La mitraglia di Stellini
Il difensore ricorda i tempi in rossoverde
27 ottobre 1999, stadio Curi. Derby di ritorno di Coppa Italia contro i cugini del Perugia. Dopo la sconfitta subita al Liberati due settimane prima per 1-2, la Ternana si giocava la qualificazione al terzo turno contro i grifoni, i quali, in quella stagione, militavano nella massima serie.
La società rossoverde, di contro, partecipava al campionato di serie B per il secondo anno consecutivo, dopo le due promozioni di fila con Mister Del Neri, che avevano riportato la Società rossoverde dagli abissi della C2 al più consono campionato di serie B.
Chi può dimenticare la scena vissuta quella sera?
Correva il 14esimo minuto del primo tempo, la Ternana batteva un calcio d’angolo sotto la curva Nord, sede del tifo più acceso dei cugini. Stellini, appostato sul secondo palo, anticipando l’avversario, metteva la palla in rete per il goal del vantaggio rossoverde. Mentre la Curva Sud, gremita come al solito dai tifosi rossoverdi, esplodeva per la gioia del goal e della contemporanea speranza di qualificazione, il giocatore rossoverde festeggiava con un gesto che rimarrà nella storia dei derby, mimando il gesto di “mitragliare” i tifosi avversari, per l’intera lunghezza della curva avversaria.
Cristian Stellini nasce a Cuggiono (MI) il 27 aprile 1974. Cresce nelle giovanili della Vanzaghellese, nel ruolo di difensore. Stellini arriva in maglia rossoverde nell’ottobre del 1996, proveniente dalla Spal, quando la Ternana si apprestava a disputare nuovamente il campionato di serie C2, dopo la tremenda delusione dello spareggio play-off perso all’ultimo minuto contro la Fermana nella stagione precedente. Rimarrà in rossoverde per quattro stagioni, contribuendo alla “rinascita” della Società, con la conquista della serie B. Campionato a cui parteciperà poi, vestendo la maglia delle Fere, per due stagioni consecutive.
Nell’estate del 2000 Stellini verrà ceduto al Como, in serie C1, dove riuscirà ancora nell’impresa di ottenere due promozioni consecutive, che lo porteranno ad esordire in serie A. Successivamente vestirà le maglie di Modena, Genoa e Bari.
Nel 2010 si ritirerà dal calcio giocato e rimarrà nel mondo del calcio con il ruolo di collaboratore tecnico, prima nel Siena e poi nella Juventus. Oggi vive a Vanzaghello (MI) ed ha intrapreso la carriera di allenatore, e nelle ultime due stagioni è stato il titolare della panca della Primavera del Genoa.
Quando iniziò a dare i primi calci “seriamente” ad un pallone, si può dire che portava ancora i calzoni corti?
Si, in effetti avevo ancora i pantaloni corti, dato che i miei primi calci ad un pallone, come molti della mia generazione, sono avvenuti soprattutto all’oratorio vicino casa. Poi quando ho cominciato a frequentare le scuole Medie nel paese di Vanzaghello, sono andato a giocare nella società dilettantistica di quel paese, dove ho cominciato dalla categoria “esordienti”.
Mi risulta che da bambino lei praticava sia l’attività calcistica che l’atletica leggera. Cosa la fece propendere per la prima?
Per il semplice fatto che il calcio, a differenza dell’atletica leggera, è uno sport di squadra. Avevo un fratello maggiore che già giocava a calcio, e così facendo avevo la possibilità di fare nuove amicizie.
La sua famiglia l’ha aiutata nella sua passione per il calcio?
Una famiglia che ha sempre aiutato e stimolato sia me che mio fratello nella nostra passione per il calcio. Mio padre e mio nonno erano degli appassionati e si sono “sdoppiati” per poter agevolarci nei nostri impegni sportivi, accompagnandoci al campo per gli allenamenti e le partite. Anche quando sono andato a giocare nel Novara mio padre ha continuato a fare la spola per potermi permettere di giocare. Non posso far altro che ringraziare sia lui che mio nonno!
Arriva alla Ternana nell’autunno del 1996, durante il “mercato di riparazione”. Ci racconta quali furono le dinamiche di quella operazione?
Principalmente fu dovuto a Mister Del Neri, che avevo avuto al Novara, e che mi cercò per propormi di venire alla Ternana. Io ero alla Spal e fui ben felice di vestire la casacca rossoverde, visto che la Ternana era una squadra di rango per la serie C2, ed aveva grandi ambizioni.
