Marco Schenardi: “L’arrivo di Dell’Anno scombussolò i piani”
La Ternana si è affacciata al nuovo millennio partecipando al campionato di serie B, dopo una decade dove i tifosi avevano visto un po’ di tutto: dalla promozione in serie B con Mister Clagluna e il presidente Gelfusa, al successivo ed immediato fallimento societario, con conseguente radiazione e ripartenza dalla serie D. Poi si era tornati in C2 grazie al ripescaggio nell’estate del 1995, e si era vissuta la tremenda delusione dell’esclusione dai play-off a causa di un goal preso al 94° contro la Fermana. Successivamente erano arrivate due stagioni di esaltazione con le promozioni in C1 prima e in B poi, con la guida in panchina di Mister Del Neri. Alla guida della Società invece era arrivato il Presidente Agarini e con lui finalmente era arrivata anche la stabilità economica. Questo, dopo la promozione, aveva garantito la partecipazione a diversi campionati di serie B.
E proprio nell’estate di inizio millennio arriva in casacca rossoverde un giocatore di esperienza, proveniente dal Vicenza, e che aveva militato in diverse società di serie A e B: Marco Schenardi.
Schenardi nasce a San Giorgio Piacentino (PC) il 03-03-1968 e cresce calcisticamente, nel ruolo di ala tornante, nelle giovanili della Cremonese, società con la quale conquista la Coppa Italia Primavera.
Alla Ternana arriva, come detto, nell’estate del 2000. Era quella la Ternana di Mister Agostinelli, che sarebbe poi passata alla storia, come la etichettò il mister stesso, come la “squadra arrapante”. Schenardi rimarrà anche nella sfortunata stagione successiva, quando all’ultima giornata la Ternana subirà lo smacco della retrocessione, per poi essere ripescata grazie al fallimento della Fiorentina.
Nell’estate del 2002 Schenardi si trasferirà all’Ancona, contribuendo alla promozione in serie A della squadra marchigiana.
Una volta chiuso con il calcio giocato, Schenardi tornerà a vivere nella nostra città, ed inizierà una più che buona carriera di allenatore. Carriera che lo vede oggi sulla panchina del Sansepolcro in serie D.
Come comincia la storia nel calcio di Marco Schenardi?
“Nella maniera più classica di quei tempi: nella strada e all’oratorio, dove c’era una persona che aveva il compito di seguirci. E pure con le botte di mia madre quando tornavo a casa sudato e sporco! Dopo quel periodo dell’oratorio, andai a giocare con una piccola società amatoriale e successivamente arrivai nelle giovanili della Cremonese, dove avevo come allenatore Mister Mondonico”.
Come si comportò la famiglia Schenardi nei confronti di Marco, bambino appassionato del calcio?
“Quando ero piccolo i miei genitori mi aiutavano negli spostamenti ma non si sono mai permessi di mettere bocca in quello che facevo nella mia carriera. Mi sono sempre gestito da solo, e per andare agli allenamenti, mi spostavo con il treno o con l’autobus. Forse all’epoca un po’ sentivo la mancanza di un rapporto più stretto, poi però con il passare degli anni mi sono ritenuto fortunato perché così facendo mi hanno permesso di responsabilizzarmi e di crescere. Solo quando, a 21 anni, sono arrivato in serie A, mio padre ha cominciato a dare, a volte, dei giudizi sul mio operato. Mio padre era una persona di poche parole, però bastava uno sguardo per far capire cosa pensasse”.
Arrivò a Terni dal Vicenza che aveva appena vinto il campionato di serie B, ma lei aveva già calcato anche i campi della serie A con il Bologna, ed aveva vinto un altro campionato di B con la Reggiana. La Ternana per lei in quel momento rappresentava un punto di arrivo o un nuovo punto di partenza?
“Una domanda che sinceramente non mi sono mai posto.
Per me Terni rappresentava una piazza nuova, che mi permetteva di allontanarmi per la prima volta da casa, e di militare in una squadra che non fosse del Nord, dove avevo sempre giocato precedentemente. Per me in quel momento era un’esperienza sicuramente utile”.
Quando arrivò a Terni chi conosceva dei suoi nuovi compagni di squadra?
“Non conoscevo nessuno. Sono arrivato soprattutto grazie alla determinazione del D.S. Borea che mi ha voluto a tutti i costi”.
