Ora sì che bisogna parlare: sbattere i pugni sul tavolo

Ora sì che bisogna parlare: sbattere i pugni sul tavolo

Ora, Bandecchi, sì che è arrivato il momento di parlare. Di alzare la voce, di essere arrabbiati. Di dimostrare a tutti che non si può prendere in giro né la Ternana né la sua proprietà. Quello che sta accadendo in questo momento nell’Italia del pallone è ridicolo. Da una parte c’è una società come la Juventus che riesce a comprarsi Cristiano Ronaldo, c’è la Uefa che estromette il Milan dalle coppe Europee perché non è stata convinta dalle chiacchiere della (vecchia) proprietà dall’altra ci sono tre squadre che non riescono ad iscriversi in B, società che provano a truccare i bilanci altre che invece pagano in nero che non pagano come dovrebbero.

Deve alzare la voce lei Bandecchi, perché è nuovo di questo mondo. Perché deve far capire che se il calcio continua così imprenditori seri non ce ne saranno più: ma solo tanti cialtroni che faranno finta di essere dei geni del calcio o della finanza.

Lei Bandecchi ha pagato a caro prezzo la sua inesperienza nel calcio professionistico. L’ha pagata con la retrocessione all’ultimo posto (e sarebbe bastato poco per essere ancora in corsa nonostante tutto, ma questo è un altro discorso). Ma è stato sempre corretto. Lei e chi l’ha preceduta, ovvero la famiglia Longarini: ha sempre rispettato le regole. Non ha fatto mai un passo per cercare di aggirarle o violarle.

Questo non toglie che la retrocessione sul campo sia arrivata lo stesso, ma lei ha giocato correttamente.

Lei non paga in nero i suoi dipendenti.

Lei non mette a bilancio plusvalenze gonfiate per far tornarei conti: anzi per rispettare uomini e regole ha ceduto Montalto e Carretta.

Lei ha pagato tutti gli stipendi: e non lo ha fatto perché poi sapeva che sarebbe stato ripescato. Lo ha fatto perché è giusto pagare le persone, senza cercare di aggirare le regole. Lo ha fatto perché ci si prende un impegno, anche a fronte di chi non riesce a fare bene il proprio lavoro: esattamente come le è successo quest’anno.

Lei non ha fatto un euro di debito. Lei e anche la famiglia Longarini. Non 70 milioni, non ha mai evaso l’IVA. Non ha mai cercato una transazione con l’Agenzia delle Entrate dopo aver di fatto non pagato le tasse. Non ha mai avuto bisogno di 3 milioni di euro da chiedere in giro con una colletta comune a 5 giorni dal termine ultimo delle scadenze.

Lei non ha mai presentato una fidejussione da una banca rumena, non ritenuta valida. E lei non ha utilizzato per le fidejussioni nessun istituto di credito segnalato come non credibile dalla stessa federazione. E non ha mai presentato una PEC in cui sosteneva di aver pagato allegando l’accredito bancario.

Lei, forse, ha sbagliato da un punto di vista sportivo. Si è affidato a uomini sbagliati e ha creato aspettative sbagliate. Ma lei, caro Bandecchi, è un uomo onesto che sta alle regole. Gli altri no. È per questo che si deve arrabbiare, inferocire. Sbattere quei pugni sul tavolo.

Perché questo è un sopruso. È calpestare chi rispetta le regole. Regole note da mesi, se non da anni. A cui solo ora ci si appella. Regole note da tutto l’anno, regole che un’imprenditore dovrebbe conoscere meglio di tutti e invece si cerca sempre il sotterfugio.

Lei e gli imprenditori seri che ancora fanno parte del calcio dovreste fare fronte comune e aggredire queste situazioni. Perché la passione finirà per questo gioco non quando una squadra retrocede: la sconfitta fa parte dello sport, come la vittoria. Ma le regole devono essere uguali per tutti. Altrimenti che si gioca a fare?