Ternana, c’è Pochesci: ritorno al passato
La Ternana ritroverà Sandro Pochesci per la prima volta dopo che il matrimonio tra i due è finito quasi due stagioni fa. L’allenatore romano a distanza di tempo continua a far discutere in città. Un genio per alcuni, un folle per altri. Fatto sta che nella storia della Ternana, Pochesci è e resterà il primo allenatore della proprietà Unicusano. Quando Stefano Bandecchi acquistò la società rossoverde dalla famiglia Longarini decise di portarsi da Fondi anche Sandro Pochesci dandogli la grande chance della vita: allenare in serie B. Mai fino a quel momento l’allenatore romano aveva avuto un’occasione così grande. La sua esperienza sulla panchina della Ternana si è interrotta alla 23esima giornata del campionato di B, dopo un pareggio (2-2) acciuffato all’ultimo minuto in casa della Salernitana. Troppo pochi i 22 punti in 23 partite per una squadra che, a detta di allenatore, ds e proprietà avrebbe potuto battagliare per conquistare un posto nei playoff. Ed è forse stato questo il motivo che ha separato le strade di Bandecchi e Pochesci, più che i risultati e basta.
E così inevitabilmente di Pochesci resta tutto il resto. Perché Pochesci è il resto, che va oltre quello che ha fatto sul campo e dal quale non si può assolutamente dividere. Già perché l’allenatore romano in sei mesi di Ternana è riuscito a diventare un personaggio a livello nazionale. Non per meriti calcistici (nonostante il suo credo di calcio offensivo abbia attratto curiosità) ma per le sue affermazioni: alle volte da guascone, altre da sfrontato, alcune volutamente provocatorie, altre volutamente ironiche. Altre ancora involontariamente imbarazzanti.
È più facile ricordare Pochesci per queste che per i risultati ottenuti sul campo. La prima volta Pochesci affermò, parlando della sua squadra: “Non siamo il Real Madrid ma nemmeno il Don Gnocchi”, la seconda quando all’indomani del ko della Nazionale in casa della Svezia sbottò contro l’allora ct Giampiero Ventura. I video di quest’ultima “sparata” restano tra i più cliccati nel web. Con il suo fare da guascone, da uomo senza peli sulla lingua ha saputo attirare su di sé le simpatie di tantissime persone in giro per lo stivale. Un personaggio dicevamo tanto da finire anche protagonista di una delle tante rubriche di Sky. “Costacurta? Per fortuna c’era Baresi” resta una delle frasi più ad effetto di Pochesci in quella circostanza.
Frasi, parole ma anche idee e sogni. Come “il modulo a farfalla” o il “3-3-1-3” il sistema di gioco proposto dall’allenatore nella sua esperienza in rossoverde e che poi, una volta terminata l’avventura a Terni lo ha convinto a scriverci anche un libro per illustrare le sue idee che continuano ad essere elemento di discussione tra i tifosi delle squadre che ha allenato.
Aveva detto che avrebbe continuato ad allenare in B, ma nessuna squadra di B lo ha cercato. Aveva detto che non sarebbe mai voluto essere un avversario della Ternana e ora i rossoverdi se lo ritroveranno contro, per la prima volta.
Aveva detto, sapendo di esagerare, che la squadra che aveva a disposizione era forte. Che Montalto avrebbe fatto 20 gol, e così è stato. Peccato il resto, non della squadra ma della gestione. Il suo calcio “squilibrato” (nel senso di senza equilibrio) ha regalato alla piazza rossoverde molto divertimento e tanti patemi d’animo. Sofferenze in difesa e grandi entusiasmi in attacco. Il grande dualismo con il presidente Ranucci ha fatto il resto, perché rimane la sensazione che durante la settimana si parlasse più di questo piuttosto che delle partite o dell’allenamento.
Pochesci è il primo simbolo dell’era Unicusano. Nel bene e nel male. Con i suoi eccessi e le sue sparate. Con i suoi entusiasmi e i suoi voli tattici. Lontano anni luce da quello che ora rappresenta la Ternana. È per questo che guardare dietro fa sempre bene: bisogna sempre ricordarsi da dove si è partiti.