Lei arrivò a Terni dove alla guida della squadra c’era Mister Agostinelli. Che allenatore era?
“Era un tecnico che, soprattutto nella fase offensiva, era preparatissimo, e con un entusiasmo contagioso. Forse il suo difetto maggiore era rappresentato dal fatto che aveva molte difficoltà a rapportarsi con i giocatori più anziani, e quindi maggiormente esperti. Probabilmente si sentiva un “intoccabile” nella Società rossoverde. Però io continuo a pensarlo come un grande tecnico, nonostante il fatto che poi mi mise fuori rosa. Credo comunque che avrebbe potuto avere una carriera migliore, e probabilmente se ciò non è accaduto lo si deve proprio a quel lato del suo carattere”.
La sua prima stagione alla Ternana fu sicuramente molto positiva, visto che al termine del campionato la squadra si piazzò al settimo posto. Che esperienza fu per lei?
“Fu un’esperienza molto positiva, almeno dal punto di vista umano. Trovai un ambiente molto passionale, e sempre molto positivo nei miei confronti, anche quando fui messo fuori rosa.
Nonostante la retrocessione del secondo anno, sentivo di avere la stima da parte dei tifosi. E questo per me è quello che maggiormente conta”.
Nella stagione successiva però qualcosa si rompe e Mister Agostinelli viene esonerato alla decima giornata da Mister Tobia, a sua volta sostituito poi con Mister Bolchi. Cosa era successo?
“Come dicevo prima, probabilmente Agostinelli pagò il fatto di non sapersi rapportare con i più anziani. Tobia invece pagò sicuramente le antipatie di qualche giocatore nei suoi confronti.
Bolchi era un allenatore di cui avevo grande stima, nonostante il fatto che non mi fece mai giocare. Sono rimasto in amicizia con lui”.
Al termine di quella stagione per la Ternana arrivò una inaspettata retrocessione. Come la visse il giocatore Schenardi?
“Malissimo! Fondamentalmente per due motivi: quella era una squadra che era stata costruita per altre mete, sicuramente alla nostra portata. Avrei potuto e voluto dare molto di più, e il fatto di non giocare mai rappresenta per me una forte delusione.
Infine la partita di Bari all’ultima stagione che cocentissima delusione”.
E nell’estate successiva, mentre la Ternana veniva ripescata a causa del fallimento della Fiorentina, lei si trasferisce all’Ancona. Ci racconta quali furono i motivi di tale scelta?
“Fu una decisione presa da entrambi, in ragionevole accordo. Avevo un contratto abbastanza importante e con il presidente Agarini qualcosa si era rotto. Mi aveva cercato l’Ancona che stava costruendo una rosa per puntare in alto, la Ternana non si sapeva ancora se avrebbe partecipato al campionato di serie C1 o di B, quindi la scelta è stata quasi automatica. Però, nonostante questo, decisi di rimanere a vivere a Terni”.
Degli allenatori avuti a Terni con chi legò di più, e perché?
“Tobia mi aveva rimesso in rosa e sono sicuro che mi avrebbe messo nelle condizioni di fare bene. Purtroppo però mi feci male subito, nella partita contro la Salernitana (Ternana-Salernitana 0-2, il 30-11-2001), e questo mi condizionò per il resto della stagione. Anche con Agostinelli avevo un buon rapporto ma l’acquisto di Dell’Anno scombussolò lo spogliatoio ed il rapporto con i tifosi”.
Che tipo di presidente era Agarini?
“Una persona molto carismatica. Spesso molto generoso. Non molto presente fisicamente, visto i suoi impegni professionali, ma una persona sempre molto gentile e cordiale. Forse un pochino riservato e con una difficoltà ad esprimere i propri sentimenti. Era determinatissimo nel volere la serie A, e questo comportava un clima bellissimo e di fiducia, il massimo per un giocatore. Poi però qualcosa si è inceppato e la storia purtroppo ha preso un’altra piega”.
Qual è la partita in maglia rossoverde che ancora ricorda con emozione? Perché?
“Ce n’è più di una. Tra le altre ricordo quella vittoriosa contro il Venezia al Liberati (il 26-11-2000: Ternana-Venezia 3-1).
