Masiello, difensore tra whisky e parate

“Riccomini mi portava un bicchierino dopo ogni vittoria”

Masiello, difensore tra whisky e parate

Per questo numero di Daje-mo Marco Barcarotti ha incontrato un personaggio che è sicuramente nel cuore di molti tifosi rossoverdi e di molti ternani, anche perché da tanti anni ormai è un ternano di adozione: Giovanni Masiello.

Masiello nasce a Roma il 2 gennaio 1946 e cresce calcisticamente nelle giovanili della Lazio. Arriva nella Ternana nell’estate del 1973, quando la Società rossoverde era appena retrocessa dalla serie A e si apprestava ad essere di nuovo protagonista nel campionato di serie B con il neo-allenatore Riccomini. Masiello con la sua immagine scanzonata e da attore cinematografico non passa certo inosservato tra le teenagers ternane degli anni Settanta facendosi apprezzare  per le sue qualità sul campo, e fuori da esso per il suo carattere gioviale, sempre pronto alla battuta e allo scherzo.

Rimarrà alla Ternana per quattro stagioni consecutive e al termine dell’ultima appenderà le scarpe al chiodo, rimanendo a vivere definitivamente nella nostra città.

Oggi continua a divertirsi nel mondo del calcio allenando i ragazzi di una Società dilettantistica del ternano, oltre a svolgere lo stesso compito all’interno del Carcere di Terni.

 

Lei arrivò alla Ternana, in serie B, che aveva già l’esperienza di tre stagioni di serie A, con Lazio e Mantova prima e Torino poi. Quali furono le motivazioni, era così sicuro che la scelta sarebbe stata azzeccata?

"Non ci furono motivazioni particolari, il Torino aveva deciso di cedermi e a quel tempo noi calciatori non avevamo grandi possibilità di scelta, dovevamo rispettare la volontà della Società di appartenenza. Però fui felice di arrivare alla Ternana, visto che mia sorella viveva già in questa città, e mi avvicinavo anche a Roma, la mia città natale, dove viveva il resto della mia famiglia”.

Quando arrivò a Terni, chi conosceva già dei suoi nuovi compagni di squadra?

“All’inizio conoscevo solo Crivelli, il quale proveniva come me dal Torino. Poi arrivò anche Panizza con il quale avevo militato nelle file del Mantova. Per il resto, conoscevo qualcun’altro per fama e per averci giocato contro, come Benatti, Rosa, ecc”.

Lei aveva avuto già occasione di scendere sul prato del Liberati, con il Mantova, nell’ultima giornata del campionato 1970-71 (2-1, il 13-06-1971), dove tra l’altro, festeggiò la promozione in serie A della sua squadra. Ricorda che impressione le fece l’ambiente rossoverde quel giorno?

“In quell’occasione venivamo da una settimana di ritiro….al mare! Infatti avevamo già conquistato la promozione in serie A, quindi fu una sorta di premio.  Se devo essere sincero non ricordo nulla in particolare di quella partita, anche perché io quando scendevo in campo ero talmente concentrato sul mio compito che “annullavo” tutto quello che avevo intorno”.

Nel suo primo anno in rossoverde, alla guida della squadra era stato chiamato Mister Riccomini. Lo conosceva già? Che tipo di allenatore era?

“No, non lo conoscevo. Immagino che lui mi conoscesse, visto che mi ha voluto in casacca rossoverde.

Devo dire che io in un allenatore guardavo più l’aspetto umano che quello tecnico, visto pure che all’epoca ognuno di noi aveva un ruolo ben preciso e sapeva quello che gli veniva chiesto di fare in campo. Avevo con lui un ottimo rapporto, anche perché lui aveva un carattere molto gioviale e sempre pronto allo scherzo. Tra le sue caratteristiche particolari c’è da sottolineare il suo essere superstizioso: un sabato sera mi portò un bicchierino di whisky in camera, e siccome l’indomani vincemmo quella partita, da quel giorno prese l’abitudine di portarmi il bicchierino di whisky ed una sigaretta sotto la doccia, dopo ogni vittoria!

In quel campionato 1973-74 perdemmo poche partite e credo pertanto che le scelte dell’allenatore furono azzeccate, considerando anche che eravamo diversi giocatori che avevamo già fatto la serie A”.

C’è una bellissima fotografia in Ternana-Novara (1-0, del 21-04-1974) dove lei si esibisce in una spettacolare rovesciata. Ricorda questo episodio? Ce lo vuole raccontare?

“Fu sicuramente un gesto istintivo, come spesso accade nel calcio. Vidi quella palla venirmi incontro a mezza altezza, e senza starci a ragionare troppo feci quel gesto atletico che è sicuramente rimasto nella mia storia personale di atleta. Però a tal proposito voglio sottolineare il fatto che il vero “fenomeno” non fui io ma……il fotografo! Bravissimo a cogliere l’attimo!”.

