Siamo troppo giovani per ricordarci Poerio Mascella da giocatore della Ternana. Ne abbiamo sentito parlare dai nostri genitori, dai colleghi più anziani. E quando arrivò a Terni, nel 2004, nel post Agarini tutti erano contenti perché conoscevano già lo spessore dell’uomo. Non aveva grandi esperienze come direttore sportivo, nonostante avesse lavorato anche in grandi società dopo aver smesso di giocare. Era osservatore principalmente. Ma questo non lo fermò dall’accettare una offerta di lavoro nel momento più complicato della storia recente della Ternana.
Era il momento di transizione fra Agarini e Longarini, era il tempo di Tommaso Fioretti presidente. Era la Ternana di Beretta e Zampagna, che stava lottando per andare in Serie A, che girò prima al girone d’andata e finì fuori dai playoff dopo un girone di ritorno pieno di problemi. E lui in mezzo a quei problemi ha dovuto lavorare. La piazza chiedeva certezze, chiarezza, progettualità. Non sempre Poerio aveva in tasca la risposta, ma ha sempre dispensato serenità, anche quando (magari) non era convinto lui per primo. Si era perfettamente calato nel ruolo: il direttore difende la proprietà e cerca di risolvere problemi. Ha traghettato la Ternana nella stagione successiva, quella dei 5 allenatori, quella di Verdelli che iniziò appena il campionato. Ha dovuto gestire una piazza che sognava la serie A e che all’improvviso non sapeva più neanche chi fosse il proprietario.
Ma è sempre stato, anche dopo quell’esperienza, di una gentilezza disarmante. Lo abbiamo incontrato spesso dopo: ci chiedeva sempre della Ternana, esprimeva la sua opinione, sapeva sempre come in realtà stava andando. Sorrideva sotto quei grandi baffoni, scuoteva i riccioloni, che mano mano nel tempo diventavano sempre più grigi. Ha sempre sorriso: con gli occhi. Ti guardava fisso, sempre. Mai lo sguardo abbassato. Sia se doveva raccontarti una cosa da ridere, sia se invece era arrabbiato. Quando era tanto arrabbiato gli tremava la voce, ma non le mani. Quelle sono rimaste quelle del portiere. Possenti, sembravano due magli. Dalla stretta di mano già capivi che tipo era. Ha sempre avuto un grande cuore, al di là degli errori che magari potevamo avergli addebitato nel corso della sua esperienza rossoverde. Ha sempre avuto, in quel cuore, la Ternana. Ora lo portiamo noi nel nostro, troppo presto a dire il vero.
Un abbraccio alla sua famiglia, sincero, come lui.
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