Anche la partita d’esordio al Liberati, contro il Chievo (il 10settembre 2000: Ternana-Chievo 1-0) quando colpii il palo, e Agarini nel dopo-partita mi fece i complimenti dicendomi, scherzando: “chi segna alla prima poi delude per il resto della stagione!”
Qual è stato il suo compagno di squadra in rossoverde che secondo lei aveva delle doti tecniche maggiori di altri?
“Due su tutti: Miccoli e Grabbi. Il primo, anche se era giovane si percepiva che aveva le qualità e che avrebbe fatto una carriera importante, pure se forse avrebbe potuto raggiungere traguardi ancora più prestigiosi. Grabbi invece avrebbe potuto avere molto di più, ma se non c’è riuscito è dipeso soprattutto dal suo carattere particolare. Credo che sia stato il classico caso di talento buttato alle ortiche!”.
Ci descrive chi era in campo Schenardi? Quali le sue caratteristiche migliori?
“All’inizio ero molto più portato a far divertire la gente con giocate spettacolari, come i dribbling, poi negli ultimi anni della carriera cercavo di più l’assist che mandava in rete l’attaccante. Due su tutte: generosità e buona tecnica, e con questo riuscivo spesso ad esaltare il tifoso”.
C’è un giocatore della Ternana di oggi che per caratteristiche tecniche le somiglia?
“Sinceramente non credo perché le ali, come ero io, ne esistono sempre di meno nel calcio attuale”.
E’ contento della sua carriera, oppure ha qualche rammarico?
“Rammarico no, perché la vita è ciò che si coltiva. E’ ovvio che si potrebbe fare ed avere sempre qualcosa in più, ma non posso non essere soddisfatto, considerando che ho fatto un lavoro che mi piaceva e che mi ha permesso di guadagnare bene, permettendomi così di togliermi molte soddisfazioni.
Per quanto riguarda le mie stagioni in casacca rossoverde un rammarico, grande, ce l’ho: quello di non essere riuscito a vincere quel campionato incredibile, riportando la Ternana in serie A. Sarebbe stato fantastico dare quella emozione ai tifosi,i quali l’aspettano da decenni!”.
Oggi che è passato “dall’altra parte”, è più difficile fare il calciatore o l’allenatore?
“Io credo che sia più difficile fare il calciatore, perché se le qualità non le hai non c’è nulla da fare, non emergi. L’allenatore può migliorare tecnicamente, e la difficoltà maggiore è senz’altro quella di saper gestire un gruppo”.
Che rapporto ha oggi con i tifosi rossoverdi e con la Società?
“Con la Società non ho nessun rapporto. Una loro scelta, senza nessun punto di contatto tra noi. Con i tifosi, almeno quelli del mio periodo, ho un rapporto ottimo. Ancora percepisco la loro stima ed il loro affetto nei miei confronti”.
La carriera di Schenardi in rossoverde:
2000-’01 (Serie B): Presenze in campionato: 31, Goal realizzati: 3 Presenze in Coppa Italia: 0, Goal realizzati: 0
2001-’02 (Serie B): Presenze in campionato: 16, Goal realizzati: 0 Presenze in Coppa Italia: 4, Goal realizzati: 0
La carriera di Marco Schenardi:
Da calciatore:
1986-87: Cremonese (Primavera) presenze: 0, goal: 0
1987-90: Sassuolo (serie C2) presenze: 92, goal: 7
1990: Ospitaletto (serie C2) presenze: 7, goal: 1
1990-91: Bologna (serie A) presenze: 18, goal: 0
1991-95: Brescia (serie B e A) presenze: 122, goal: 8
1995-97: Reggiana (serie B e A) presenze: 52, goal: 4
1997: Bologna (serie A) presenze: 13, goal: 1
1997-00: Vicenza (serie B) presenze: 99, goal: 5
2000:02 Ternana (serie B) presenze: 47, goal: 3
2002-03: Ancona (serie B) presenze: 29, goal: 2
2003-05: Narnese (Eccellenza Umbria) presenze: 50, goal: 14
Da allenatore:
2003-06: Narnese (Eccellenza e serie D)
2006-07: Sansepolcro (serie D)
2007-10: Deruta (Eccellenza e serie D)
2011-13: Sporting Terni (serie D)
2013-14: Voluntas Spoleto (serie D)
2015-16: Civitanovese (serie Eccellenza Marche)
2016-17: Sansepolcro (serie D)
Marco Barcarotti
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