Comincia oggi il nostro resoconto sulla stagione rossoverde. Sarà un viaggio lungo 6 puntate per cercare di analizzare tutte le componenti che secondo noi hanno determinato il mancato raggiungimento di tutti gli obiettivi. Lo abbiamo fatto a modo nostro: cercando di essere obiettivi e non offensivi.
Se volete dire la vostra, senza trascendere, potete farlo anche voi inviando il vostro pensiero alla nostra mail: ternananews@gmail.com
Nel frattempo buona lettura
Ora che la Ternana è salva e che non parteciperà neanche ai playoff ci si deve necessariamente interrogare su come sia stato possibile vivere questa annata. Perché siamo ai confini della realtà, perché non è possibile avere l’ambizione di vincere il campionato, costruire una squadra per farlo ed essere (ragionevolmente) al sicuro da ogni tipo di intoppo e poi ritrovarsi salvi soltanto a fine stagione.
Un conto è “fallire” la stagione arrivando secondi o terzi. Un conto è non essere neanche entrati nella griglia playoff ed aver avuto addirittura paura di retrocedere. E’ annoverabile fra i più grandi insuccessi sportivi della storia rossoverde. Di sicuro il più ampio gap fra aspettative e realtà nella storia recente della Ternana.
Il peso del ritardo
In primis le vicende estive. Non è un particolare da sottovalutare. Di tutte le squadre impegnate nella battaglia contro la Lega di B per i mancati ripescaggi se ne è salvata soltanto una. Certo: tutte hanno fatto meglio della Ternana, ma solo l’Entella ha vinto il campionato. Peraltro in circostanze rocambolesche, dopo aver perso la testa della classifica a 180 minuti dalla fine e averla ripresa dopo un suicidio sportivo del Piacenza e un gol (quello del sorpasso) arrivato soltanto all’ultimo minuto utile. Le altre cinque duellanti “estive” non sono riuscite a fare il colpo grosso: le favorite di ogni girone hanno steccato, in fondo. Chi più chi meno, tutte per la stessa ragione.
Forse era “facile” farlo nel girone B e C (presenti solo Catania e Ternana), meno nel girone A (Entella, Novara, Pro Vercelli e Siena: che non vincesse una di queste 4 obiettivamente era difficile!). Ma nessuna di queste ha mancato la qualificazione ai playoff.
La verità è che in estate, al momento di costruzione della rosa, si era tenuto conto anche degli impegni ravvicinati. Si era costruita (sulla carta) una squadra in grado di poter reggere il doppio confronto. Il problema, vero, è che nessuno è riuscito a gestire questo (praticamente doppio) impegno, soprattutto se – come è successo alla Ternana – ci si sono messi in mezzo gli infortuni. Soprattutto concentrati nella stessa zona di campo: la mediana. Questo ha costretto i vari allenatori rossoverdi, ma soprattutto De Canio, ad utilizzare sempre gli stessi giocatori con due conseguenze: la prima è che nessuno ha potuto risposarsi arrivando ad essere poco lucido, la seconda è che non c’è stata proprio la possibilità di cambiare o variare.
Questo ha comportato degli errori di valutazione da parte della preparazione atletica? Sia il ritardo nell’avvio del campionato, le partite ravvicinate unite soprattutto agli infortuni? E’ possibile. La sensazione che abbiamo avuto dagli spalti è che a metà stagione la Ternana fosse senza benzina. Anzi: senza brillantezza. Che gli altri insomma andassero a velocità diversa rispetto alla Ternana: nel recupero del pallone, nella ricerca della seconda palla, nella capacità di essere aggressivi. Ma tenete in considerazione una variabile di non poco conto: se non gira la testa, le gambe non vanno certamente…
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