ma piuttosto un esterno, una seconda punta.
13) Nella sua ultima stagione in rossoverde, quella del campionato 1984-’85, ancora un cambio di allenatore. Arriva Mister Salvemini, che tanta strada avrebbe poi fatto nel mondo del calcio. Anche in questo caso le chiedo: che tipo di mister era Salvemini?
Con Salvemini ho avuto un rapporto ottimo, così come lo avevo avuto con Viciani. Ed anche in questo caso i risultati si videro poi sul campo.
Ancora oggi ho un buon rapporto con lui ed è sempre un gran piacere quando abbiamo l’opportunità di rivederci.
14) Lei torna a realizzare un buon numero di goal (10 in campionato e 2 in Coppa Italia). Secondo lei cosa era cambiato rispetto alla stagione precedente?
Prima di tutto il fatto di aver a che fare con una persona, il mister, che era leale e preparato. Con Mister Salvemini facemmo un buon campionato pur non avendo una squadra altamente competitiva, riuscendo a valorizzare il “materiale umano” che aveva a disposizione.
15) In quella formazione militava un giocatore, “Diego” Armando Rizzo, purtroppo scomparso da tempo, che è rimasto nel cuore di tanti tifosi rossoverdi . Ci vuole ricordare la sua figura, sia in campo che nello spogliatoio?
Come giocatore era un difensore arcigno, con un grande carattere. Lo ricordiamo per dei goal spettacolari, come quello rimasto nella storia della Ternana, quasi come fosse un’icona del calcio rossoverde, realizzato in sforbiciata (Ternana-Barletta 1-0, del 18-11-1984).
Fuori dal campo era un pò quello che si vedeva in campo, cioè una persona estroversa, con il suo look dai capelli lunghi, che rispecchiava un pò quello che erano quei tempi.
16) In quei tre anni in rossoverde ha avuto come presidente un’altra figura mitica per i tifosi: Giorgio Taddei, il Presidente che conquistò la serie A negli anni ’70 e che era tornato alla guida della Società. Che rapporto avevate con lui, voi giocatori?
Il classico presidente degli anni ’70. Un imprenditore che si era “fatto” da solo, un po’ come altri presidenti di quel periodo: Rozzi dell’Ascoli, che io ho avuto ad inizio carriera, Anconetani del Pisa, ecc.
Taddei era una persona speciale con noi calciatori, sempre gentile e disponibile, una sorta di “papà”, pronto a darti una “carezza” quando serviva la carezza, ed a darti uno “schiaffo” quando serviva uno schiaffo. Proprio come fa un padre di famiglia.
17) Nell’estate successiva lei venne ceduto al Taranto, sempre in C1, dove avrebbe vinto il campionato, mentre la Ternana sarebbe sprofondata addirittura in C2. Con il senno di poi, immagino ci sarà stata soddisfazione per la scelta fatta. Giusto?
Quella scelta fu la conseguenza di ciò che era stato il mio periodo in rossoverde. Purtroppo vivevamo una crisi della città che si riverberava nella massima società di calcio cittadina.
Non lasciai la maglia e la città con gioia, anzi! Io ormai mi sentivo un pò ternano e soprattutto ero e sono tifoso della Ternana, quindi la scelta fu esclusivamente di carattere professionale, dal momento che andavo in una società importante, il Taranto, che puntava a vincere il campionato, così come poi avvenne.
Insieme a me si trasferì nella città pugliese il mio compagno di squadra Giuseppe Donatelli.
18) E proprio con il Taranto lei tornò ad affrontare da avversario la Ternana, in una partita giocata in campo neutro, incredibilmente, a Perugia (Ternana-Taranto 1-0, il 10-11-1985), con i tifosi delle Fere in Curva Nord, sede abituale dei tifosi perugini più accesi. Ricorda quale fu l’accoglienza nei sui confronti, da parte della tifoseria rossoverde?
Si, ricordo molto bene quella giornata dove la Ternana si impose su di noi con un goal di Bartolini e degli incidenti durante e dopo la partita tra tifosi rossoverdi e perugini.
L’accoglienza nei miei confronti, se ricordo bene, posso definirla di “routine”, nel senso che non ci furono né applausi e né fischi. Invece ricordo la buona accoglienza che mi fu riservata dai tifosi rossoverdi al mio ritorno al Liberati con la maglia del Palermo nella stagione 1990-’91 (Ternana-Palermo 1-1, il 26-05-1991).
