D’Alessandro e il ricorso per la penalizzazione: “Non solo Ternana, è una questione di principio”

Stefano D'Alessandro presidente della Ternana Calcio - Foto TernanaNews
Ternana ormai costretta a giocare i playoff ma D’Alessandro prosegue la battaglia per la penalizzazione di due punti
Il ricorso al TAR per la penalizzazione di due punti inflitta alla Ternana non è soltanto una mossa legata alla classifica o a un interesse diretto del club rossoverde che ormai ha perso le speranze di arrivare al primo posto del girone. Per il presidente Stefano D’Alessandro si tratta di una battaglia di principio, che va ben oltre il rettangolo di gioco.
“Se si prende una linea di principio, va portata avanti, non solo quando conviene”, ha affermato con fermezza D’Alessandro, chiarendo che l’iniziativa legale non nasce da un calcolo d’opportunità, ma da una visione più ampia su come debbano essere gestite le regole e le responsabilità nel calcio italiano.
“La penalizzazione che stiamo scontando riguarda la scorsa stagione. Io ho pagato quanto dovevo ancor prima che arrivasse il deferimento. E la proprietà della Ternana è cambiata: il provvedimento è stato notificato il giorno dopo l’acquisto delle quote. Questo non è accettabile. È una battaglia che porterò avanti anche al Consiglio di Stato, se sarà necessario”.
Nel suo ragionamento, D’Alessandro non si ferma al caso Ternana. Punta il dito contro un sistema che appare disallineato e disorganico, soprattutto in un momento storico difficile per l’intero movimento calcistico.

“Quello che è successo nei gironi B e C è emblematico. La Lucchese non gioca più, a noi ci tolgono tre punti, all’Entella due, ma ci sono squadre che rischiano la retrocessione senza certezze fino all’ultimo. È ora che tutti – dai presidenti alle istituzioni che devono giudicare – si siedano attorno a un tavolo. I campionati devono finire, non possono essere trascinati da situazioni irrisolte”.
Il presidente chiude con un auspicio che suona come un invito al cambiamento: “Mi auguro di essere da un’altra parte l’anno prossimo, ma spero davvero che tutto il movimento si svegli. Serve una riforma seria, strutturale, che tenga conto del contesto storico: è complicato per tutti, in ogni settore. Il calcio non può restare indietro”.