Incontro con un ex-rossoverde: Roberto Bellinazzi
Gli anni a cavallo dei ’60 e ’70 sono stati anni di straordinari eventi sociali. Basti pensare alle lotte studentesche, a quelle operaie con la conquista dello Statuto dei lavoratori, ai fermenti artistici in ogni ambito, da quello musicale a quelli del teatro, del cinema, della pittura, ecc. Insomma “il ‘68” c’era stato e le sue ripercussioni sarebbero durate ancora a lungo.
A Terni in quegli anni, oltre a vivere questa realtà mondiale appena descritta, si viveva la favola calcistica delle Fere, tornate in serie B dopo venti anni di assenza proprio nel 1968, con la successiva realizzazione del “sogno impossibile” della conquista della serie A al termine del campionato 1971-’72.
Proprio in quegli anni arrivava in maglia rossoverde un giocatore che, pur rimanendo un solo anno, rimarrà nel cuore di tutti i tifosi che hanno vissuto quegli anni di esaltazione collettiva: Roberto Bellinazzi.
Bellinazzi nasce a Caorle (VE) il 21/06/1946 e cresce calcisticamente nel ruolo di attaccante nelle fila del Venezia, dove dopo la gavetta nelle formazioni giovanili della squadra lagunare ed una stagione in serie C con il Rimini, arriva ad esordire in prima squadra in serie B.
Arriva alla Ternana nell’estate del 1969 quando sulla panchina della Ternana sedeva Mister Pinardi, sostituito a metà stagione da Mister Montanari. Al termine di quella stagione farà ritorno al Venezia per proseguire nella sua carriera che lo porterà a vestire maglie di Società importanti di serie B e C, fino alla stagione 1979-’80, quando vestirà la maglia del Sassuolo, dove avrà modo anche di provare l’esperienza della panchina.
Successivamente si ritirerà dal calcio professionistico.
Oggi Bellinazzi vive a Modena, dove i tifosi gialloblù lo amano visceralmente per gli ottimi ricordi delle imprese nelle sue quattro stagioni con la maglia dei canarini.
1) Per un bambino degli anni ’50 , ma anche dopo, spesso il pallone era l’unica valvola di sfogo che si aveva. Accadde questo anche per lei? Come si sviluppò la sua carriera negli anni della gioventù?
I primi calci ad un pallone, come era tipico di quei tempi, li ho cominciati a dare nel cortile della mia casa, tirando il pallone contro il muro, da solo o con i miei amici.
A quell’epoca ovviamente non c’erano certo le scuole calcio di oggi e non potevi giocare se non avevi 14 anni. A quell’età andai a giocare nelle giovanili di una piccola società della zona (San Giorgio di Livenza) ed a 15 anni esordii in Seconda Categoria, cosa tra l’altro anche vietata. Dopo due anni lì mi prese il Venezia, dove cominciai la trafila classica: Primavera, De Martino (squadra delle riserve) ed infine prima squadra, anche se non riuscii a fare l’esordio in serie B, proprio in quella stagione dove il Venezia conquistò la serie A. Durante il successivo servizio militare fui dato in prestito al Rimini in serie C per poi fare ritorno al Venezia l’anno successivo.
2) Che tipo di famiglia era la sua? In che maniera l’aiutò nella sua passione per il calcio?
I miei genitori non mi sono potuti stare molto dietro nella mia passione per il calcio dato che io ero l’ultimo di sette figli, e quindi avevano ben altri pensieri nella testa per potersi permettere di seguire la mia attività nel mondo del calcio, però mi hanno aiutato moltissimo i miei fratelli maggiori, tutti appassionati di calcio.
Proprio nella mia prima squadra del San Giorgio di Livenza, l’allenatore era un mio fratello. Fu anche per questo che riuscii ad esordire a quindici anni e giocare, pur non avendo ancora compiuto i sedici anni come prevedeva invece il regolamento.
3) Prima di indossare la maglia della Ternana lei ebbe modo di giocare da avversario al vecchio stadio di Viale Brin, con la maglia del Rimini (Ternana-Rimini 1-1, il 07/05/1967). Che ricordi ha del tifo rossoverde?
Ricordo un tifo molto appassionato, anche perché il pubblico era molto vicino al campo e non smetteva mai di incitare la propria squadra. Per un avversario era veramente dura giocare in quella bolgia.
