Tiziano Ascagni, lontano da Terni divenne mister promozione
“Sarebbe bastata un po’ più di fiducia nei miei confronti”
Se c’è un decennio che può essere considerato come il più ricco di soddisfazioni per i tifosi della Ternana, credo sia senza ombra di dubbio quello degli anni ’70. Infatti in quei dieci anni la Ternana ha partecipato sempre al campionato di serie B, con due “escursioni” in serie A.
Effettivamente in quegli anni hanno vestito la maglia (o la tuta) rossoverde, giocatori e tecnici che hanno fatto la storia della nostra amata squadra. Per tale motivo abbiamo incontrato un giocatore che vestì la casacca rossoverde per un solo anno, ma che è rimasto nel cuore di molti appassionati delle Fere. E questo per la sua proverbiale simpatia ed estrosità, sia in campo che fuori. Il suo nome è Tiziano Ascagni.
Ascagni nasce a Voghera (PV) l’8-06-1954 e cresce calcisticamente nelle giovanili della Vogherese, e successivamente arriva in quelle della Juventus, esordendo in prima squadra in occasione di una partita di Coppa Italia. Dopodiché inizia il suo girovagare in diverse società ed arriva in casacca rossoverde nell’estate del 1978. Sulla panchina della Ternana sedeva Mister Ulivieri ed il campionato di appartenenza era quello di serie B, e quello fu sicuramente un anno da considerarsi positivamente per i risultati raggiunti.
Ma al termine della stagione, per non smentire la sua nomina di “girovago del calcio”, lascia la maglia rossoverde per approdare a quella del Varese in serie C. Successivamente la sua carriera continuerà all’insegna del cambiamento continuo di esperienze, fino all’età di 35 anni, quando appiccherà definitivamente le scarpe al classico chiodo, passando “dall’altra parte della barricata”, nel ruolo cioè di allenatore.
Oggi Ascagni vive a Cremona ed è ancora nel mondo del calcio facendo, da tre anni, il selezionatore per conto della Cremonese, mentre in passato svolgeva lo stesso ruolo nella società dell’Atalanta.
1) Signor Ascagni, cominciamo da molto lontano. Come nasce il suo amore da bambino per un pallone?
In quei tempi, e parlo degli anni ’60, per noi bambini spesso esisteva solo il divertimento di un pallone. Si giocava dovunque fosse possibile farlo: per strada, negli oratori o nei campetti di periferia. Ovunque ci fosse uno spazio per tirare calci ad un pallone iniziava la sfida, magari in 6 o in 10. Tutto il rione a giocare con quel pallone, spesso fino a sera inoltrata, e così facendo il talento cresceva. Tanto è vero questo discorso che nel mio gruppo di amici facemmo un provino con la Vogherese in dieci, ed in dieci fummo tesserati!
2) Per quale squadra tifava da bambino?
Tifavo e tifo per il Torino, ma questa è una lunga storia…
3) Chi era della sua famiglia ad accompagnarla nei campi di periferia, sua madre o suo padre? Oppure era autosufficiente?
Come detto, ci si muoveva da soli, ed anzi qualche volta ci scappava anche qualche scappellotto da parte di mia madre quando tornavo a casa con qualche indumento sporco, le scarpe imbrattate o con qualche livido in più. Solo con il passaggio alla Vogherese le trasferte cominciarono ad essere realizzate con il pulmann, mentre per le partite casalinghe rigorosamente a piedi o in bici.
Questo periodo è pieno di aneddoti da poterci scrivere un libro. Gran bei tempi!
4) Dopo diverse esperienze in serie D e C , nell’estate del 1978 arrivò alla Ternana in serie B. Ricorda che clima trovò nell’ambiente rossoverde?
A dire la verità mi sono sentito subito molto impacciato in quell’ambiente. Era il momento della verità e dovevo “fare il campionato” per dimostrare il mio talento. Le esigenze della categoria però mi mettevano a disagio. Sono un tipo introverso e se non riesco ad esprimermi in quello che so fare mi deprimo ancora di più. Però una grossa mano, dandomi continui stimoli, me la diedero i miei compagni, tutti ottimi ragazzi, e soprattutto Sileno Passalacqua, con il quale passavo molto tempo insieme e lui mi spronava a reagire e a farmi capire che dovevo pensare a giocare semplicemente come sapevo fare.
