La strana storia di una Ternana vista oggi allo specchio da un girone fa

La strana storia di una Ternana vista oggi allo specchio da un girone fa

La scaramanzia non è una scienza, eppure controlla buona parte del mondo del calcio, per giocatori, allenatori, presidenti e pure tifosi. Chi di noi non ha mai pensato, dopo una partita vinta, "alla prossima metto la stessa maglietta", oppure "i posti non si cambiano, mi metto dove stavo l'ultima volta"? Noi non vogliamo spingerci così oltre, anzi, in un certo senso potremmo anche sfidare la scaramanzia e la sorte, o magari stiamo soltanto dando una mano al destino e gli stiamo facendo vedere quali binari sarebbe il caso di seguire. Come farebbe una chiromante al luna park, mettiamo le carte in tavola e scopriamole. 

Si è appena conclusa la trentatreesima giornata di questo campionato fatto di luci e ombre per i rossoverdi, e con essa si è conclusa la striscia negativa che ci ha visto incappare in quattro sconfitte consecutive. Le cose non migliorano molto se andiamo a vedere i punti raccolti nelle ultime otto partite, soltanto tre, frutto di altrettanti pareggi. Una discesa verso gli inferi, dicono molti, un segno del destino potremmo dire noi? Mettiamolo di nuovo in chiaro, la scaramanzia non è una scienza, e il calcio non è da meno, ma se solo per un attimo provassimo a dar credito alle imperscrutabili vie del fato? 

Facciamo un salto indietro nel tempo, di esattamente sei mesi, e torniamo al 23 settembre 2014. Siamo al Liberati, affrontiamo il Bologna, veniamo da un buon periodo di forma, eppure gli emiliani riescono a fare un gol, e noi la partita la perdiamo. Va bene, ci può stare, vedrete che a Latina faremo i tre punti, dicevamo tutti. E invece, in terra pontina, di punto ne arrivò solo uno, così come ad Avellino, e poi via quattro scivoloni con Entella (anche se l'abbiamo giocata con molto ritardo, a causa dei noti rinvii), Livorno, Trapani e Carpi. Prendemmo undici gol in quattro partite, ne facemmo solo tre. Arrivati a giocare contro il Cittadella con il morale sotto le scarpe, riuscimmo ad ottenere un punto. Facendo due conti, quindi, tre punti in otto partite, quattordici reti subite a fronte di sole sette realizzate. E poi? Poi ci fu la partita del San Nicola, mai facile e mai scontata, ma riuscimmo a vincere, tornarono i tre punti, poi ne arrivò uno con lo Spezia e un altro nel tanto atteso derby a Perugia. E ancora tre contro il Catania e altri tre a Frosinone, in quella che sulla carta, classifica alla mano, sembrava una partita proibitiva. Arrivarono undici punti in cinque giornate, e incassammo soltanto due gol. Tutti gridavano al miracolo, dopo quei poco rassicuranti risultati arrivati da Bologna a Cittadella. 

Come sembrano lontani quei momenti di gloria, quei cinque risultati utili in altrettante partite, quella speranza che cresceva in ogni tifoso. Adesso è tutto nero, difficile, tutto diverso, veniamo da un periodo davvero troppo duro e arido, non sarà facile risollevarsi. Però, c'è un però: se andiamo a scorrere il calendario e focalizziamo l'attenzione sulle ultime otto giornate appena trascorse, notiamo delle strane somiglianze con il girone di andata. Addirittura, se guardiamo con maggiore attenzione, ci accorgiamo come i numeri tornino: otto partite, tre punti, tre pareggi, nessuna vittoria. Venendo, allo stesso modo dell'inizio del campionato, da una buona serie di risultati positivi, che ci avevano portato a ridosso dei play-off. E poi, dopo questa moria di punti, questo pareggio col Cittadella, in uno scontro diretto… Un momento, non era andata così anche qualche mese fa? Non era stato un altro, noioso pareggio a concludere la partita contro i granata del veneto, in quel del Liberati? A ben vedere, si, era stato un 1-1 che aveva tanto il sapore di incompiutezza, di "vorrei, ma non posso". Eppure, ricordiamolo ancora, dopo quel pareggio beffardo, arrivarono undici punti, cinque risultati utili consecutivi, e fu proprio il Bari a svegliarci dal torpore. 

Qual è la morale di questo racconto? La morale è crederci. Crederci davvero e insieme, squadra e tifosi. Perchè se la risalita è andata bene una volta, non c'è nessuna legge, divina o umana, che vieti che vada nel verso giusto anche la seconda, o la terza, o l'ennesima. Perchè se è vero che la scaramanzia non è una scienza, che la palla è rotonda, che se qualcosa può andare storto ci andrà, è lo stesso vero che un po' di fiducia non può farci che bene. Poi, visto mai che il destino, non sapendo bene dove mettere i piedi, leggendo questa storia non decida di ripeterla?