4) Lei arrivò alla Ternana nell’estate del 1969, proveniente dal Venezia. Quali furono le dinamiche che la portarono a vestire la maglia delle Fere?
Nelle due stagioni precedenti, come detto appunto, avevo giocato nel Venezia, ed al termine del primo anno eravamo retrocessi in serie C dopo un’incredibile spareggio (in due anni quindi il Venezia purtroppo si ritrovò dalla serie A alla C).
Per me quell’anno fu veramente particolare perché al termine della stagione mi sposai e durante il viaggio di nozze mi arrivò una telefonata da parte della società lagunare dove mi si comunicava che ero stato ceduto in prestito alla Ternana.
Così partimmo, io e mia moglie, con la mia Fiat 500, dal Lago di Garda dove eravamo e venimmo direttamente a Terni.
Probabilmente fu una richiesta di Mister Pinardi, anche se personalmente non lo avevo mai conosciuto.
Non essere interpellato dalla propria Società era un classico di quel periodo, dove il giocatore non aveva nessuna possibilità di scegliere della sua carriera professionale, essendo di esclusiva proprietà della Società di appartenenza: quanta differenza con il calcio di oggi!
5) Ricorda quale fu la sua prima impressione che le suscitò la città?
Io che venivo da una città come Venezia ovviamente la prima impressione, da un punto di vista artistico, non mi fece un’impressione eccezionale. Poi vivendoci ebbi modo di conoscere l’ambiente e mi resi conto di quello che era veramente.
La gente di Terni è favolosa! Ho un ricordo di Terni sinceramente bellissimo e mi sarei fermato molto volentieri a vivere nella vostra città soprattutto per il carattere della gente.
Anche il tifo era si appassionato ma non opprimente, come in tante altre realtà.
6) Allenatore di quella Ternana era Mister Pinardi, sostituito poi da Montanari. Che rapporto aveva con entrambi i due mister?
Mister Pinardi era il classico uomo tutto di un pezzo, molto serio e signorile. Era molto preparato professionalmente e non lasciava nulla al caso, preparando quasi maniacalmente la partita che andavamo a giocare. Con lui ho avuto un rapporto molto positivo e costruttivo.
Ad un certo punto della stagione si dimise, dopo la partita persa contro il Piacenza (Ternana-Piacenza 0-1, il 04-01-1970). Nello spogliatoio, al termine dell’incontro, ci diede appuntamento all’allenamento del martedì successivo, invece non lo vedemmo più, senza darci nessuna spiegazione della sua decisione.
Con Mister Montanari, il quale era un preparatore atletico, che sostituì Pinardi, non ebbi un buon rapporto, anzi! Mi escluse subito dalla formazione titolare e sinceramente non ho mai capito il motivo. Solo nelle ultime partite mi fece giocar di nuovo ma ormai il rapporto si era deteriorato.
Anche questo ha determinato l’impossibilità di rimanere in maglia rossoverde anche per la stagione successiva.
7) Il 24/08/1969 anche lei è sceso in campo nella partita di inaugurazione del nuovo stadio Libero Liberati nella partita amichevole contro i brasiliani del Palmeiras (Ternana-Palmeiras 0-2). Che ricordo ha di quella giornata storica per la città di Terni?
Una giornata veramente memorabile, anche perché giocare contro il Palmeiras, pur se in amichevole, non è che capitasse tutti i giorni! All’epoca era una delle squadre più blasonate del mondo, e poi giocare contro i brasiliani è sempre piacevole perché esprimono un bel calcio.
Ricordo lo stadio pieno di tifosi e la loro euforia nel vedere finalmente il sogno realizzato del nuovo impianto sportivo che andava a sostituire quello di Viale Brin. Forse l’unica pecca che aveva era la mancanza di protezione del fossato, dove ricordo che durante un allenamento ci cadde inavvertitamente il mio compagno Paolo Pandrin, procurandosi seri danni fisici.
8) In quella stagione lei realizza 5 reti, compresa la doppietta contro il Como (Ternana-Como 3-1, il 26/10/1969). Quale ricorda con maggiore orgoglio?
Sicuramente gli ultimi due, realizzati nelle ultime due partite di campionato (Pisa-Ternana 1-1, il 07/06/1970 e Ternana-Modena 1-0, il 14/06/1970, in campo neutro a Siena), perché erano quelli con cui speravo di rimanere in maglia rossoverde. Purtroppo poi non fu possibile anche a causa della mia società di appartenenza, il Venezia, che tutti gli anni mi dava in prestito, cercando così di capitalizzare il più possibile con il mio cartellino.
