Incontro con un ex-rossoverde: Veniero Maroli

Incontro con un ex-rossoverde: Veniero Maroli

Quando, parlando di Ternana, facciamo riferimento agli anni ’50, oramai, per una questione anagrafica, i tifosi rossoverdi che possono ricordare quel periodo sono ormai pochi. Eppure, nell’immaginario del tifoso, quel periodo rappresenta un periodo epico, dai risvolti quasi leggendari, dovuto al fatto che quel calcio era molto diverso e lontano anni-luce da quello di oggi, con meno “business” intorno, meno restrizioni, forse più passione e più emozioni. Insomma, quel calcio, era un calcio ancora “vergine”, dove si giocava soprattutto per il gusto di giocare e dove si tifava perché la squadra rappresentava la propria città, ed allora il senso di appartenenza determinava la voglia di esserci.

Per questo numero di “DAJE MO’” abbiamo “scovato” un ex rossoverde di quel periodo e parlare con lui facendoci raccontare storie ed aneddoti dei suoi trascorsi in rossoverde, ha suscitato in chi vi scrive, oltre che a molta curiosità, anche tanta emozione. Il suo nome? Veniero Maroli.

Maroli nasce a Papigno (TR) il 03-01-1931, cresce nelle giovanili della Bacigalupo Terni, nel ruolo di portiere.

Arriva a vestire la casacca rossoverde nell’estate del 1954, proveniente appunto dalla Bacigalupo Terni, quando la Ternana militava nel campionato di IV serie (D). Rimarrà alla Ternana per tre stagioni, rivestendo il ruolo di riserva del portiere titolare, il “mitico” Pazzi.

Al termine della stagione 1956/’57 verrà ceduto alla Virtus Terni, dove proseguirà la sua carriera, militando poi anche in altre società del circondario, come l’Ortana.

Una volta chiuso con il calcio giocato passerà “dall’altra parte della barricata” intraprendendo la carriera di allenatore, sedendo su molte panchine di società dell’hinterland ternano cominciando dal Collestatte.

Oggi Maroli vive alle porte della nostra città ed ancora segue il calcio, essendo innamorato dello sport più bello del mondo.

1) Dove iniziò a dare i primi calci ad un pallone?

Abitando a Papigno è stato praticamente naturale dare i primi calci sul campo sottostante al paese, insieme ad i miei amici più o meno coetanei. Lunghe partite combattute fino a sera.

2) Come fu l’inizio della sua carriera?

La prima squadra con cui ho militato è stata la Bacigalupo Terni. Per andare a fare gli allenamenti partivo da Papigno in bicicletta ed andavo al Villaggio Matteotti, dove era il campo in cui si allenava la squadra. Invece le partite le giocavamo alla “Pista” di Viale Brin, ed io anche lì ci andavo in bici.

3) Quanto era difficile in quel periodo, durante gli anni della Guerra, riuscire a coltivare la passione per il calcio?

Era proprio la passione che ci faceva sopportare sacrifici enormi. Io ad esempio già lavoravo in una officina di carpenteria meccanica e mi dividevo tra il lavoro della mattina e gli allenamenti del pomeriggio. Avevo per questo un permesso della Società, la quale poi mi integrava lo stipendio che perdevo in quelle ore dedicate agli allenamenti.

4) Lei fu acquistato dalla squadra della Bacigalupo Terni nell’estate del 1954. Come avvenne il suo trasferimento alla Ternana?

Fecero l’accordo tra le due società e poi mi chiesero se ero d’accordo. Ovviamente ne fui ben felice di giocare con la maglia della mia città!

5) Chi era il Maroli-uomo al suo arrivo in casacca rossoverde?

Ero un ragazzo che già da diversi anni avevo la responsabilità della famiglia, dato che ero orfano di padre dall’età di 14 anni e quindi lo stipendio che guadagnavo con il lavoro dovevo portarlo a casa per mantenere la famiglia.

6) Quale era lo stipendio del calciatore Maroli?

Ricordo che era di 25.000 Lire al mese, che non era certo una grande cifra visto che un operaio guadagnava sicuramente di più. Comunque anche quella cifra era molto utile nell’economia familiare!

7) Che tipo di rinunce ha dovuto fare per realizzare il sogno di una carriera da calciatore?

