Acri esonerato. Un altro colpo di scena. Ancora una volta senza spiegazioni
Ci sarebbero stati provvedimenti. E ci sono stati. Via Acri, nell'ultima settimana di mercato. Posto che qualche cosa la Tenana voglia davvero farla in questa fase finale ora sarà ancora più difficile. Ma soprattutto, visto che la linea dell'ormai ex direttore sportivo rossoverde (almeno da noi) era condivisa, ci chiediamo perché?
Parliamoci chiaro: il presidente Longarini è il proprietario della società e può fare quello che vuole. Non è il primo presidente interventista nella storia del calcio e non sarà neanche l'ultimo. Certo gli esempi che ci vengono in mente non sono tutti dei punti di riferimento nei libri di storia (calcistica s'intende!) ma non sono tutti come Zamparini, Spinelli o Preziosi. C'è anche Pozzo per esempio che grazie alla sua lungimiranza e alle sue capacità ha ben tre squadre nella prima divisione dei tre campionati più importanti. E a questi quattro presidenti (che sono soltanto i primi che ci vengono in mente per visibilità e voglia di fare) va riconosciuta la grande passione e la enorme quantità di denaro (e di tempo) che hanno buttato nel calcio. Con dei risultati comunque soddisfacenti nel medio lungo periodo. Sono squadre che seppur con risultati altelenanti stanno vivendo sotto la loro gestione delle stagioni di un certo livello.
Auguriamo che questo accada anche a Longarini. Perché non tutte le decisioni prese dai vari presidenti del calcio italiano sono comprensibili. Alle volte, anzi, sono aspramente criticate. Non solo dai tifosi delle squadre, ma proprio dagli addetti ai lavori. Ci mettono la faccia, ne pagano le eventuali conseguenze, cercano di riparare agli errori. E magari ne commettono ancora.
La grande differenza con Longarini è che spiegano. Spiegano il loro punto di vista. Zamparini ogni cambio di allenatore ha fatto una conferenza stampa, pur senza essere a Palermo: via Skype da casa sua, ultimamente. Vuole essere ascoltato. Spinelli ha comunicato urbi et orbi la sua recente arrabbiatura. A Terni no. A Terni non parla nessuno. Comunicati. Rari. Criptici. Nessun confronto. Conferenze stampa di 15 minuti senza contraddittorio. Di che cosa si ha paura? Delle opinioni altrui? Una società di calcio si può gestire in ogni modo si ritiene opportuno, ma bisongerebbe tenere conto anche della tifoseria. Della gente che va allo stadio. Per spiegare, non per fare referendum e poi decidere: solo per creare empatia. Un'empatia che non c'è mai stata fra la famiglia Longarini e Terni e che se continua così non ci sarà mai.
Acri agli occhi della gente era un buon ds. Aveva costruito una squadra in pochissimo tempo raccogliendo una sfida anche impopolare (soprattutto per lui che aveva finito la precedente esperienza con una retrocessione). Aveva compattato un gruppo, aveva gestito una situazione complicata come l'addio di Toscano, scegliendo il miglior subentrato (numeri alla mano). Ora va via senza spiegazione. E da gran signore se ne va senza polemizzare (come aveva fatto Toscano). All'addio del Cannibale (indotto) era stato detto che ha abbandonato la barca. Ora Acri, che questa barca l'aveva costruita con tutto se stesso, è costretto a scendere. Lascia la squadra a metà classifica. Con la convinzione che con un pizzico di fortuna, tranquillità e serenità in più la squadra poteva davvero sognare in grande.
Longarini è convinto di aver fatto la cosa giusta, altrimenti non l'avrebbe fatta. Noi non abbiamo le stesse convinzioni perché forse non abbiamo gli stessi elementi su cui giudicare. Rimane quindi una scelta incomprensibile. E incompresa. Non per mancanza di buona volontà da parte della piazza. Rinnoviamo l'invito: un confronto. Aperto e sincero. Senza peli sulla lingua. Solo per capire. Per poi magari continuare a non essere d'accordo. O magari sì…