In quella stagione 1985-‘86, dove il “mio” Taranto si aggiudicò la promozione in B e la Ternana purtroppo arrivò ultima in classifica, retrocedendo in serie C2, la squadra rossoverde riuscì a prenderci, nelle due sfide, 3 punti dei 4 a disposizione.
19) Dei suoi compagni di squadra di quelle tre stagioni, chi erano i suoi amici anche fuori dal campo? Con chi di loro è rimasto ancora in contatto?
Quelli erano anni veramente particolari per il calcio a Terni, dove non si prendevano regolarmente gli stipendi e cose di questo tipo. Noi giocatori in quelle stagioni eravamo un gruppo vero e spesso ci radunavamo a casa di uno o dell’altro per mangiare tutti insieme, portando qualcosa ognuno di noi: l’unione faceva la forza!
Tra i miei compagni di squadra di allora ancora oggi mi sento con Borsellino, con il quale c’è un rapporto di vera amicizia.
20) Che tipo di giocatore era Paolucci? Quali le sue caratteristiche tecniche?
Credo che potrei definirmi senza ombra di dubbio un calciatore di oggi, molto istintivo! Infatti tra le mie migliori qualità c’erano la velocità, la resistenza, il dribbling, tutte caratteristiche che se fossero state maggiormente sviluppate con il giusto allenamento, mi avrebbero consentito di essere paragonato ai calciatori dei nostri giorni.
21) Per concludere, oggi che lei si occupa di giovani, quanto è cambiato il calcio in questo ambito rispetto ai suoi tempi?
E’ sicuramente cambiato tantissimo, in mille aspetti.
Prima di tutto però c’è da dire che un ragazzino di oggi, a differenza di quelli dei miei tempi, ha la possibilità di scegliere tra più sport da praticare, mentre un tempo oltre al calcio c’era ben poco.
Ma la differenza più evidente credo sia il fatto che oggi, per mille motivi, non ci sia più “la strada”, dove un tempo invece si iniziava a giocare e ci si temprava fisico e carattere. Si stava a giocare con gli amici, sulle strade o sui campetti ricavati ovunque possibile, fino a notte, mentre oggi appena finito con l’impegno della scuola calcio si corre a casa per buttarsi sulla playstation e pc che dir si voglia.
Quanta differenza con chi, ai miei tempi, andava a giocare nei campi di terra, con gli spini ed i rovi, magari anche scalzi perché non poteva permettersi nemmeno un paio di scarpette di calcio!
E’ evidente che in questa situazione attuale diminuisce il potenziale perché è diminuito il numero totale dei praticanti.
La carriera di Paolucci in rossoverde:
1982-’83 (Serie C1): Presenze in campionato: 33,
Goal realizzati: 10 Presenze in Coppa Italia: 6, Goal realizzati: 1
1983-’84 (Serie C1): Presenze in campionato: 31,
Goal realizzati: 6 Presenze in Coppa Italia: 8, Goal realizzati: 1
1984-’85 (Serie C1): Presenze in campionato: 34,
Goal realizzati: 10 Presenze in Coppa Italia: 6, Goal realizzati: 2
La carriera di Silvio Paolucci (da giocatore):
1977-’78: Pro Vasto (serie C1) presenze: 25, goal: 2
1978-’81: Ascoli (serie A) presenze: 23, goal: 2
1981-’82: Civitanovese (serie C1) presenze: 32, goal: 7
1982-’85: Ternana (serie C1) presenze: 98, goal: 26
1985-’89: Taranto (serie C1 e B) presenze: 137, goal: 16
1989-’90: Brescia (serie B) presenze: 30, goal: 1
1990-’92: Palermo (serie C1 e B) presenze: 62, goal: 6
1992-’93: Viareggio (serie C2) presenze: 24, goal: 2
1993-’95: Benevento (serie D e C2) presenze: 65, goal: 14
1995-’96: L’Aquila (serie D) presenze: 32, goal: 6
1996-’98: Crotone (serie D e C2) presenze: 49, goal: 4
(da allenatore):
2007-’08: Nocerina (serie D)
2009-’10: Campobasso (serie D)
2011-’12: Chieti (serie C2)
2012-’13: Como (serie C1)
2013-’14: Aprilia (serie C2)
2014-’15: Sambenedettese (serie D)
2015-’16: Olympia Agnonese (serie D)
2017: ASDC Verbania (serie D)
2017-’19: Ternana (responsabile settore giovanile)
Marco Barcarotti
(intervista realizzata nel Settembre 2018)
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