Le classiche di qualunque persona che si dedica seriamente ad uno sport. Considerando poi che, come detto, io lavoravo pure, ero ancora di più obbligato a fare una vita regolare, senza troppi stravizi e grilli per la testa. Quindi la sera si andava necessariamente a dormire presto.

8) Lei ha giocato con la Ternana tre campionati di Quarta Serie (D). Come erano le trasferte in quei tempi?

Spesso erano molto dure dato che noi avevamo trasferte anche in Sardegna e quindi ci si andava ovviamente con la nave perché ancora l’aereo era troppo costoso. Bisognava partire due giorni prima e quando arrivavi al giorno della partita molto spesso eri già stanco. E’ per tale motivo che la Federazione al momento di compilare il calendario, prevedeva due partite ravvicinate in Sardegna, in modo tale che la trasferta era unica.

9) Ci parla invece di che tipo di ambiente c’era alla “Pista” di Viale Brin?

Era per me, ternano, una soddisfazione enorme! Lo stadio poi era sempre pieno ed i tifosi si facevano sentire, caricandoci oltre misura.

10) Al suo primo campionato con la maglia delle Fere l’allenatore era l’ungherese Nekadoma. Che rapporto avevate voi giocatori con il Mister?

Era un allenatore molto preparato professionalmente ed una persona molto seria. Ci allenavamo sul campo di Viale Brin, che per quanto riguarda il fondo del campo non era certo il massimo, ed i suoi metodi di allenamento erano abbastanza duri, sia per quanto riguarda la preparazione estiva che quelli durante la stagione. Ci faceva anche controllare se facevamo la vita da atleti andando a dormire presto la sera.

11) Lei fece il suo esordio in rossoverde nella partita vittoriosa di Grosseto (Grosseto-Ternana 2-3, il 26-12-1954). Ricorda le emozioni di quella giornata?

Ovviamente una gran bella soddisfazione, dato che erano già quattro mesi che era iniziato il campionato e non vedevo l’ora di scendere in campo per la prima volta con la maglia rossoverde. Però quando il Mister mi comunicò la sua scelta rimasi calmissimo, senza farmi prendere troppo dall’emozione.

12) Ebbe modo anche di giocare dei derby contro Perugia, Foligno e Città di Castello. Quanto erano sentiti da voi giocatori queste partite, molto importanti per i tifosi?

Erano molto sentite, sia dai tifosi che da noi giocatori. Noi eravamo molto seguiti anche durante gli allenamenti durante la settimana, ma in quella che precedeva i derby le presenze sugli spalti aumentavano. Avevamo un rapporto molto bello con i tifosi, e durante quelle settimane prima dei derby capitava spesso di essere fermati per strada dai tifosi oppure essere avvicinati dopo gli allenamenti per essere incitati a fare del nostro meglio e portare a casa la vittoria.

13) Nella sua carriera in rossoverde, chi furono i suoi compagni di squadra con cui legò maggiormente, e che ricorda con più nostalgia?

Io avevo un buon rapporto un po’ con tutti e non c’era un mio compagno specifico con cui legai maggiormente.

14) Lei faceva la riserva del portiere titolare, Pazzi. Che rapporto aveva con lui, di conflittualità o di collaborazione? E fuori dal campo?

Di assoluta collaborazione. Pazzi aveva molta più esperienza del sottoscritto, avendo una decina di anni più di me, ma fu sempre prodigo di consigli nei miei confronti. Veramente una gran brava persona, forse questo suo atteggiamento nei miei confronti fu anche dovuto al fatto che io avevo giocato con i suoi fratelli nella Bacigalupo Terni.

15) Nella stagione 1955-’56 la Ternana al termine del campionato si piazzò quart’ultima, a pari merito del Calangianus. Per questo motivo si giocarono due spareggi-salvezza per determinare la quarta retrocessione (Ternana-Calangianus 0-0, a Civitavecchia, il 31-05-1956 e 2-0, a Roma, il 10-06-1955). Lei non prese parte a quegli incontri (ricordiamo che all’epoca non esistevano ancora le sostituzioni che sarebbero arrivate solo negli anni ‘60), ma ricorda come visse la squadra quelle due partite?

Tutto l’ambiente si compattò per riuscire a portare a termine quell’impresa, ed anche noi giocatori facemmo veramente “gruppo”. Andammo a quelle due partite determinatissimi e convinti di riuscire a centrare la vittoria. E vittoria alla fine fu!