Poi c’era Poerio Mascella che mi invitava spesso a pranzo per non farmi sentire solo. Oppure Roberto Casone che mi parlava nel nostro dialetto, per farmi “sentire a casa”.
Nonostante questo c’era sempre qualcosa…
I tifosi si aspettavano cose migliori da me ed avrei voluto tantissimo accontentarli, e se fossi rimasto, chissà…?
5) E la città che impressione le fece?
Beh, la città è stupenda! Verde in ogni dove, poi il clima quell’ anno mi sembrò clemente , con un centro storico piacevole. Insomma come cittadino è una città da viverci tutta la vita …. E molto attraenti lo sono anche i dintorni. Con il mio amico Paolo Doto se ne parlava spesso, delle colline vicine e delle trattorie dove ci si poteva ristorare divinamente.
6) Quale fu il motivo che le fece scegliere la maglia rossoverde?
Non scelsi io la destinazione visto che c'erano tante squadre che mi volevano, dato che l’anno precedente lo Junior Casale dove militavo fece grandi cose ed i pezzi grossi andarono via tutti. Credo comunque che ci fosse già un intesa tra le due società dato che l’anno successivo in rossoverde arrivò anche un altro amico ed ex compagno di squadra: Claudio Legnani, centrocampista a moto perpetuo…..
7) Conosceva già qualche suo compagno di quella rosa?
Nessuno, però come detto, feci subito amicizia con Sileno Passalacqua e Roberto Casone, e poi via via con tutti gli altri.
8) Allenatore di quella Ternana era Renzo Ulivieri. Che rapporto aveva con lui e con il suo secondo, il ternano Omero Andreani?
Uliveri era un allenatore molto preparato, esigente, tattico, determinato. Io lo definirei un "introfulante", così come doveva essere un allenatore di quei tempi. Oggi forse questa è una caratteristica che si è un po’ persa in un allenatore.
Andreani invece era meno "introfulante", però più incentivante, e per me fu anche un amico. Ovviamente però tutto ciò dipende poi anche dal carattere del giocatore.
9) Nella sua stagione in rossoverde lei realizzò un solo goal , ma in una partita rimasta nella storia della Società per tutto quello che accadde quel giorno (Ternana-Taranto 1-1, il 25-02-1979). Infatti ci fu un’invasione di campo e successiva tentata aggressione dell’arbitro, e conseguente squalifica del campo per quattro giornate. Ricorda quella giornata dal sapore incredibile?
No, sinceramente non ricordo bene. Ricordo solo le successive trasferte per scontare la squalifica, una a Firenze ed una ad Arezzo.
(N.B.: la squalifica fu in realtà per 4 giornate, le altre due, dove Ascagni era però assente, si giocarono in campo neutro, ancora una volta ad Arezzo ed una a Perugia).
10) In quell’unico anno in rossoverde ricorda una partita da incorniciare per la qualità della sua prestazione?
Forse proprio la partita contro l’Udinese (il 03-12-1978, Ternana-Udinese 0-1) dove giocai da tornante, così come volle il Mister, facendo un esperienza “atroce” in termini di fatica, però adempii al lavoro richiesto, anche se….. persi 10 anni della mia vita! (ah!ah!ah!)
11) Nella sua carriera in rossoverde ricorda qualche litigata furiosa nello spogliatoio? Ed eventualmente, per quale motivo?
Assolutamente NO! Era veramente un ambiente sereno, dove le solite botte o gli sfottó erano solo in allenamento.
12) Al termine di quella stagione lei venne ceduto al Varese in C1. Una sua scelta? Considerando che con la Ternana aveva esordito in serie B, ci fu del rimpianto per quello che lasciava?
Grazie della domanda!
No, non fu certo una mia scelta, sarei voluto rimanere per dimostrare ai tifosi ed alla Società, e pure a me stesso, il valore non esternato in quell’anno, ma il D.S. Cardillo come mi aveva preso mi scaricò a Varese!
Fu una delusione molto forte, mi guardai allo specchio e mi chiesi: “cosa vuoi fare, il dilettante vicino casa o il calciatore professionista?” Fu allora che mi buttai a capofitto, con voglia e determinazione, e mi diedero una grossa mano gli allora dirigenti del Varese calcio, in particolare il D.S. Piedimonte, il suo vice Marotta, che all'epoca faceva “apprendistato” proprio a Varese, e poi soprattutto il Mister Fascetti, che un pò con il bastone e un pò con la carota, mi plasmò come un buon giocatore organizzato. Ed un grazie lo devo anche al preparatore atletico Arcelli, il quale fece un lavoro da "supereroe ", e poi a tutti i compagni. Quell’anno a Varese, con comprensione ed entusiasmo, si vinse alla grande il campionato.
