Visti dalla curva – Quella sensazione di dover soffrire sempre
C'era un minimo d'apprensione. Un po' per l'ultima uscita del 2014, a Varese, dove la squadra aveva deluso e molto. Un po' per la designazione arbitrale, considerato che Maresca ha più volte fatto inviperire il Liberati. Un po' per la solita serie di indisponibili e la lunga sosta. Fatto sta che questo 2015 cominciava tra voglia di riscatto e timori. Quando la partita, poi, sotto il segno del bulgaro sembrava in discesa, tutto è diventato più roseo: 2-0 e quella relativa tranquillità del doppio vantaggio, quella possibilità concreta che la sfida contro il Crotone diventasse una festa. Però non c'è niente da fare; che il tifoso rossoverde sia "nato pè tribbolà" è un ritornello che di casuale non ha nulla. Ce lo ripetiamo sempre, al bar, allo stadio o davanti la televisione. Il gol dei calabresi e la direzione arbitrale – un crescendo di decisioni a tratti inspiegabili – ci hanno presto fatto tornare a scandire quell'odioso ritornello. La Ternana c'ha messo del suo, perché nell'ultimo quarto d'ora si è vistosamente abbassata e impaurita. L'apprensione della vigilia, dicevamo, la tranquillità sul 2-0 e una sensazione – quella degli ultimi minuti di gioco – che troppo spesso ci troviamo a provare, vale a dire la sofferenza di chiuderci nella nostra trequarti ad allestire un fortino per difendere i tre punti. Quando capita il contrario, cioè dover pareggiare in trasferta all'ultimo respiro, sembra sempre accadere l'opposto: la squadra di casa amministra e tu ti ritrovi, nervosamente, a cercare di creare qualche azione per avvicinarti a quella porta avversaria che sembra un miraggio. Al Crotone invece, toglierci il respiro – come se non bastasse in 11 contro 10 – riusciva benissimo. Alla fine ci portiamo a casa una vittoria fondamentale in ottica salvezza contro una diretta concorrente. Ma quella sensazione non ci lascia mai in pace: che sofferenza.