Fere di Sera, Brevi: “Volevamo tutti la Serie A, ecco cosa accadde”

Fere di Sera, Brevi: “Volevamo tutti la Serie A, ecco cosa accadde”

Ezio Brevi, ospite a Tele Galileo nella trasmissione Fere di Sera condotta da Lorenzo Pulcioni, ha parlato del momento della Ternana e non solo: "Non serve fare tanti studi psicologici, spingerei sul fatto che bisogna recuperare in classifica. La Ternana ha un grande potenziale, è una delle squadre più forti del campionato. La Ternana in questo momento è in flessione, mi preoccuperei di recuperare terreno con la giusta rabbia"

Serie C un campionato duro: "E' un campionato tosto, ormai sono passati 22 anni dall'anno che l'abbiamo vinto con Delneri, anche noi avevamo il girone meridionale. E' un campionato impegnativo, anche noi alcune partite non siamo stati brillantissimi, venivamo criticati perchè ci difendevamo troppo, ma la fase difensiva di Delneri mi ha insegnato a fare il calciatore, ma è stata anche una delle nostre forse, non si subiva, c'erano ancora di due punti. Giocare il girone meridionale richiedeva intraprendenza e forza contro piazze importanti. Si deve essere pronti anche a mettere l'elmetto"

Brevi parla anche del suo passato con la Ternana e la Reggina: "Ho un legame particolare con Terni e Reggio. La Ternana mi ha dato l'opportunità di diventare calciatore, Delneri mi ha costruito come calciatore, ho capito che potevo ben fare come calciatore. Quando è arrivata l'occasione di andare in A la Ternana mi ha dato questa possibilità e la ringrazierò per sempre, è stato il coronamento di un sogno, poi giocare nella Reggina significava rappresentare la Calabria, c'erano 24mila abbonati, il primo anno di Serie A, due società che mi hanno dato tantissimo"

Sulle parole di Bandecchi nel dopo gara: "Le prime battute sono legate dalla delusione del risultato, dette con più impeto che fanno più clamore. Quello che si evidenzia è che c'è stima e considerazione per l'allenatore, ripartirei da qui per mantenere la giusta calma e affrontare le prossime partite con il pigio giusto. Gli allenatori sono legati ai risultati, ma non si deve buttare via tutto quello che è stato costruito"

Come è andata la storia con De Canio: "Io ero contento di volermi far conoscere dal punto di vista lavorativo in un'ambiente che mi aveva dato tanto, per me è stato un ritorno a casa, entrare nel settore giovanile è stato sempre gratificante. I ragazzi riescono a darti tanto, è un settore dove mi sono trovato bene. Poi è arrivato il mister, non aveva portato il suo secondo perchè era un ex del Perugia e mi chiese con Pippo Orlando di andare in prima squadra e questo mi ha precluso dal continuare con la Ternana. Da qui è cambiato tutto, sono dell'idea che se uno decide di fare il settore giovanile deve farlo, in prima squadra è una cosa diversa, devi spostarti, io ho fatto una scelta di vita, mi sto godendo la famiglia e i miei tre figli. Dovevo stare nel settore giovanile, poi le cose precipitarono, De Canio fu chiamato a Roma, il presidente mi disse di portare avanti la situazione, per correttezza ho chiamato il mister che non mi rispose al telefono. Il giorno dopo De Canio tornò ad allenare regolarmente e questa mia scelta di accettare la proposta del presidente fu presa come un tradimento e alla fine ci siamo detti tutto in faccia. Io non sono stato bravo a non far conoscere al mister l'ambiente Ternana, lui era preoccupato di tutto e di tutti. La cosa che mi lasciò sorpreso è che il mister mi disse di andare a fare subito il master, ma io gli dissi che non mi interessava, rifare l'allenatore significava ripartire da capo, ma io avrei voluto fare anche altro. Ho giocato 40 anni e ora, pensare di stare chiuso in albergo a pensare a tattica e schemi non me la sento. O fai una scelta precisa o fai altro, e io ho deciso di fare altro"

Brevi torna anche alla stagione 2003/04 e la mancata promozione in A: "Lo dico in maniera chiara e concisa, se ne sono dette tante. Eravamo una Ternana brillante e abbiamo avuto un'involuzione che ha fatto pensare di tutto, anche di vendersi le partite. Noi avevamo grande interessi a salire in A, sia personali che di prestigio. Vincere un campionato da calciatore ci si guadagna sempre. Io quando ho vinto i campionati mi sono sempre fatto dare il grano, ed è una cosa bellissima da capitano. Il direttore sportivo che era Stefano Capozzucca, ci disse che per pagare gli stipendi si doveva vendere Jimenez. Ma non era il problema gli stipendi, guadagnavamo bene e si poteva temporeggiare. Ma sono venuto meno degli equilibri che poi si sono rivisti nel campo, abbiamo perso brillantezza e l'occasione della vita. Davanti ai nostri occhi c'era un'instabilità societaria netta, non c'era nessuno che ci diceva nulla. Io andai dal sindaco perchè dovevamo reclamare sei o sette stipendi e potevamo mettere in mora la Ternana. Chiesi al sindaco se era a conoscenza del futuro della Ternana, lui fece una telefonata e mi disse che la Ternana non sarebbe fallita, allora decidemmo di non mettere in mora la società. Poi abbiamo ripreso tutto, ma abbiamo perso tutti una grande occasione, di prestigio e contrattuale, è andata dispersa una possibilità che era alla nostra portata. Ci sono state una serie di situazioni che hanno dato instabilità nello spogliatoio. Quando vincevi i campionati c'era la società presente, ti sentivi parte integrante di una struttura forte, noi queste informazioni che arrivavano e la poca correttezza della società, ha portato grande confusione. Vincere sul campo si poteva realizzare, ma sentire di aver venduto le partite fa star male, ma fa parte del sistema calcio. Si generalizza tutto, hanno dimostrato che ci sono state irregolarità, ci sono rimasto male perchè per me non fare partita significava non essere onesto con chi assisteva alle partite. Poi ci sono partite in cui nel finale sei accomodante, ma sentirsi dire di essere dei venduti ha fatto male. Era l'occasione della vita, per noi e tutta la città di entrare nella storia. Portare la Ternana in Serie A sarebbe stata qualcosa di unico. Il mio obiettivo era quello di vincere. Quei giocatori che c'erano in quella Ternana alla fine hanno fatto tutti la Serie A, ma nel girone di ritorno quell'anno ci siamo sciolti come neve al sole"

Brevi ha parlato anche di Roberto D'Aversa su ex compagno in rossoverde: "Sono stato tre giorni ospite da lui, è stato gentilissimo con me. Roberto era tutto tranne che poter pensare che diventasse allenatore, il suo soprannome era neurone, perdeva facilmente la brocca. Però anche Nicola, Stellone, tutte figure che sono molto atipiche, non si pensava potessero mai fare gli allenatori, e invece sono persone in gamba che hanno sfruttato l'occasione e si sono dimostrati allenatori di livello. Anche Andrea Tarozzi che è il secondo di D'Aversa"