13) A distanza di tanti anni i tifosi di allora ancora la ricordano, così come accade per altri suoi ex-compagni, con tanta passione. Che ricordo ha della sua esperienza alla Ternana?
Come dicevo è stata una buona esperienza , però i tifosi della Ternana non hanno visto il “vero” Ascagni! Credo infatti che sarebbe bastata un pò più di fiducia nei miei confronti ed i risultati sarebbero arrivati.
Credo che i dirigenti rossoverdi si siano mangiati le unghie successivamente, considerando che dopo essere andato via da Terni arrivarono per me molte soddisfazioni:
1979/’80: promozione in B con il Varese.
1980/’81: promozione in B con la Cremonese.
1982/’83: promozione in B con la Triestina.
1983/’84: promozione in B con il Parma.
1984/’85: promozione in B con il Brescia
1984/’85: promozione in A con il Brescia.
E questo senza poi raccontare tutti i premi come miglior giocatore dell’anno!
Forse a Terni sarebbe bastato aspettare un attimo…
14) Che rapporto aveva con la tifoseria rossoverde? Aveva degli amici fuori dal campo?
In quei tempi le tifoserie erano grosse sostenitrici della squadra, con un feeling molto intenso che aiutava tantissimo. Sicuramente era meno esasperato di oggi, sia dentro che fuori dallo stadio. Credo che quel tipo di tifo non esista più.
Nel mio anno a Terni frequentavo il bar in via C. Battisti, dove c’erano tutti tifosi "sani" delle Fere, sempre molto simpatici, alcuni scorbutici, ma sempre simpatici.
Però la cadenza ternana cerco spesso di riprodurla perché mi è rimasta in mente.
15) Nella sua carriera molto raramente è rimasto in una società per più di un anno, al punto di sentirsi affibbiato il soprannome di “zingaro del goal”. Quali furono i motivi?
La mia vita era giocare a calcio e se non avessi avuto piena fiducia, partendo titolare, ero già in difficoltà (ogni testa è un piccolo mondo).
Agli inizi mi sarei adagiato a questo stato di cose, poi è stata una questione di mercato, vincevo i campionati e tutti mi volevano. Ed a me bastava scegliere la squadra che potenzialmente avesse potuto vincere il campionato.
Inoltre ti dico che, siccome io non avevo il procuratore, il mio più grosso handicap era di non poter offrire dei buon interessi alla società. Ho sempre visto dopo di me 3 o 4 giocatori arrivati da procuratori con “prendi 4 e vendi 1”!
Questa era la realtà!
16) Nella sua carriera ha subito anche una sospensione per motivi disciplinari quando militava nel Fiorenzuola. Ci racconta come andarono le cose?
Questa storia è veramente “bella”!
Avevo fatto l’ultima stagione a La Spezia da professionista e non avrei voluto più andare a giocare lontano da casa, ed allora il mio amico Erminio Favalli (R.I.P) mi fa contattare il presidente del Fiorenzuola. Accordi veloci, con una clausola: vincere il campionato. Rispondo che si può fare, però con un adeguato premio. Il campionato va benino, ma non come previsto, poi a metà anno mi devo far operare ancora al ginocchio, per la terza volta (a spese mie!).
Però anche quando rientro non riesco a dare il mio contributo, alternando partite di livello ad altre di difficoltà. Quando mancavano due mesi dalla fine la nostra classifica era tale che ormai non avremmo potuto più vincere il campionato, così ricevo una chiamata dal presidente (lo chiamo così ma è eufemismo!) e mi sentii rivolgere questo discorso: “la colpa è la tua, non hai dato il contributo alla squadra, ed ho speso una cifra per salire di categoria. Adesso non ti do il pattuito e ti lascio a casa!”