9) Giocò anche due derby contro il Perugia (uno in campionato ed uno in Coppa Italia) che, come ben sa, sono sempre molto sentiti dalle due tifoserie. Quanto riuscivano i tifosi a far sentire a voi giocatori l’importanza di quelle partite?
Nella mia carriera non ne ho giocati molti di derby però ho avuto la fortuna appunto di poter giocare quello umbro. Devo dire che l’ambiente lo sentiva tantissimo ed i tifosi cominciavano settimane prima ad incitarti per quella partita. Era così sentita che per l’allenatore forse era l’unica partita in cui non aveva bisogno di caricarti durante la settimana, perché si preparava da sola!
10) Chi erano i leader di quella squadra?
Quella era una squadra ben assortita, composta da giocatori di più esperienza e di giovani, quindi come sempre accade i leader non potevano essere che quelli più anziani e di personalità: Meregalli, Cardillo, Marinai, Castelletti, ecc.
Probabilmente fu questo il momento in cui si cominciò a gettare le basi per poi ottenere i successi degli anni successivi.
11) Che stagione fu quindi quella vissuta in maglia rossoverde ai fini della sua carriera?
Come ripeto, sono stato molto bene a Terni e mi sarei fermato molto volentieri. Le aspettative iniziali sicuramente erano maggiori di quanto poi si sono rivelate durante quella stagione, probabilmente anche un po' per colpa mia. C’è da considerare che in quell’anno la mia vita era cambiata profondamente, sia per il matrimonio che per il nuovo cambio di squadra e questo sicuramente ha influito non poco.
12) Con chi instaurò l’amicizia più importante tra i suoi compagni di squadra?
Sicuramente con Germano e con Rosa. Due compagni di squadra che ci hanno lasciato troppo presto.
Germano era un tipo particolare, viveva un po' per conto proprio, al di fuori della dinamiche dello spogliatoio, mentre Angelino Rosa era un ragazzo d’oro e purtroppo forse la sua carriera è stata inferiore a quello che poteva essere.
13) Chi era, secondo lei, il giocatore rossoverde di quella stagione con le maggiori qualità tecniche?
Oltre a Liguori, il quale aveva un gran fisico e tanta grinta che lo hanno portato poi a raggiungere traguardi importanti nella sua carriera, fermato solo dalla sfortuna, io stravedevo per Benatti, un calciatore completo, dalla tecnica eccellente, sicuramente sopra la media di giocatori anche di categoria superiore.
Ma quella comunque era una squadra che aveva molti giocatori di qualità, magari alcuni alla fine della propria carriera ed altri che rappresentavano delle giovani promesse, come Meregalli, Nicolini, Cardillo, ecc.
14) Al termine di quel campionato lei fa ritorno al Venezia. Quali furono i motivi?
Come ho già detto io ero di proprietà del Venezia, il cui Presidente ogni anno mi dava in prestito a qualche società per poi richiamarmi l’anno successivo, per poi darmi di nuovo in prestito. E’ questo il motivo per cui ho cambiato molte società nella mia carriera, fino a quando, dopo essere arrivato al Modena, mi ribellai a questa situazione e “costrinsi” il Venezia a cedermi definitivamente alla società emiliana, dove poi rimasi per ben quattro stagioni.
15) Qualche anno dopo tornerà a calcare da avversario il manto erboso del Liberati con la maglia del Modena (Ternana-Modena: 2-0 il 26/10/1975; 1-0 il 01/05/1977; 2-0 il 05/03/1978). Quale fu l’accoglienza che le riservarono in queste occasioni i suoi vecchi tifosi?
Non ci fu nessuna accoglienza particolare, probabilmente perché non lasciai in quell’unica stagione un gran ricordo tra i tifosi rossoverdi. Forse se fossi rimasto, come avrei voluto, avrei lasciato un ricordo migliore ma così non fu purtroppo.
Sicuramente però non ci furono fischi o contestazioni nei miei confronti e questo mi fece piacere, cosa che invece mi capitò in quel di Rimini quando anche lì tornai da ex con la maglia dei canarini. E pensare che quando giocavo con la squadra romagnola scesi in campo anche con un piede rotto!!!
