Ternana: l’analisi di una stagione da dimenticare – 2 puntata

E’ cominciato il nostro resoconto sulla stagione rossoverde. Sarà un viaggio lungo 6 puntate per cercare di analizzare tutte le componenti che secondo noi hanno determinato il mancato raggiungimento di tutti gli obiettivi. Lo abbiamo fatto a modo nostro: cercando di essere obiettivi e non offensivi.

Se volete dire la vostra, senza trascendere, potete farlo anche voi inviando il vostro pensiero alla nostra mail: ternananews@gmail.com. 

Nel frattempo buona lettura

Costruzione della rosa, mercato e “comunicazione” 

Bisogna essere onesti: alzi la mano chi al 31 agosto (anzi a metà settembre quando è arrivato anche Marilungo) pensava che la squadra non fosse competitiva. Alzi la mano chi pensava ci potessero essere problemi, chi aveva individuato in qualche zona di campo un punto debole della rosa a disposizione di De Canio.

Ora alzi la mano invece chi è soddisfatto del rendimento dei giocatori. Chi a inizio maggio la pensa ancora come 8 mesi fa. Immaginiamo un plebiscito, contrariamente alla prima domanda. E questa situazione, a nostro avviso, ha diverse chiavi di lettura.

La prima: a deludere principalmente (forse prioritariamente, se non unicamente) sono stati i giocatori. Giocatori con un curriculum importante, da categoria superiore che non sono riusciti a mettere in campo quello che hanno sempre avuto nella propria carriera – e di questo parleremo anche in seguito.

La seconda: se la squadra si è salvata a fine campionato dobbiamo renderci conto che evidentemente (o provocatoriamente) così forti i giocatori non erano. Non una critica, ma un’analisi. Chi ha scelto questi giocatori non ha avuto un occhio clinico giusto. Non è una questione di qualità tecnica: non si è creata quella chimica necessaria per vincere. E questo è dovuto anche al fatto che dall’inizio dell’anno la direzione sportiva della squadra non è stata mai solida. Il punto di riferimento – finché c’è stato – era De Canio, quindi l’allenatore. Ma non può bastare. Pagni prima, la società in prima persona poi (con Ranucci e Tagliavento), infine nel mercato di riparazione con Leone. Nessuno ha saputo risolvere (o tamponare) il problema. Perché la costruzione di gruppo è un processo che va affrontato giorno dopo giorno: non esistono scorciatoie.

Si è detto che il problema, o uno dei problemi, è stato manifestare sin dall’inizio quali fossero le ambizioni della Ternana. Addirittura De Canio lo ha ammesso pubblicamente, addossandosi tutte le responsabilità. Gli fa onore, senza dubbio. Nel calcio le pressioni possono determinare delle difficoltà. Ma obiettivamente in questo frangente si poteva dire diversamente? O sarebbe stata un’evidente bugia che non avrebbe attecchito neanche per 10 minuti? La verità è che probabilmente chi ha ritenuto di essere troppo forte non è stata la piazza, ma la squadra. Forse questo atteggiamento di presunzione (presumere di essere più forte degli altri, non per forza un’accezione negativa) non ha portato i protagonisti a calarsi subito nella realtà di una categoria nuova. Perché nuova?

Perché la squadra era certamente forte, almeno sulla carta. Pensate che in proporzione le presenze in B, prima di questa stagione, erano il doppio delle presenze in LegaPro. Addirittura c’era più di un giocatore che non aveva mai messo piede in C (o quasi): Diakité, Defendi, Vives e Marilungo. Paradossalmente è successo il contrario di quello che era capitato l’anno precedente: in B c’erano molti giocatori “esordienti” (e questo la Ternana lo ha pagato a caro prezzo), in C ci sono stati molti giocatori che in questa categoria avevano giocato poco. C’erano però molti giocatori che i campionati sapevano come vincerli, avendo fatto parte di squadre che avevano compiuto l’impresa sia in serie C che (soprattutto) in serie B. Insomma sapevano come si doveva fare per vincere un campionato. Ma questo a Terni non è successo: non si è creato il giusto mix, non c’è stato il cambio di mentalità, la capacità di essere vincenti.

Tutti, nessuno escluso, hanno reso ben al di sotto delle proprie potenzialità. Intendiamoci: presi uno per uno nessuno dei giocatori della Ternana è un giocatore da buttare via. Non hanno funzionato insieme. E’ evidente. Nessuno (a parte rarissime eccezioni e a parte qualche giovane) ha reso più dell’anno precedente.

Sinceramente non è neanche una questione di capacità di scelta, ma come dicevamo, nella costruzione complessiva non c’è stata l’accortezza di capire chi potesse essere il capopopolo, di chi potesse guidare il gruppo, dello zoccolo duro. Costruire una squadra vincente da zero non è uno scherzo. E soprattutto è estremamente complicato farlo in una sola estate. E’ difficile, difficilissimo. Vince solo uno. Bisogna trovare giocatori che si immedesimino con allenatore e piazza, che abbiano tutti insieme un unico obiettivo. Questo non è successo: e ci vuole tempo per costruire.

L’intenzione – buona – all’inizio della stagione era costruire una squadra che tecnicamente potesse andare oltre le difficoltà che potevano nascere. Ma sulla carta non si vince nulla.

E la croce non deve essere buttata necessariamente sui direttori sportivi o i dirigenti che hanno costruito la rosa. Ribadiamo quanto detto all’inizio: qualcuno avrebbe mai detto che questa squadra non era all’altezza? Il “tradimento” è arrivato dalle prestazioni.

Neanche Leone, arrivato a stagione in corso, ha avuto la percezione (all’inizio) che questa squadra potesse non essere valida. Ha cercato di accontentare gli allenatori che ha avuto (De Canio prima, Calori – scelto – poi, e alla fine Gallo che però non ha avuto a disposizione il mercato). Ma prima di tutto ha cercato di rivitalizzare la rosa a disposizione, a partire dall’allenatore. Avesse avuto tempo diverso, forse le scelte sarebbero state diverse. Chiaramente non abbiamo la controprova.

Le puntate fin qui pubblicate:

– Il peso del ritardo (1)