Il 18-11-1973 si giocò al Liberati una delle partite più emozionanti a cui personalmente ho assistito: Ternana-Palermo 2-2. Alla guida dei rosanero c’era l’ex Viciani, e a soli 6 minuti dal termine le Fere soccombevano per 0-2. Nei minuti finali successe di tutto e si arrivò al meritato pareggio, scatenando la gioia irrefrenabile dei tifosi, ancor più di una vittoria. Ricorda quali emozioni provaste voi giocatori?

“Ricordo che il primo goal subito fu per un mio errore, ma poi fu esaltante il finale di partita. Addirittura avremmo potuto vincere se a pochi secondi dalla fine l’arbitro non ci avesse annullato un goal regolarissimo di Rossi!”.

La seconda promozione in serie A della Ternana non scatenò lo stesso entusiasmo della prima, avvenuta solo due anni prima. Secondo lei è vero, ed eventualmente quali furono le cause?

“Credo sia assolutamente vero e sinceramente non ne ho mai capito i motivi veri. Forse perché….il primo amore non si dimentica mai! A parte gli scherzi, forse l’ambiente considerava  la promozione come una cosa scontata, mentre invece vincere un campionato, a qualunque livello, è semre complicato. Comunque c’è da dire che eravamo un bel gruppo, molto legati tra di noi, e questa credo sia stata la “carta segreta”.

In casacca rossoverde realizzò due goal, uno nella prima stagione (Ternana-Parma 3-0, il 17-02-1974), l’altro in serie A (Bologna-Ternana 1-1, il 01-12-1974). Ce li vuole ricordare?

“Il primo goal lo realizzai, se ricordo bene, su palla inattiva, da un calcio d’angolo. Invece il goal a Bologna lo ricordo molto bene: a pochi minuti dal termine ci fu un contropiede di Panizza sulla fascia destra, io seguii l’azione e quando mi arrivò la palla al centro dell’area fui svelto a spingerla in rete: una gioia indescrivibile!”

A suo modo di vedere, quali furono le maggiori cause dell’immediata retrocessione dalla serie A?

“Il motivo credo che sia semplicissimo: tra la serie A e la serie B c’è, e c’era, una differenza di valori tecnici enormi! In serie B eravamo tutti degli ottimi giocatori, mentre in serie A mi sentivo un giocatore “normale”, e davanti a dei fuoriclasse la differenza inevitabilmente si evidenziava”.

Con la retrocessione ci fu l’esonero di Mister Riccomini, sostituito l’anno successivo con Mister Galbiati prima e Fabbri poi. Che rapporto aveva con entrambi?

“Con Mister Galbiati non ho mai avuto un buon rapporto. Al contrario invece, con Mister Fabbri instaurai un ottimo rapporto personale, all’insegna della correttezza e del rispetto. C’è anche da dire che Fabbri all’epoca era un vero “personaggio”, con una storia professionale molto importante”.

Non posso non chiederle quello che accadde il 07-03-1976: alla 23° giornata scende al Liberati l’Atalanta di Mister Cadè. I nerazzurri precedevano di un punto la formazione rosso-verde. Dopo l’arrivo di Mister Fabbri le Fere avevano conquistato punti e risalito posizioni in classifica, al punto che si cominciava a sperare nella terza promozione consecutiva in serie A, dopo le due precedenti retrocessioni.

Dopo esser passati in vantaggio all’11° con Ferrari, al 60° accadde l’episodio chiave. Nardin si fece espellere e in porta lo dovette sostituire proprio lei, che era un difensore. Ricordiamo che a quei tempi non era prevista la sostituzione del portiere che veniva espulso, ed il suo posto doveva essere preso necessariamente da un qualsiasi altro compagno in campo.

Quel giorno avvenne un “miracolo”! L’Atalanta si riversò in massa nell’area rosso-verde, forte della sua supremazia numerica. Verso la porta arrivavano “bombe” da tutte le parti! Ebbene, lei parò di tutto!!! Fece delle parate, appunto “miracolose”, che salvarono il risultato e permisero alle Fere di sopravanzare momentaneamente i bergamaschi in classifica generale. Ricorda questo episodio?

“E come potrei dimenticarlo? Negli anni precedenti, quando militavo nel Mantova, il preparatore dei portieri William Negri, spesso mi faceva andare in porta e mi allenava in quel ruolo. Con il senno di poi bisogna dire che fu preveggente! Quel giorno contro l’Atalanta Mister Fabbri aveva deciso di mandare in porta Odilio Moro, ma io mi proposi come portiere e così andò. Ricordo che a pochi minuti dal termine feci un’entrata “kamikaze” ad Antonio Cabrini e così salvai la porta ed il risultato”.

