Ternana: l’analisi di una stagione da dimenticare – 5 puntata

Sta per finire il nostro resoconto sulla stagione rossoverde. Siamo giunti alle ultime 2 puntate e abbiamo cercato di analizzare tutte le componenti che secondo noi hanno determinato il mancato raggiungimento di tutti gli obiettivi. Lo abbiamo fatto a modo nostro: cercando di essere obiettivi e non offensivi.

Se volete dire la vostra, senza trascendere, potete farlo anche voi inviando il vostro pensiero alla nostra mail: ternananews@gmail.com

Nel frattempo buona lettura

I giocatori

A “tradire” però questa Ternana e i suoi allenatori più che i sistemi di allenamento, i sistemi di gioco, le scelte dalla panchina, le graduatorie e lo scollamento con la piazza sono stati i giocatori. Il rendimento dei giocatori. Che obiettivamente è stato ben al di sotto delle aspettative. Non c’è stato un giocatore che abbia fatto due/tre partite consecutive in maniera importante, non c’è stato nessuno che si sia assunto a leader di questa squadra. E’ successo più spesso che un protagonista abbia steccato la gara successiva piuttosto che la conferma. E’ mancata completamente la continuità di rendimento, che sarebbe dovuta essere alta, visto il curriculum di ognuno.

Andando nello specifico a partire dai portieri. Iannarilli ha alternato partite da paratutto a gare in cui ha combinato la frittata. Tanto da andare in panchina per Gagno che nelle due gare che ha giocato – purtroppo per lui – è incappato in due errori piuttosto gravi. Per non parlare dei difensori: l’unico con una certa garanzia di rendimento è stato Russo, arrivato per ultimo. A turno c’è stato almeno un rigore procurato, un errore gravissimo, una partita più che storta. Complice l’eccessiva confidenza (Diakité più di una volta), l’eccessiva foga (Fazio e Lopez), un ruolo non proprio (Bergamelli), l’inesperienza (Giraudo e Hristov). A centrocampo non c’è stata mai una reale formazione titolare: vuoi per il mercato, vuoi per gli infortuni, vuoi per le convinzioni degli allenatori. Nessuno ha brillato come avremmo voluto. Alti e bassi, luci ed ombre. Per tutti. Defendi jolly è andato a corrente alternata, Vives si è infortunato subito, Callegari non è stato abbastanza maturo per raccoglierne l’eredità, gli infortuni hanno fermato e frenato praticamente tutti: Altobelli, Castiglia, Furlan, Palumbo, Rivas. Nessuno di questi è stato realmente protagonista. Neanche Paghera che arrivava da 6 mesi senza contratto. Solo a tratti, solo in qualche partita, senza potersi ripetere in quella successiva, per un motivo o per un altro. Spesso dovuti impiegare anche fuoriruolo, degli esperimenti fatti anche in campo (vista la mancanza, nella prima parte della stagione di poter fare una settimana completa di allenamento).

Stesso discorso, se non peggio, per gli attaccanti. Marilungo è vero ha fatto 10 gol, ma quasi tutti concentrati nella parte iniziale della stagione, con un lungo periodo di stop nella parte centrale, quando la Ternana soffriva. Tutti aspettavano Vantaggiato, capocannoniere dello scorso anno, ma Vantaggiato non è quasi mai arrivato. Lo stesso dicasi per Nicastro, il terzo tenore, fermo a lungo per infortunio ma raramente decisivo. Hanno giocato a corrente alternata Bifulco (autore di qualche bellissima partita) e Frediani, come Bifulco ma con un infortunio al ginocchio che lo ha frenato nella seconda parte della stagione. Boateng doveva essere l’ultima alternativa e si è trovato a fare il titolare per stimolare i compagni.

Sono i giocatori che fanno la fortuna dell’allenatore. Sempre. L’allenatore può dare un’idea, una filosofia. Ma poi in campo vanno i giocatori. Soprattutto quando ci sono 3 cambi di allenatore, quando si cambiano anche due direttori sportivi. E’ mancato fondamentalmente lo spirito di sacrificio e di gruppo. E attenzione: non vogliamo essere travisati. Non stiamo dicendo che i giocatori non si siano impegnati o che si stavano antipatici e che quindi non si sopportavano. Presi uno per uno non c’è nulla che non vada. Non c’è stato gruppo. Il gruppo che ti fa vincere. Quell’armonia che ti fa superare le difficoltà. Quella consapevolezza che serve nei momenti difficili. Invece questa squadra, forse, non ha avuto neanche veramente paura di retrocedere. Sembrava che dicesse “va bene, ma tanto passa, siamo più forti”.

Basta una corsa in meno, uno scatto in meno, un pallone in meno. Basta una chiusura in meno, un rientro in meno per non essere squadra. Ma non si fa perché tanto dietro c’è qualcuno che ci pensa da solo, non ha bisogno di me. Perché tanto davanti segniamo uguale, siamo forti. Che bisogno c’è di fare una sovrapposizione o un raddoppio: ci riusciamo uguale. E questo è diventato un problema insormontabile. Perché poi fare lo switch non è automatico. E lo switch non c’è stato.

Le puntate fin qui pubblicate:

– Il peso del ritardo (1)

– Costruzione della rosa, mercato e “comunicazione” (2)

– I direttori sportivi (3)

– Gli allenatori (4)