Bene! Mi metto da parte e penso: “ma sarà vero che è tutta colpa mia?” Mi confido con due o tre giocatori che mi dicono che non era giusto. Avevamo fatto quel che si poteva, ma la squadra che ha vinto era molto più forte. Allora prendo forza e coraggio e telefono al segretario dicendo che stavo compilando una denuncia di mancato pagamento, sia alla Federazione che al mio avvocato. Dopo qualche giorno mi venne dato quello che mi aspettava, e mi dissero di ritornare….ma anche no!
Così finì la mia “avventura” con il Fiorenzuola.
Dopo alcuni anni però ebbi una grande notizia: quel presidente era fallito con la sua ditta!
17) Oggi, molto spesso, quando si parla degli anni ’70 l’appellativo con cui vengono più facilmente etichettati è quello di “anni di piombo”. Cosa sono stati invece per lei?
Anni ’70. Per me furono la mia metamorfosi da “giocatorello” a professionista.
Tanti episodi della vita quotidiana dell’epoca mi passarono vicino, ma ero troppo intento a consolidare la mia aspirazione. Effettivamente sono stato poco attento alle esigenze che c’erano in quel momento nell’Italia "strattonata", e la pesantezza di tutti quegli avvenimenti che l’hanno lacerata.
Insomma, se dovessi ripensarci, ricorderei quasi tutto il periodo calcistico.
18) Era interessato alla politica, così come capitava a tanti giovani allora?
Come ho già detto ,in quegli anni no, ero troppo concentrato nella mia carriera professionale.
19) Quali erano i suoi hobby a quel tempo?
Suonavo la chitarra, avevo imparato a giocare a tennis, però a Terni nel tempo libero, per divertimento, facevo (se si può dire così) il DJ alla radio dell’oratorio vicino casa, negli orari serali, dove mandavo musica dance, pop ed un pò di tutto.
20) Per un calciatore professionista di quei tempi era possibile vivere normalmente le stesse passioni dei propri coetanei?
Si, a quei tempi senz’altro. Noi non eravamo dei divi ed il quotidiano era normale. Anche il miglior giocatore era “uno di noi".
Un pò forse era la vita da calciatore in sé che richiedeva una dieta particolare, un’attenzione molto precisa al recupero dalla fatica, dallo stress mentale. Cose che sono ancora oggi valide per questa vita .
21) Qual è oggi il primo pensiero che le viene in mente quando sente nominare Terni?
Sinceramente, devo ripetermi, ancora oggi c’è il rammarico di non aver fatto "sognare" i tifosi delle Fere, così come da lì in avanti ho fatto in altre piazze.
Ma poi tutto si rischiara nel pensare alla bella città ed ai suoi dintorni, ai sostenitori rossoverdi, all'epoca sempre presenti con passione ed attaccamento alla squadra, agli amici e soprattutto… alle amiche.
Un abbraccio a tutti voi, con la speranza di ritornare prima o poi, magari per qualche iniziativa di “vecchie glorie”.
La carriera di Ascagni in rossoverde:
1978-’79 (Serie B): Presenze in campionato: 19,
Goal realizzati: 1 Presenze in Coppa Italia: 4, Goal realizzati: 0
La carriera di Tiziano Ascagni (da giocatore):
1970-’72: Vogherese (Promozione ) presenze: ???, goal: 20
1972-’73: Juventus (serie A) presenze: 0, goal: 0
1973: Latina (serie D) presenze: 5, goal: 0
1973-’74: Legnano (serie C) presenze: 8, goal: 1
1974-’75: Udinese (serie C) presenze: 13, goal: 2
1975-’76: Carpi (serie D) presenze: 28, goal: 13
1976-’78: Junior Casale (serie C) presenze: 62, goal: 20
1978-’79: Ternana (serie B) presenze: 19, goal: 1
1979-’80: Varese (serie C1) presenze: 32, goal: 10
1980-’81: Cremonese (serie C1) presenze: 29, goal: 5
1981-’83: Triestina (serie C1) presenze: 68, goal: 18
1983-’84: Parma (serie C1) presenze: 21, goal: 2
1984-’86: Brescia (serie C1 e B) presenze: 51, goal: 5
1986-’87: Spezia (serie C1) presenze: 29, goal: 4
1987-’88: Fiorenzuola (serie D) presenze: ?, goal: ?
1988-’89: Castelverde (serie 3° Cat.) presenze: ?, goal: ?
(da allenatore):
1988-’92: Castelverde (serie 3° Categoria)
1992-’9?: Cremonese (Giovanili )
Marco Barcarotti
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