Lega Pro, riforma delle liste, Ghirelli difende la novità
La riforma delle liste ridotte a 22 elementi per la prossima stagione di Lega Pro sta generando grande malcontento, tra le big del campionato, tra l'Assocalciatori ma anche tra i procuratori.
Alla luce di questo, il presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli ha provato a calmare le acque con un nota nella quale tenta di spiegare il perché della riforma. Di seguito la nota integrale.
Il calcio italiano ha urgente bisogno di riforme. Diffido di chi parla solo di numeri e di tagli di club. La mia esperienza porta alla conclusione di affermare che chi parla di taglio di club, ed in genere si riferisce alla Serie C, in realtà bleffa o fa polemica per creare problemi artificiosi. Occorre partire dai contenuti ed occorre avere la credibilità che si acquisisce solo incidendo con le riforme nella propria lega. Qualche anno fa la Serie C si autoriformò passando da 90 a 60 club, ma il risultato non fu quello di risolvere i problemi; oggi, lavoriamo per far diventare la Serie C il luogo privilegiato della formazione dei giovani calciatori, in particolare italiani. Qualche giorno fa l’assemblea di Lega Pro a larghissima maggioranza è andata in questa direzione: favorire la crescita dei giovani calciatori, specialmente del proprio settore giovanile e incentivare una politica di contenimento dei costi.
I giovani calciatori possono entrare nella rosa senza limitazioni; se i giovani di serie dovessero sottoscrivere nel corso della stagione il primo contratto da professionista, anche per evitare le incursioni dei club delle serie superiori, sarà consentito l’utilizzo in deroga al numero previsto per la rosa dei professionisti. E’ stata prevista la possibilità di inserire come 23esimo in lista un calciatore professionista nato successivamente al 1 gennaio 2001 proprio per valorizzare la crescita qualitativa dei giovani atleti. Si potrà sostituire in qualsiasi momento un portiere nella lista con altro portiere e sarà consentita una sostituzione in lista di un calciatore al di fuori dei periodi di mercato. Quindi crescita qualitativa dei giovani, salvaguardia delle rose, aggiungendo la deroga per i club che hanno contratti pluriennali. Questa è la scelta di una lega che vuol passare ad una riforma di sostanza ed indica un percorso senza penalizzare lo status quo. In definitiva il numero dei calciatori a disposizione per ogni club è certamente elevato: non bisogna mai dimenticare che calciatori sono quelli che hanno esperienza ed anni di attività alle spalle, ma altrettanto lo sono i giovani calciatori in formazione. Se vogliamo formare i giovani talenti e nel contempo “patrimonializzare” i club questa è la strada in linea con la mission della Lega Pro.
In relazione al minutaggio si è proposta la scelta tra 270 o 271 minuti come soglia per avere accesso alla contribuzione? L’assemblea votando democraticamente ha scelto la soglia dei 271 minuti, con ciò dando un forte segnale. La via scelta dai club è quella di incoraggiare l’utilizzo dei giovani in campo passando da tre calciatori giovani a quattro per ricevere gli incentivi economici e lo si fa indicando un percorso di gradualità.
Seconda direttrice uscita dal voto democratico dei club in assemblea: contenere i costi. Il dopo Covid-19 ci consegna uno scenario economico-finanziario incerto, anzi molto a rischio. Da febbraio-marzo i club hanno avuto incassi da botteghino pari a zero e per lo scenario di settembre i segnali non sono positivi. In questi mesi i nostri club hanno sofferto, pur avendo conquistato la Cassa Integrazione (voglio dimenticare le assurde resistenze in merito), alcune riduzioni dei costi e strumenti di incentivazione.
Ma a supporto delle scelte assunte dall’Assemblea di Lega di seguito riporto i dati concreti che ci hanno spinto a proporre una riforma di un sistema “spendaccione” che non portava ad un miglioramento tecnico e/o dello spettacolo in campo.
Nel girone d’andata della stagione 2019/2020 le rose dei club erano composte in media di 25,32 calciatori per squadra con contratto professionista oneroso.
L’utilizzo medio è stato del 42,89%, ovvero 8,15 partite da 90 minuti su 19 totali, ovvero 733,40 minuti su 1710 totali.
Una media di 3,57 calciatori per squadra è stata utilizzata per meno del 5% delle gare, ovvero 0,95 partite da 90 minuti, ovvero 85,50 minuti.
La rosa media dei calciatori professionisti con contratto oneroso rivista sarebbe quindi di 21,75.
Gli emolumenti medi per ogni calciatore professionista sono di circa 55.000 euro lordi annui.
Una lista con un massimo di 22 calciatori professionisti, lasciando liberi i giovani di serie, nella scorsa stagione avrebbe comportato un risparmio medio per club di 182.600 euro (55.000*3,32) ed un risparmio di sistema di circa 11 milioni di euro (182.600*60).
GIRONE ANDATA STAGIONE 2019/2020
Calciatori Professionisti per Squadra 25,32
Calciatori Professionisti usati per meno del 5% delle gare 3,57
Rosa Rivista 25,32-3,57=21,75
Emolumento medio Calciatori Professionisti 55.000 € lordi
STAGIONE 2019/2020
Rosa di 22 calciatori professionisti
Professionisti in meno a carico 25,32-22=3,32
Risparmio per squadra 3,32*55.000€ = 182.600€
Risparmio di sistema 182.600€ * 60 = 10.956.000 €
COSTO DEL LAVORO
Il Report Calcio 2019 mostra come, per la stagione 2017/2018, il costo del lavoro per tesserato abbia avuto un’incidenza pari all’83% sul valore della produzione per i Club di Serie C.
Ecco, da questi dati si può capire chi mette la propria faccia e si assume una responsabilità di riformare un sistema non sostenibile. Noi non possiamo chiedere al Governo che ci venga concesso il credito d’imposta e poi nel contempo “buttiamo” risorse finanziarie. Non possiamo dire di voler essere il campionato dei giovani calciatori e poi neppure li consideriamo quando calcoliamo il numero totale dei calciatori dei club. Noi siamo quelli che più di tutti abbiamo bisogno delle riforme e di ragionare a sistema nel calcio italiano. Per essere credibili occorre che ciascuno di noi, nella lega di competenza, riformi e sia coerente con la propria mission. Io non voglio fare polemica con nessuno, non alzo i toni, anche perché so di essere nella ragione e quindi non ho necessità di urlare.