Allenatore di quella squadra, come detto, era Mister Del Neri. Un allenatore che lei aveva già avuto appunto a Novara, e che successivamente avrebbe raggiunto traguardi importanti. Cosa ha imparato soprattutto da lui?
Sicuramente il professionismo! Io già ero un ragazzo serio e responsabile, ma fu lui a farmi capire l’importanza del professionismo. A farmi capire che se volevo far diventare il calcio una professione, non potevo pensare che fosse solo un divertimento ma anche e soprattutto un lavoro, dedicandogli tutte le energie possibili, e a fare anche delle rinunce, non facili a quell’età.
Quando ero nella “Juniores” del Novara mi portava sempre in ritiro con la prima squadra, per farmi “respirare” l’aria dello spogliatoio.
Era un allenatore molto all’avanguardia per quei tempi, seguace delle teorie di Capello e del suo gioco a zona.
Inoltre era un perfezionista incredibile!
Un campionato quello, subito ricco di soddisfazioni, visto che arrivò la promozione in C1 tanto sognata da tutto l’ambiente. Che ricordi ha di quella stagione?
Fu una stagione appassionante, in un crescendo costante, ma che ad un certo punto ebbe anche qualche problema di “incomprensione” tra la squadra ed una parte della tifoseria. Accadde dopo la sconfitta di Macerata (il 16-03-1997, Maceratese-Ternana 3-2), ma quel diverbio fu da stimolo e creò i presupposti per fare bene successivamente. Infatti da quel momento furono otto vittorie di seguito, fino all’ultima giornata di campionato, che ci assicurarono la vittoria finale!
Lei esordisce in maglia rossoverde il 06-10-1996 contro il Ponsacco, dove verrà espulso al 78°. Dica la verità, ha pensato subito “cominciamo bene!”?
Proprio così! E’ la prima cosa che mi venne in mente appena vidi quel cartellino rosso. Però vincemmo fuori casa, e quello è ciò che era più importante!
Oltre a Del Neri, nei suoi trascorsi rossoverdi, sulla panca della Ternana ha avuto altri allenatori: Cuccureddu, Guerini e Burgnich. Con chi legò maggiormente?
Senz’altro con Mister Burgnich. In quella stagione travagliata ci furono dei momenti di vera tensione, ma questi servirono a far si che lo spogliatoio si legasse ancora di più. Quello fu l’anno, dei miei quattro in rossoverde, più difficile in assoluto, e la salvezza arrivò anche grazie alla grande esperienza del Mister, che reagì nel migliore dei modi, spronandoci a fare del nostro meglio, perché quello che contava maggiormente era il risultato finale ed il bene della Ternana.
Se devo definire Burgnich lo definirei come un gran “signore”, oltre ad un “educatore caratteriale”.
Lei è stato uno dei protagonisti della risalita della Ternana dagli abissi della serie C2 alla serie B, con due promozioni consecutive. Ricorda le emozioni di quelle due stagioni?
Per me era la prima volta che mi accadeva di vincere un campionato, figuriamoci vincerne due di seguito! Ho provato in quei momenti cosa significasse la felicità della vittoria, dopo tanti sacrifici. Credo che il merito maggiore sia stato di Mister Del Neri, il quale creò dal niente una bella realtà, con giocatori che costituirono il gruppo storico di quella squadra. Gruppo che fu poi determinante anche per le due salvezze nei primi due campionati di serie B.
Lei a Terni, ha avuto due presidenti, Gianni ed Agarini. Ci dice la differenza tra i due?
Gianni era un presidente molto presente con la squadra e dal carattere molto più focoso. Agarini invece, anche a causa dei suoi impegni di lavoro, si vedeva molto di meno, avendo delegato in Società le sue persone di fiducia. Aveva un carattere molto più riflessivo ed aveva creato una società molto più forte economicamente.
In casacca rossoverde, in campionato, realizzò 3 goal, tutti in serie B (21-02-1999: Ternana-Atalanta 1-1; 16-01-2000: Fermana-Ternana 2-1; 28-05-2000: Ternana-Monza 2-2). Quale ricorda con maggiore soddisfazione?
Senz’altro il primo! Per un motivo personale: era nata in quei giorni la mia prima figlia, ed ovviamente a lei lo dedicai.