16) Nella stagione 1956-’57, con alla guida Mister Moretti, lei scese in campo nove volte, battendo così il suo record personale con la maglia rossoverde. Che rapporto aveva con il mister?

Mister Moretti era una persona molto seria, dal carattere un po’ introverso, abbastanza chiuso in se stesso.

In quei tempi il ruolo dell’allenatore prevedeva di essere un po’ il “padrone” della squadra, ed una volta che i dirigenti avevano dato l’ok al mister, i giocatori gli dovevano assoluta obbedienza. Anche in questo caso il calcio era, come oggi, lo specchio della società in cui vivevamo.

17) Proprio in quella sua ultima stagione rossoverde lei era in campo nel derby contro il Perugia (Ternana-Perugia 3-1, il 21-10-1956) quando accadde un po’ di tutto, con tafferugli tra giocatori a pochi minuti dal termine, sedati solo dall’intervento delle forze dell’ordine. Ricorda quella partita così particolare?

Fu una partita molto “maschia”, combattutissima, come è classico per un derby, e a pochi minuti dal termine ci fu un battibecco tra il nostro compagno Conti ed un avversario. Il battibecco si trasformò ben presto in una vera e propria scazzottata tra loro, e pian piano coinvolse la maggior parte dei giocatori in campo. Solo l’intervento dei carabinieri, pur se con molta fatica, riuscì a far placare gli animi.

In seguito il Perugia presentò anche un reclamo, che venne però respinto dalla Lega.

18) Nell’estate del 1957 venne ceduto alla Virtus Terni. Quanta delusione in questa decisione della Società?

Fu una delusione enorme. Per un ternano riuscire a vestire la maglia rossoverde era, e credo sarà sempre, un grandissimo onore, e quando mi fu comunicato che ero stato ceduto ci rimasi veramente molto male. Come detto, all’epoca un giocatore non poteva far altro che accettare le decisioni della propria società, altrimenti l’alternativa era solo quella di appiccare le scarpette al chiodo.

19) Lei il calcio lo considerava un lavoro o “solo” uno sport?

Per quanto mi riguarda era quasi esclusivamente un divertimento, anche se caratterizzato da tanti sacrifici. Lavorare la mattina, allenarsi il pomeriggio, per quattro volte alla settimana, andare spesso in trasferte in luoghi lontani e disagiati, era veramente pesante, e solo la passione ci faceva fare questi sacrifici. Considerando poi che il guadagno in termini economici era ben poca cosa.

20) Si dice che per ricoprire il ruolo del portiere bisogna essere un po’ “matti”. Lei ci si riconosceva in questa definizione?

Credo che questa definizione sia vera, anche se non si può mai generalizzare. In effetti sono pochi i portieri che nella loro carriera non sono stati considerati un po’ “pazzoidi”. Penso, ad esempio, al grande Zoff, ma come lui se ne contano sulle dita di una mano.

21) Quanto erano pesanti gli allenamenti?

Erano abbastanza pesanti, visto che spesso duravano finchè non si faceva notte. Se consideriamo pure che io andavo e ritornavo da Papigno al campo di Viale Brin in bicicletta, dopo pure una giornata di lavoro, quando arrivavo a casa la sera non è che fossi proprio fresco come una rosa. Però, vale il discorso fatto prima, era sempre la passione che ci faceva fare sacrifici del genere.

22) Facevate delle diete particolari prima della partita e pure durante la settimana, oppure era tutto improvvisato?

AH!AH! Mi viene da ridere solo a sentirmeli fare questi discorsi! All’epoca era tutto improvvisato e ci si arrangiava come si poteva. Capitava abbastanza spesso che andavi a giocare dopo aver mangiato un panino. Qualche mio compagno di squadra aveva dei buoni mensa che gli rilasciava la Società, però io non ne ho avuto mai diritto, visto che già lavoravo e quindi potevo mangiare a casa. Quanto è cambiato il calcio oggi, anche in questi particolari, rispetto ai miei tempi!

La carriera di Maroli in rossoverde.

1954-’55 (IV Serie, Girone F): Presenze in campionato: 5, Goal subiti: 13

1955-’56 (IV Serie, Girone F): Presenze in campionato: 3, Goal subiti: 3

1956-’57 (IV Serie, Girone F): Presenze in campionato: 9, Goal subiti: 16

Marco Barcarotti

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