16) Da avversario realizzò una rete in una partita dal risultato rocambolesco, (Modena-Ternana 2-4, il 14/03/1976), vinta dalla Ternana dopo il momentaneo doppio vantaggio gialloblù. Ricorda quella giornata?
Si, lo ricordo molto bene. Mi arrivò un cross da sinistra e colpii al volo di sinistro e la palla si infilò in rete. Un goal abbastanza anomalo per le mie caratteristiche, visto che normalmente calciavo molto bene di esterno destro ed invece in quella occasione feci un bel goal di sinistro che non era certo il mio piede preferito.
Di quel giorno ricordo anche una buona rappresentanza di tifosi rossoverdi sugli spalti.
17) Al termine della sua carriera ha provato l’esperienza da allenatore. Come mai poi ha deciso di non continuare su quella strada, come tanti suoi colleghi?
Accadde nel Sassuolo, dove terminai la mia carriera di calciatore e fu un’esperienza particolare quella dato che ebbi il doppio ruolo di giocatore-allenatore.
Sinceramente non avevo intenzione di rimanere nel mondo del calcio facendo l’allenatore e siccome cominciai a lavorare, decisi di lasciare il mondo del calcio professionistico, continuai comunque a farlo per molti anni nel calcio dilettantistico.
Un mondo che in quegli anni non ti faceva certo diventare ricco se la tua carriera si era sviluppata tra serie C e B, quindi la scelta per me è stata abbastanza semplice.
18) In quegli anni, come ho detto in fase di presentazione, la società italiana era attraversata da fenomeni sociali che avremmo poi letto nei libri di storia. Quanto vivevate voi calciatori quel clima?
Praticamente per niente o quasi. Non era possibile perché il mondo del calcio era un ambiente molto chiuso e non ti veniva permesso di “distrarti” con qualcosa che non aveva a che fare con il calcio stesso. Eri molto controllato e dovevi avere la mente sempre sgombra da pensieri extra-calcistici. Chi lo faceva veniva considerato un ribelle e difficilmente riusciva poi ad emergere.
19) Nella sua carriera, da chi ha imparato di più?
Sicuramente il mio primo allenatore nel Venezia, Mister Armando Segato, il quale mi aiutò moltissimo a crescere e mi diede l’impronta precisa di quello che dovevo essere in campo e che poi sono stato. Io ero nato come mezzala e fu lui con i suoi consigli a farmi diventare un attaccante.
20) Secondo lei, almeno ai suoi tempi, cos’era l’aspetto più bello del calcio? E quali le differenze con oggi?
Sicuramente la passione! Ai miei tempi si giocava soprattutto perché c’era quella, altrimenti non si arrivava a certi livelli. Poi ovviamente a quel punto subentravano anche altre componenti, ma all’inizio tanta, tanta passione per il gioco più bello del mondo! Oggi invece i bambini partono già con l’idea della fama e dei soldi, per non parlare poi dei loro genitori!
Mio padre invece, e questo la dice lunga sulle differenze, non ha mai saputo quanto prendevo giocando a calcio.
Anche per questo il calcio di oggi continua a piacermi sotto l’aspetto tecnico ma non certo per tutto quello che ci gira intorno.
La carriera di Bellinazzi in rossoverde:
1969-’70(Serie B):Presenze in campionato:25,Goal realizzati:5 Presenze in Coppa Italia: 3, Goal realizzati: 0
La carriera di Roberto Bellinazzi:
1963-’65: Venezia (giovanili)
1965-’66: Venezia (serie B) Presenze: 0 Goal: 0
1966-’67: Rimini (serie C) Presenze: 34 Goal: 1
1967-’69: Venezia (serie B-C) Presenze: 65 Goal: 15
1969-’70: Ternana (serie B) Presenze: 25 Goal: 5
1970-’72: Venezia (serie C) Presenze: 72 Goal: 29
1972-’73: Como (serie B) Presenze: 32 Goal: 9
1973-Ott.’74: Venezia (serie C) Presenze: 42 Goal: 14
1974-’78: Modena (serie C-B) Presenze: 133 Goal: 44
1978: Pistoiese (serie B) Presenze: 3 Goal: 0
1978-’79: Cremonese (serie C1) Presenze: 11 Goal: 3
1979-’80: Sassuolo (Promozione) Presenze: ?? Goal: ??
Marco Barcarotti
(intervista realizzata nell’ Agosto 2020)
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