Come descritto in fase di presentazione, lei fu il protagonista di un gesto che è rimasto nel cuore di tutti i tifosi delle Fere. Il 27-10-1999 realizzò il goal al Curi nella partita di Coppa Italia, e subito dopo esultò andando sotto la curva perugina facendo il gesto della mitraglia. Quale fu la molla che lo portò a quel gesto per cui tutti i ternani ancora lo ricordano e lo amano?
Devo dire che non fu assolutamente un gesto fatto con cattiveria. Sicuramente fu spontaneo, liberatorio, ma non cattivo. Il Perugia militava in serie A e noi in B, quindi sulla carta noi eravamo la squadra più debole, e potersi giocare quella qualificazione fino all’ultimo minuto della partita fu una gran soddisfazione. Ovviamente quel goal mi riempì di gioia, e la reazione fu quella!
Nell’estate del 2000 lei viene ceduto al Como, in C1. Una sua scelta o della Società?
Diciamo che fu una decisione presa da entrambi. Io sarei rimasto a Terni molto volentieri, però l’offerta economica che mi fece la Società non fu molto appetibile. Fu come se mi si dicesse “ti proponiamo il contratto solo perché sei….Stellini”, quindi come se non ci fosse una gran convinzione. Allo stesso tempo avevo ricevuto una buona offerta dal Como, che era in C1, e che stava allestendo una squadra per puntare in alto. A quel punto ho pensato: “non si deve rimanere per forza!”. E così lasciai Terni.
Cosa avevano di “speciale” i tifosi rossoverdi all’epoca?
In ogni luogo andassi si sentiva parlare della partita della domenica precedente, o di quella successiva. C’era sempre l’aspettativa, che creava si tensione, ma una tensione sempre positiva.
Si “respirava” Ternana ovunque si andasse, nei bar, nei negozi, nelle vie del centro: una città che viveva con vera passione per la propria squadra!
C’è una maglia della Ternana con la quale andrebbe a dormire per le emozioni che le provoca ancora?
Quella del mio esordio in serie B! Per la prima volta con il mio nome sulla schiena. In serie C le maglie non avevano il nome del calciatore, ed avere una maglia così significava aver raggiunto il traguardo sognato!
In quelle formazioni, chi erano i maggiori amici per lei? E con chi è ancora in contatto?
Andavo d’accordo con tutti i miei compagni, a dimostrazione che quello era veramente un gran bel gruppo. Comunque ero molto amico con Baldari, Silvestri, Mayer, Brevi, Borgobello, ed ancora ci sentiamo abbastanza spesso.
Le è mai capitato di sognare una carriera diversa da quella che ha avuto?
No, credo di no. Anche perché da calciatore le conquiste me le sono sudate tutte, quindi posso ritenermi assolutamente soddisfatto. Semmai un sogno ce l’avrei per quanto riguarda la mia carriera di allenatore: quanto vorrei un giorno arrivare a sedermi sulla panchina della Ternana!!!
Grazie Cristian per l’ennesima dimostrazione di attaccamento a questa maglia da noi tanto amata! Le auguriamo che il suo sogno si avveri, perché, conoscendo la sua serietà e professionalità, siamo sicuri che le gioie sarebbero reciproche!
La carriera di Stellini in rossoverde:
1996-97 (Serie C2): Presenze in campionato: 26, Goal realizzati: 0 Presenze in Coppa Italia: 1, Goal realizzati: 0
1997-98 (Serie C1): Presenze in campionato: 35, Goal realizzati: 0 Presenze in Coppa Italia: 6, Goal realizzati: 0
1998-99 (Serie B): Presenze in campionato: 28, Goal realizzati: 1 Presenze in Coppa Italia: 0, Goal realizzati: 0
1999-00 (Serie B): Presenze in campionato: 24, Goal realizzati: 2 Presenze in Coppa Italia: 6, Goal realizzati: 3
La carriera di Cristian Stellini (da giocatore):
1991-92: Novara (giovanili)
1992-94: Novara (serie C2)
1994-96: Spal (serie C1)
1996-00: Ternana (serie C2-C1-B)
2000-03: Como (serie C1-B-A)
2003-04: Modena (serie A)
2004-07: Genoa (serie B-C1)
2007-10: Bari (serie B-A)
(da allenatore):
2010-11: Siena (collaboratore tecnico di Mister Antonio Conte)
2011-12: Juventus (collaboratore tecnico di Mister Antonio Conte)
2015-16: Genoa (Primavera)
2016-17: Genoa (Primavera)
Marco Barcarotti
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