Di abili e arruolati per la partita-salvezza contro l’Ascoli ci sono tre difensori. Boloca, Dalle Mura e Lucchesi. Tre ce ne sono e tre saranno utilizzati. Ma la Ternana non ne ha più a disposizione. Purtroppo in questo periodo la difesa è stata bersagliata da infortuni: tutti (tranne quello di Sorensen) praticamente traumatici.

Il primo pugno in faccia è stata la rottura del tendine per Filippo Sgarbi, poi è stato il turno delle costole di Iannarilli, poi il polpaccio di Sorensen (che potrebbe recuperare in extremis), per arrivare all’adduttore di Capuano che si è allungato troppo in un contrasto di gioco a Brescia. Senza contare che N’Guessan non è mai stato a disposizione, dopo la recidiva, e che la Ternana conta di recuperare almeno per le ultime due di campionato. Di fatto, dell’intero pacchetto arretrato, oltre ai tre già citati c’è soltanto Zoia, terzino sinistro di spinta.

E’ ovvio che in questa situazione c’è da stringere i denti e soprattutto pensare anche a soluzioni alternative. Dato per scontato che la difesa a 3 non sarà cambiata da Breda, visto che su questo ha costruito (ereditandola da Lucarelli) la base dell’impalcatura rossoverde. Quindi bisognerà capire, tra i giocatori a disposizione, chi potrebbe in caso di emergenza coprire i ruoli della difesa.

Fatte le debite proporzioni, la situazione è simile a quella che ha vissuto il Milan durante l’inverno. Le tante defezioni in difesa avevano portato Pioli a sperimentare soluzioni estreme, che peraltro hanno funzionato. Theo Hernandez è stato trasformato, con successo, in difensore centrale.

La stessa cosa dovrà – almeno ipotizzare – l’allenatore della Ternana. E’ evidente che i maggiori indiziati a poter essere sacrificati, nonostante caratteristiche diverse, siano Zoia, Casasola e Carboni. Ma magari anche Faticanti, Labojko e Marginean che fra i centrocampisti sono quelli con le caratteristiche più difensive. 

Casasola, all’inizio della sua carriera in Italia (ma in realtà anche in Nazionale giovanile argentina) è stato schierato spesso come difensore centrale, salvo poi diventare un terzino di grande spinta e fisicità e costruendo una carriera proprio grazie a queste doti. Ma di sicuro sa come si fa. Anche Zoia, a guardare il suo curriculum, ha giocato diverse volte come difensore centrale. Pur essendo mancino (come Lucchesi e Dalle Mura) avrebbe le skill giuste per interpretare bene il ruolo. Carboni invece in quella posizione non ha mai giocato, ma la sua fisicità straripante potrebbe essere importante se coniugata con un’applicazione in marcatura.

Passando ai centrocampisti: Faticanti è un centrocampista, senza dubbio. Ma nel settore giovanile della Roma una decina di partite come difensore centrale le ha fatte, anche da capitano. Dimostrando duttilità. Chiaramente i compiti sarebbero diversi: non ci sarebbe da legare i reparti ma di guidare la squadra da una prospettiva diversa, ma non troppo dissimile da quella che generalmente ha. Anche Labojko all’inizio della sua carriera quando era nel Rakow, in Polonia, ha giocato qualche partita da difensore centrale. Poi anche lui ha portato il suo raggio d’azione più avanti. Discorso analogo a quello di Carboni per Marginean, che da mediano – in casi di “cambio ruolo” – ha invece giostrato più avanti.

Insomma: difficoltà sì, ma anche la possibilità di rimediare. Di stringere i denti per arrivare a un obiettivo troppo importante per farsi condizionare da qualche metro più avanti o più dietro. Questa squadra ha dimostrato di essere un gruppo coeso, che è riuscito a “sopravvivere” anche a situazioni obiettivamente complicate. 

Saprà farlo anche in questa circostanza.