Visti dalla curva – Altro rovescio casalingo, perché queste sbandate?
Meno di dieci giorni fa tornavamo dal Dall’Ara con un punto che ci andava strettissimo e con la consapevolezza d'aver assistito a una delle migliori prestazioni stagionali. Infatti c’eravamo lasciati dicendo che questa Ternana è una grande squadra. Dopo il deludente rovescio casalingo di ieri, verrebbe spontaneo rimangiarsi tutto. Proprio come ha fatto la squadra, che spesso da una settimana all’altra cambia totalmente pelle. Sarebbe sbagliato, però, dire che questa Ternana è una squadretta. Se meno di dieci giorni fa si era comportata da grande squadra, non può essere diventata una squadretta. Di sicuro continua a vincere e a perdere da squadra: questa pare l'unica certezza. Niente non è.
L’analisi di una situazione del genere è delicata: non è affatto semplice, volendo darsi spiegazioni, cavare il ragno dal buco. Perché questi ragazzi hanno un andamento così altalenante? E soprattutto, come mai continuano a fallire miseramente tra le mura amiche? Risposta: quest’anno abbiamo una squadra che sa giocare solo in contropiede, quindi al Liberati si scioglie. Come osservazione non sembrerebbe male, anche perché – non bastassero i numeri a supportare la tesi – probabilmente ci mancano un vero regista e due ali che sappiano essere ficcanti, nonché – in alcuni frangenti – una punta d’area di rigore (ieri, nel primo tempo, un paio di volte la palla è sfilata davanti agli occhi di Di Gennaro senza incontrare nessuno). A supporto della possibile interpretazione, anche l’intermittente e confusionaria manovra casalinga offensiva, che fa indubbiamente preferire la solidità e la compattezza mostrata fuori casa. Tutto qui? Forse no. Resta qualcosa che non torna. Dietro alle sbandate della Ternana pare celarsi anche altro. Non che queste spiegazioni siano sbagliate, ma l’impressione è che non bastino. Come spiegarsi altrimenti le trame di gioco, a volte anche un po’ tambureggianti, offerte a Bologna e in casa contro il Brescia? A dire il vero anche contro il Vicenza, i primi venti minuti, sono stati soddisfacenti. E neanche ieri è stato tutto da buttare. Se la Ternana fosse capace soltanto di chiudersi a catenaccio, non avrebbe certo fatto vedere sprazzi di buon gioco (evidenti anche prendendo in esame soltanto l’ultimo mese). Ridurre la squadra di Tesser a un complesso scarso, senza gioco, senza qualità, buono solo a chiudersi in area e a tentare qualche contropiede, lascerebbe senza risposta diverse cose belle viste in questo campionato. La Ternana ha dimostrato di saper essere anche bella e in grado di giocare. Se spesso se lo dimentica, probabilmente c’è dell’altro. Forse, quando la classifica comincia a farsi interessante, paga la mancanza di personalità. La giovane età. Oppure a volte – come ha spiegato capitan Fazio – entra in campo senza la giusta concentrazione. Anche Tesser aveva spiegato con l’intensità mentale la prova di Bologna.
Le fere viste contro il Latina sono apparse molli fin dai primissimi minuti di gioco, il che aveva lasciato presagire che non sarebbe stata una giornata da ricordare. Qualcosina meglio il secondo tempo. Se poi, nonostante la giornata un po’ così, riesci a costruirti due-tre occasioni da gol nitide e le sbagli, la partita comincia e finisce con una zampata di Alhassan (il Latina non è sembrato niente di speciale, neanche in contropiede). Il raddoppio in 11 contro 10, infine, è servito solo ai tabellini ed è arrivato a suggellare una sconfitta ormai acquisita. La Ternana, per salvare una giornata negativa come quella di ieri, non avrebbe dovuto divorarsi quei gol. Evitando la sconfitta, pur giocando malino, avrebbe evitato anche la metà dei processi che stiamo ascoltando, perché un risultato, si sa, vale più di dieci belle azioni o giocate. E quando non arriva, lascia spazio ad analisi anche troppo dure, dettate dallo sconforto.
Nota a margine: arbitraggio, come di consueto, a tratti irritante. L’unica cosa da fare, adesso, è ripartire con il mirino centrato verso i 50 punti. La strada potrebbe apparire un po’ più lunga di quanto sembrasse sulla via del ritorno da Bologna. Però resta agevole. E ora, per la strana legge di questa stagione, è lecito aspettarsi qualcosa di meglio da Avellino. Chissà? "Mai abbattersi o esaltarsi". E se lo dice Tesser c'è da fidarsi.