Nella lunga conferenza stampa che Simone Longarini ha voluto tenere questa mattina al Garden, per parlare di alcuni punti fondamentali delle vicende occorse alla Ternana in questi ultimi mesi, si è affrontato anche il licenziamento dell'ex direttore sportivo Vittorio Cozzella.
L'amministratore unico di via Aleardi ha spiegato con estrema chiarezza le sue ragioni, senza usare mezzi termini: "io l'avevo confermato qui il 3 luglio. Io i contratti li rispetto ma ho dovuto verificare delle situazioni che non dovevano perpetrarsi nel tempo. Si è data un'opportunità a tutti ma nessuno deve prendere per il culo: Cozzella doveva lavorare ed è stato il primo degli anarchici. Prima forse era abituato a fare altro, io lo pagavo per fare il ds. Ho chiesto delle relazioni scritte al mio ingresso in Terrnana Calcio, come mio solito: quella dello staff medico deve ancora arrivare. Cozzella è stato sollecitato, ha scritto tante cose poi è iniziato il mercato con grande ritardo. Quando sbaglio ci metto la faccia". Longarini parla anche del mercato estivo: "Qualcuno pensava che accumulando ritardo e mettendomi alle strette mi avrebbe fatto capitolare e accettare certe situazioni e soluzioni sul mercato, ma in Ternana Calcio non funziona così. La società è stata tutt'altro che immobile: l'unico aspetto evidente ai vostri occhi è giustamente quello del mercato. Ma viste le 17 operazioni in pochi giorni, direi che il problema era chi non sapeva fare il proprio lavoro. Si lavora come ha fatto Acri. Questa qualità media, l'assortimento della squadra non si vedevano da anni a Terni. Io poi ho premuto sull'aspetto mentale perché non sopporto chi è molle. Ho licenziato chi non faceva il bene della società. Poi il giorno dopo abbiamo chiuso due operazioni a condizioni più vantaggiose di quelle presentate come le migliori. Perché è successo questo? I miei legali mi hanno consigliato di fermarmi qui. Cozzella cercava vantaggi personali con le operazioni di mercato? Ancora non lo so. Certo è che bisognava prendere dei giocatori a luglio, accontentarsi o non avere voglia di lavorare per bene non l'ho potuto tollerare. Era una specie di ricatto: o questo o niente. E non va bene".
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