Nella sua ultima stagione in rossoverde alla guida della squadra fu confermato ancora Fabbri, esonerato però alla 12° giornata e sostituito con Cesare Maldini prima ed Andreani poi. Un campionato in cui ci si salvò grazie a tre vittorie nelle ultime tre partite del calendario. Un vero e proprio miracolo?

“Si, un vero e proprio miracolo calcistico. A tre giornate dal termine del campionato nessuno avrebbe scommesso una lira sulla nostra salvezza!".

Al termine di quella stagione deludente lei decise di lasciare il calcio giocato. Considerando che aveva solo 30 anni, non pensa che fu una decisione affrettata?

“Sono stato sempre una persona estremamente decisa nelle mie scelte, e quando ho deciso che era giunto il momento di dire basta ho mantenuto la parola. Il D.S. Cardillo avrebbe voluto mandarmi in serie D, in Campania: era giunto il momento di dire stop!”.

Dei suoi ex-compagni in rossoverde, con chi legò maggiormente? E’ ancora in contatto con qualcuno di loro?

“Sicuramente con Prunecchi e Panizza. Prunecchi voleva andarsene con la sessione autunnale della campagna-acquisti, visto che non stava giocando molto da titolare, e fui io a convincerlo a rimanere. Al termine della stagione fece 13 goal. Invece con Garritano fui io a farlo notare a Mister Riccomini, visto che lo marcavo spesso in allenamento. Il Mister mi ascoltò e lo fece esordire, ed al termine della stagione aveva realizzato ben 7 goal, in pratica nel solo girone di ritorno: previsioni sicuramente azzeccate!”.

Come abbiamo detto, lei giocò con le “Fere” negli anni ’70. Quelli erano anni particolari a livello sociale e culturale, dopo il ’68, le proteste studentesche, quelle femministe, le lotte operaie, il terrorismo, ecc. Quanto vivevate tutto ciò voi calciatori, una volta usciti dal campo?

“Ovviamente vivevamo quel tempo ed io avevo sempre un “orecchio” attento a quelle tematiche, però noi calciatori non potevamo avere un ruolo attivo in quel contesto. Per forza di cose eravamo talmente concentrati sulla nostra carriera professionale che non potevamo concederci molte distrazioni”.

Una volta appese le classiche scarpette al chiodo, decise di fermarsi a vivere a Terni. Quali furono le motivazioni di tale scelta?

“Come ho già detto, avevo mia sorella che viveva a Terni. Inoltre qui avevo conosciuto la mia seconda moglie e così la scelta fu abbastanza facile”. 

Poi nella stagione 1985-’86 ebbe l’onore, e l’onere, di sedersi sulla panca della Ternana, subentrando a Mister Mari nelle ultime tre partite, per cercare di portare la squadra ad evitare la retrocessione in C2, che però non riuscì. Che tipo di esperienza fu quella?

“Assolutamente traumatica! Mi resi conto in quel frangente che non avrei potuto avere una carriera da allenatore. Potevo fare il collaboratore, questo si, ma non il titolare della panchina, perché lo stress che subisci nel ruolo di allenatore sicuramente non fa per me!”.

Un’ultima domanda: lei oggi svolge un ruolo che le fa sicuramente onore, allenando una formazione all’interno del Carcere di Terni. Ce ne vuole parlare brevemente?

“Ho iniziato questa esperienza quasi casualmente, visto che avevo un amico con un fratello carcerato, il quale mi chiese di far qualcosa di utile per i carcerati. Proposi questa mia idea all’allora presidente provinciale del Coni, l’Avv. Carignani, e così cominciammo questa esperienza nel 2002. Per chi vive la realtà del carcere, quell’ora e mezza di svago con il calcio è l’unica possibilità di distrarsi dalla realtà. A me gratifica veramente tantissimo”.

La carriera di Masiello in rossoverde:

1973-74(Serie B): Presenze in campionato: 33,Goal realizzati:1. Presenze in Coppa Italia: 4, Goal realizzati: 0. 

1974-75(Serie A): Presenze in campionato: 21,Goal realizzati:1. Presenze in Coppa Italia: 3, Goal realizzati: 0. 

1975-76(Serie B): Presenze in campionato: 18,Goal realizzati:0. Presenze in Coppa Italia: 4, Goal realizzati: 0. 

1976-77(Serie B): Presenze in campionato: 33,Goal realizzati:0. Presenze in Coppa Italia: 4, Goal realizzati: 0. 

La carriera di Giovanni Masiello:       

1966-68: Lazio                      

1968-69: Chieti

1969-72: Mantova

1972-73: Torino                     

1973-’77: Ternana   

1967: Nazionale Under 21

1967: Nazionale Giovanile ai Giochi del Mediterraneo in Tunisia

                                                                        Marco Barcarotti

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