E' stato fuori più di due mesi l'esterno campano Antonio Zito (dopo l'infortunio rimediato alla terza giornata di campionato ad Avellino) e, sicuramente, non si aspettava un rientro "accompagnato" dalla sconfitta in terra abruzzese: "La sconfitta immeritata mi ha rovinato la festa. Peccato davvero. In campo si vedeva che stavamo meglio, che avevamo più idee. Insomma, giocavamo meglio del Pescara – continua Zito – e invece siamo usciti dal campo senza nemmeno un punto in tasca".
Dopo molto tempo che si è fuori non è facile ricominciare subito bene, e dopo un primo tempo un pò con il freno a mano tirato ha concluso la gara in crescendo: "Quando si torna da un lungo infortunio è quasi sempre così. Sono stato fuori due mesi e sette giorni, un'eternità. Però una volta in campo mi sono ritrovato quasi subito. Ho cercato di dare il mio contributo anche se, visto il risultato, è servito a niente. Però al di là della mia prestazione credo sia da elogiare quella della squadra. Abbiamo giocato meglio del Pescara, creato più occasioni da rete e avremmo meritato di vincere. Invece ci ritroviamo con un pugno di mosche in mano. Le nostre ciambelle un po' troppo spesso non riescono col buco".
Un'altra gara rovinata nei minuti finali, ma è sicuro che alla lunga se ne verrà fuori: "Credo che la strada da seguire sia comunque quella che abbiamo intrapreso, quando si forniscono prestazioni importanti alla lunga si vince. Certo, dovremo evitare queste piccole sbavature che ci sono costate un sacco di punti. Però sulle qualità, sul carattere, sulla voglia della squadra non ho il minimo dubbio".
Certo è che con un Zito in più Toscano ha sicuramente un'ottima alternativa: "Sono a disposizione, ho una gran voglia di recuperare il tempo perduto ma ovviamente decide il mister. Non posso essere al meglio, questo è evidente, manco da parecchio e sono dovuto restare praticamente immobile per un sacco di giorni. Anche a Pescara si è visto. Ma non per questo mi tiro indietro, ci mancherebbe altro. Se Toscano dovesse chiamarmi, è chiaro che risponderei presente. In questi casi si comincia e si va avanti fin quando le gambe tengono. Poi si fa ricorso al cuore perché senza cuore, senza sacrificio non si va lontano. Io l'ho sempre pensata così e sono convinto che questa sia la ricetta per aiutarsi in campo, per fare gruppo, per giocare da squadra. Al cuore non si può rinunciare e il sottoscritto ce l'ha sempre messo. Figuriamoci se non ce lo metto adesso che siamo in una posizione difficile di classifica. Ce lo metterò io così come ce lo stanno mettendo i miei compagni".
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